Mimmo Lucano condannato anche in appello, ma la sentenza può farlo gioire | DETTAGLI

La Corte d'appello di Reggio Calabria ha emesso la sentenza di secondo grado nei confronti dell'ex sindaco di Riace Mimmo Lucano

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I giudici della Corte d’appello di Reggio Calabria, presieduta da Elisabetta Palumbo, si sono espressi in merito alla sentenza di secondo grado nei confronti dell’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano. Quest’ultimo, difeso dagli avvocati Andrea Daqua e Giuliano Pisapia, è imputato, con altre 17 persone, nel processo Xenia frutto dell’inchiesta della Guardia di Finanza che aveva nel mirino il cosiddetto modello “Riace”.

L’ex sindaco di Riace è stato condannato a un anno e sei mesi, pena sospesa. Si tratta di una condanna nettamente inferiore rispetto ai 13 anni e due mesi comminatigli in primo grado e anche rispetto alla richiesta della Procura. Dalla lettura del dispositivo emerge che la Corte ha assolto Lucano dai reati più gravi. La Corte ha assolto tutti gli altri 17 imputati.

In primo grado Mimmo Lucano era stato condannato ad una pena abnorme e fronte dei reati contestategli: ben 13 anni e 2 mesi di carcere, per associazione per delinquere, truffa, peculato, falso e abuso d’ufficio. Per lui, un anno fa, la Procura generale aveva chiesto l’altrettanto forte condanna a 10 anni e 5 mesi di reclusione.

Oggi Lucano era assente a Reggio Calabria e ha atteso l’esito della camera di consiglio durata circa sei ore proprio a Riace. Secondo gli inquirenti Lucano si sarebbe reso colpevole di illeciti nella gestione dei progetti di accoglienza dei migranti. Secondo i difensori, però, nei confronti di Mimmo Lucano vi è stato “uno stravolgimento dei fatti” e “un uso distorto delle intercettazioni“.

Il caso di Mimmo Lucano

Lucano, avversato da molti ma amato da tanti altri, è salito alla ribalta dell’opinione pubblica dividendo gli italiani tra chi lo ritiene un furbo criminale e chi invece lo vede come un buono, un idealista, che ha agito solo per il bene degli altri e senza mirare ad un tornaconto personale. A prescindere dalle opinioni personali su Mimmo Lucano, però, resta il fatto che la condanna in primo grado e la richiesta della Procure sono smisurate.

Ho speso la mia vita per rincorrere ideali contro le mafie. Ho fatto il sindaco, mi sono schierato dalla parte degli ultimi, dei rifugiati che sono arrivati. Mi sono immaginato di contribuire al riscatto della mia terra, contro le immagini negative. E’ stata un’esperienza indimenticabile, fantastica. Però oggi devo prendere atto che è finito tutto. E’ stata una cosa pesantissima, non so se per i delitti di mafia ci sono questo tipo di sentenze”. Aveva commentato così, Lucano, dopo la sentenza di primo grado che era stata pesantissima e che per la modalità, considerando il reato contestato, era equiparabile a quella di Peppe Scopelliti, quando da presidente della Regione Calabria venne arrestato per meno capi di imputazione e soprattutto meno gravi rispetto a quelli di Lucano.

In merito alla vicenda di Mimmo Lucano due anni fa scrivevano così:

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