L’importanza dell’Università Dante Alighieri

L'editoriale di Edoardo Lamberti Castronuovo sull’Università Dante Alighieri

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Perché la città di Reggio possa in qualche modo risorgere o comunque consolidare quelle che sono le basi, soprattutto culturali, sulle quali fonda, bisogna tenere nel debito conto quelli che sono i baluardi di essa.
Abbiamo sempre difeso a spada tratta l’Università per Stranieri “Dante Alighieri” ma alle parole devono seguire i fatti. Quello che è accaduto ieri, in maniera del tutto ripetitiva, per ogni sessione di laurea, è l’emblema di ciò che l’Università per Stranieri può rappresentare per una città come Reggio.
Innanzitutto c’è da dire che l’Università per Stranieri è l’unica del Mezzogiorno d’Italia e attira, e attirerebbe ancora di più, nazionalità e tantissimi giovani provenienti da tutte le parti del mondo, che possono imparare la lingua italiana e soprattutto conseguire un titolo di studio che li possa fare operare in Italia, Paese che tutto sommato, rappresenta una chimera per tantissimi.

Ora, Reggio Calabria ha una posizione geografica che è del tutto invidiabile, soprattutto perché ha un clima temperato, mite; è una città che potrebbe essere ancora più accogliente di quello che è; è una città che è al centro del Mediterraneo, nei fatti, non soltanto geograficamente.

Altra cosa, se avesse un aeroporto funzionante, una stazione ferroviaria ben organizzata, sarebbe ancora meglio, così come ogni altra tipologia di locomozione che consenta di arrivare alla città di Reggio nel più breve tempo possibile.
La posizione geografica di Reggio non è difficile da comprendere, utile e comoda, per chiunque e da qualunque parte del mondo, voglia raggiungerla, naturalmente se ci fossero i servizi adeguati.

Quello che vogliamo dire, con i fatti e le immagini e non con le parole, è che ogni sessione di laurea presenta giovani che, assieme agli italiani, parlano la lingua, la nostra lingua, discutono tesi che nella maggior parte dei casi rappresentano l’emblema identitario, l’essenza culturale della nostra Italia, rappresentano argomenti di interculturalità, ci fanno conoscere quelle che sono le tradizioni di vari Paesi del mondo e soprattutto fanno sì che la città di Reggio venga frequentata da giovani che provengono da ogni dove. Questo, credo che sia un elemento fondamentale perché dietro ogni studente c’è una famiglia, dietro ogni studente c’è la possibilità del passaparola, per cui da uno studente proveniente, per esempio, dall’Etiopia ne arriveranno sicuramente altri. Ricordiamoci quell’assioma secondo il quale, quando si viene a Reggio si piange due volte: la prima volta quando si arriva, perché si pensa di arrivare in un paese del 3º mondo (si fa per dire) ma si piange anche quando si va via, perché si è conosciuto un posto ameno, gradevole, con una popolazione talmente accogliente da non credere.

Studenti dell’Afghanistan, Etiopia, Libia, Siria, Tunisia, Kazakistan, insieme ai loro colleghi italiani. È in occasione delle sedute di laurea dell’università per stranieri Dante Alighieri che oggi Reggio Calabria si è trasformata in catalizzatore culturale e luogo di sintesi, di incontro, di integrazione. Studentesse e studenti provenienti dai tre continenti hanno affrontato la discussione di tesi di laurea su temi che hanno spaziato dalla protezione dei rifugiati, all’imprenditoria femminile, ai fenomeni migratori, alle politiche di innovazione nella PA, dimostrando come lo studio, l’impegno, la costruzione di conoscenze trasversali ma anche la nascita, per ciascuno, durante il percorso universitario, di un nuovo network di rapporti sociali e culturali, rappresentino la via maestra su cui costruire integrazione, ma anche le radici di capitale umano per costruire uno sviluppo sociale e territoriale reale e fondato sulle ricchezze che la multiculturalità della nostra società può apportare alla crescita dell’intera comunità.

Queste le ragioni per cui ogni battaglia per mantenere l’autonomia di questo Ateneo, gioiello reggino, sono legittime. Ed ecco perché Comune, Città Metro, Regione, devono contribuire economicamente, per come stabilito dalle norme vigenti e non tentare strane alienazioni o privatizzazioni che nulla hanno a che vedere con la cultura. Semmai parlano di interessi economici“.
di Edoardo Lamberti Castronuovo

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