“Taormina è il quinto comune dove ho fatto il sindaco. Ho preso Messina che aveva la raccolta differenziata all’8% nel 2018 ed ora è al 60%. I problemi di cinghiali e quant’altro li abbiamo affrontati pure noi”. Queste le parole a Radio Cusano Campus di Cateno De Luca, leader di Sud chiama Nord e sindaco di Taormina. Durante la trasmissione “L’Italia s’è desta”, De Luca ha parlato a fondo della situazione in cui verte la Capitale e della situazione del ponte sullo stretto di Messina.
“Sono stato il primo in Italia a licenziare. Su 23 dirigenti generali me ne sono tenuti a malapena 9”.Così De Luca alla domanda su cosa farebbe se venisse eletto a Roma. “Ho fatto la scelta di percorrere una strada civica fuori dai partiti e ho vinto a Messina contro tutti: centrodestra, centrosinistra e cinque stelle. Ovviamente ho toccato situazioni delicatissime, quasi esplosive, ma sono andato avanti secondo quella che era la mia linea e ho vinto”.
“Io non sono un politico – ha detto il sindaco di Taormina –sono un amministratore e lo voglio sottolineare perché sono due concetti diversi. Chi fa politica può permettersi anche di parlare di sesso degli angeli e di proporre magari idee irrealizzabili; chi fa l’amministratore si misura ogni giorno con i problemi quotidiani della gente e deve dare soluzioni”.
Sulla sua candidatura a Monza, il leader di Sud chiama Nord ha spiegato: “Mio padre è approdato qui nel 1958 al quartiere San Rocco, stava in una baracca di 20 metri quadrati con altri tre colleghi, senza bagni e senza cucine. Quello era il quartiere dove i siciliani arrivavano. Nel 2010 ho aperto uno dei miei 1.200 uffici – ha proseguito De Luca – e ovviamente ho colto questa occasione per sfidare l’avversario in casa, la partitocrazia romano-centrica. Non riferita a Roma ovviamente, ma a quello che è il centralismo asfissiante dei territori e che ovviamente fa male anche a Roma”.
“Il mio leitmotiv è aggiusto i disastri degli altri. Faccio cinque anni il sindaco e passo poi ad un altro comune”, ha dichiarato De Luca.
“Quello che dico sempre è continuare a fare lo statista di frontiera, perché i sindaci veri sono questo. Prendiamo anche gli sputi delle conseguenze degli errori di chi governa sulle nostre teste. Poi ci sono sindaci che stanno chiusi un po’ nei salotti e magari non ricevono il pubblico e magari non si rendono conto, e spesso sono schiavi del loro cerchio magico”, evidenza De Luca.
Duro poi nei confronti del Ministro Salvini riguardo il Ponte sullo Stretto. “Volevo il ponte del corridoio Berlino-Palermo previsto in ambito della strategia europea e cofinanziato dall’Unione Europea”, ha spiegato Cateno De Luca. “Certo non voglio il ponte di Salvini, perché questo unisce due contesti dove da un lato in Sicilia abbiamo ancora la monorotaia dei Borboni, dall’altro lato, in Calabria, non c’è l’altra velocità perché si è fermata ad Eboli tipo Gesù Cristo”.
“Il ponte che Salvini vuole fare – ha continuato il leader di Sud chiama Nord –lo vuole fare anche finanziato con il fondo di gruppo e coesione, cioè prelevando i soldi in tutta Italia che sono destinati per le scuole, per le strade, per la messa in sicurezza. Non ci sto – spiega De Luca – perché questa è solo una strategia elettorale. Salvini è uno che soffre d’ansia da prestazione, la mattina quando si alza ne deve sparare una”.
“È ridicolo e che si creda ancora che una copertura di 20miliardi in 10 anni possa partire con 300milioni- ha continuato – Stai all’acqua e al vento, altro che ponte. Questa è gente che non ha mai viaggiato, non si rende conto che da Trapani a Ragusa in treno ci vogliono 14 ore. È la tratta più lunga d’Italia”.
E in conclusione dell’intervista parole anche per Stefano Bandecchi. “Con Bandecchi abbiamo molte caratteristiche che ci accomunano, è una testa calda come me”, ha concluso Cateno De Luca.