La situazione dei Consorzi della Calabria è, da sempre, materia di difficile comprensione. E non solo per le intricate trame che sottendono queste realtà, ma soprattutto perché, da normali cittadini, non si ha cognizione di causa delle responsabilità che competono a questi Enti. Pertanto ritengo opportuno partire dalla definizione di Consorzio: trattasi di ente pubblico che disciplina un’aggregazione volontaria legalmente riconosciuta che coordina e regola le iniziative comuni per lo svolgimento di determinate attività di impresa, sia da parte di enti privati che da parte di enti pubblici sul territorio di competenza. Questo perché ogni area ha un suo ente consortile di riferimento il quale, secondo la legge italiana, ha il dovere di monitorare i beni immobili (che siano fabbricati o terreni) in modo da rispettare i parametri stabiliti.
Esistono quindi i consorzi, ed esistono poi i consorziati: in questo caso parliamo di tutti i soggetti proprietari che possiedono beni ricadenti nel territorio di appartenenza e che sono tenuti, oltre a rispettare le leggi in materia ambientale e edilizia, anche a contribuire alla spese per l’esercizio delle opere di bonifica e depurazione tramite i contributi. I consorziati quindi, costituiscono un organigramma ed eleggono dei rappresentanti: si va così a costituire un Consiglio di Amministratori che, a sua volta, elegge il Presidente il quale ha potere decisionale (ma sempre con il benestare del consiglio).
La storia del Consorzio di “Valle Crati”
Tra questi, balza agli onori della cronaca il Consorzio Valle Crati, la cui breve descrizione è riportata sul sito ufficiale dell’ente: “viene costituito nel 1974 su iniziativa di alcuni Comuni dell’hinterland della Valle del fiume Crati allo scopo di risolvere con mutua collaborazione vari problemi di carattere ambientale comuni ed in particolare per programmare attuare e gestire un piano complessivo ed integrato di smaltimento dei rifiuti liquidi e solidi urbani”.
E ancora: “l’assemblea dei sindaci del Consorzio ai fini della gestione dei servizi di igiene ambientale approvò la costituzione, a seguito di gara ad evidenza pubblica, di una Società per azioni a maggioranza di capitale pubblico, denominata Valle Crati S.p.a. Nel 2010, a seguito del fallimento della suddetta società, le attività sono ritornate nella competenza del Consorzio Valle Crati“.
Maximiliano Granata, la figura del Presidente solo
La situazione si fa più interessante nel momento in cui si va ad analizzare il consiglio di amministrazione: tra i nomi, spicca quello di Maximiliano Granata, avvocato di Cosenza e Presidente della Valle Crati. Per quanto particolari e delicate possano essere le faccende sottoposte alla vigilanza di un Consorzio e, per quanto necessario possa essere mettere in atto dure azioni nel rispetto della legge, esistono comunque situazioni “contradditorie” che vanno oltre gli scarichi abusivi e le reti fognarie non a norma.
Quella di Granata infatti, è una presidenza “scomoda” per i comuni aderenti del cosentino. Insomma, possiamo definire l’operato di Granata come quello di un uomo che si trova in una posizione che, secondo molti, non gli spetta. E, per quanto si possano condividere le sue battaglie, è anche importante ascoltare la voce del popolo e, nello specifico, quello dei consorziati.
La presidenza Granata è infatti caratterizzata da alti (pochi) e bassi (molti): basta fare riferimento all’ultimo anno dove l’idillio tra Valle Crati e Kratos srl si è spezzato irrimediabilmente gettando il Consorzio nel caos totale; una clamorosa rottura tra il presidente e Alfonso Gallo, amministratore della società in questione che ha portato scompiglio tra i consorziati e non solo. Una rottura preannunciata secondo alcuni, primo tra i quali il sindaco di Carolei Francesco Iannucci, protagonista dell’ultimo duello con il Consorzio. Ma questa è una storia che vi racconteremo qualche riga più sotto.
La spaccatura Granata – Gallo fa riferimento a precise contestazioni riportate nella missiva “incriminata”. Nello specifico, si sottolinea “la mancanza delle mappature delle reti comunali, la mancata consegna delle reti fognarie da parte di molti comuni” e tanto altri problemi che vengono imputati direttamente alla figura in capo del Consorzio: “colpa grave, se non proprio con dolo” che ha condotto quindi alla decisione di “esperire il diritto di risoluzione della concessione”.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso
Con la richiesta di risoluzione per inadempimento della concessione, i sindaci più importanti dei territori appartenenti al Valle Crati hanno dato fiato alle trombe e, in massa, si sono scagliati contro Granata richiedendo le dimissioni “immediate e volontarie”. I primi cittadini di Cosenza, Castrolibero, Montalto Uffugo, Casali del Manco e il facente funzione di Rende hanno dunque chiesto alla Regione Calabria e all’intero Consiglio, nel giugno di quest’anno, di cacciare Maximiliano Granata dalla sua posizione di presidente del Consorzio.
Nella nota, seppur formale, è facilmente intuibile che la colpa del dissesto consortile venga imputata all’avvocato cosentino: si evidenzia infatti che le dimissioni sono necessarie “al fine di ridare la giusta serenità ad una gestione consortile probabilmente condizionata dalla imminente scadenza naturale, che ne impedisce la corretta conduzione”. La richiesta dei sindaci risultava pertanto chiara e, proseguendo nella lettura, si riservavano anche il diritto di procedere per vie legali se la proposta non fosse stata accolta. Questo accadeva nel giugno 2023: siamo ora ad ottobre e Granata, come se nulla fosse, ha fatto “orecchie da mercante” e continua imperterrito ad essere il presidente che nessuno vuole.
Solo contro tutti: i sindaci attaccano Granata
La volontà di vederlo “spodestato” è resa ben chiara dagli episodi che si sono avvicendati nel corso di questi mesi: la richiesta di dimissioni, rimasta evidentemente inascoltata, ha portato alla destituzione di 4 membri su 6 del Cda consortile: il sindaco di Montalto Uffugo, Pietro Caracciolo, i rappresentanti dei comuni di Cosenza, Pietro Francesco Spadafora, di Rende, Salvatore Ciciarelli e di Casali del Manco, Fernando Esposito.
Un quinto membro invece, il delegato di Castrolibero Angelo Gangi, era stato già revocato dallo stesso Granata dopo la richiesta di dimissioni. “È emersa una conduzione troppo autonoma del Presidente – aveva dichiarato Pietro Caracciolo – che incide negativamente sull’attività del Consorzio, mettendo a rischio tutto il settore della depurazione con problematiche finanziarie per gli enti che ne fanno parte”.
Le nomine strategiche
Si dà il via a una nuova fase del consorzio: una presidenza autonoma, con un nuovo Cda nominato da Granata in cui appaiono due nomi “insoliti”: quello di Franz Caruso, sindaco di Cosenza, e quello di Marta Petrusewicz, vicesindaco facente funzioni di Rende. Una nomina “strategica” in quanto, come ribadito dal Presidente, “i membri nominati in seno al consiglio d’amministrazione per i Comuni di Cosenza e Rende sono di diritto e non devono presentare accettazione”.
Gli stessi membri che, giorni prima, avevano chiesto le sue dimissioni. Una nomina a cui le due personalità politiche hanno risposto con un secco “sono state chieste le dimissioni ed egli rimane in carica solo grazie ad uno statuto “illegittimo”, dimostrando una totale assenza di decoro morale oltre che istituzionale. Granata verrà defenestrato”.
Valle Crati e il caso di Montalto Uffugo
La defenestrazione però, non è mai avvenuta e il Presidente del Consorzio Valle Crati, sgomitando, cerca di portare avanti le sue battaglie, a questo punto personali. E a sostenere questa ipotesi sono Caracciolo, sindaco di Montalto Uffugo (uno dei primi a chiedere le sue dimissioni) e Iannucci, sindaco di Carolei. Nel caso di Montalto Uffugo infatti, Granata ha definito il paese “bomba ecologica” sollevando la questione circa l’allaccio della rete fognaria del PAC 2000a Conad senza il parere del Consorzio sottolineando che “per tutelare l’ambiente è fondamentale la realizzazione del catasto degli scarichi, controllare tutte le autorizzazioni prima di aprire un insediamento industriale”.
Ma Caracciolo non le manda di certo a dire e risponde a Granata per le rime: “limitato nei sui poteri, oggi non gli resta che aggirarsi per Cosenza, Rende e anche Montalto Uffugo alla ricerca di fonti di inquinamento. Si preoccupa dei cittadini e del nostro impianto di depurazione a Taverna, che però non ha mai voluto prendere in gestione”. E ancora: “addirittura sarebbe a rischio la PAC per mancanza di autorizzazione allo scarico in fognatura che da qualche mese, sempre il Presidente, ha deciso che deve rilasciare il Consorzio”.
Scontro Iannucci- Granata: è guerra a Carolei
L’ultimo episodio invece, riguarda lo scontro tra il sindaco del Comune di Carolei, Francesco Iannucci e il presidente consortile, ovviamente. Tutto è partito da un video in cui Granata parlava di “blitz” a Carolei per verificare il sistema di depurazione. Un comportamento intollerabile per il Primo Cittadino il quale, con parole dure, lo ha addirittura definito “sceriffo”. Mentre Granata minaccia quindi un esposto in Procura, Iannucci invece invoca, dalle sue pagine facebook, il TSO.
In questo caso, mi preme dirlo, si sta verificando uno scontro che va oltre le vicende amministrative consortili e che va ad attaccare la sfera personale il quale non fa onore a nessuna delle due parti. Intanto però le frecciatine continuano: da un lato il Presidente di Valle Crati incolpa Carolei di scaricare abusivamente, dall’altro invece, il sindaco lo redarguisce invitandolo a fare un giro nel comune per “rinfrescargli la memoria” e fargli notare che “i lavori di ampliamento dell’impianto consortile e del collettamento delle acque reflue, i cui lavori dopo oltre 10 anni non sono mai partiti per colpa del Presidente di Valle Crati”.
La verità, forse, sta nel mezzo ma di una cosa possiamo essere pur certi: nel momento in cui la cittadinanza non si sente più rappresentata e chiede una nuova figura come riferimento, anche i più volenterosi devono mettersi da parte e accettare il loro destino. Un destino che per il presidente di Valle Crati verrà segnato presto: a dicembre infatti, si procederà con le nuove elezioni del Cda. Vedremo come andrà a finire.