Reggina, per la Fenice è già iniziato il tempo degli alibi: “pillola addolcita” per i soliti allocchi, che però sono sempre meno

Con il recente periodo negativo è già cominciato il tempo degli alibi per la Fenice Amaranto. E intanto anche i più fedeli cominciano ad arrabbiarsi

StrettoWeb

Se tanti tifosi non si sono riconosciuti sin dall’inizio in questa società, a tanti altri era “servita” la sconfitta con il Siracusa o, col passare delle settimane, le prestazioni indecenti con San Luca, Portici e Gioiese. Quella di ieri contro il Sant’Agata di Militello, poi, ha scoperchiato un vaso che era stracolmo di rabbia da tempo. E, seppure il ricorso probabilmente verrà accolto, regalando 3 punti immeritati alla Fenice Amaranto, resta l’immagine di una prestazione raccapricciante, che ha altresì fatto uscire fuori vecchie problematiche solo sopite. Basta sentire le durissime parole di Carminello, o quelle del Consigliere dimesso Nicola Malaspina, per non parlare del tifoso che se la prende con Brunetti o, ancora prima, dopo Acireale, dell’intervista di StrettoWeb al consigliere Zimbalatti (ancora più duro anche ieri).

Insomma, non è solo un problema di risultati o prestazioni, ma di atteggiamenti che sin dall’inizio hanno dimostrato di non essere allineati. Ci riferiamo alle dichiarazioni di proprietà e società sin dall’insediamento, che su StrettoWeb abbiamo smascherato in tempi non sospetti. Diversi componenti, dall’area societaria a quella tecnica, rilasciano tante interviste nel corso della settimana. Ascoltando con attenzione, praticamente sempre ci sarebbe da precisare su ciò che dicono. Perché, poi, non è ciò che accade realmente. La vicenda Sant’Agata ne è la dimostrazione piena, con comunicati e interviste a supporto della propria tesi, cioè quella di una domanda presentata correttamente, anche se non è così e lo abbiamo ampiamente dimostrato.

Come non dimenticare poi il budget “gonfiato” (1,8 milioni), quando in realtà la squadra è stata costruita con molto meno della metà; ma anche la vicenda della denominazione, con quel “Reggio Calabria non si può mettere” (da parte di Pellegrino) quando in realtà non era così, e infatti poi la dirigenza ha provato maldestramente a correre ai ripari con un nome che in realtà è tale solo su Facebook e che non potrà essere cambiato prima del prossimo anno (e questo lo sapevano dal momento in cui hanno scelto La Fenice Amaranto, rifiutando apertamente “Reggio Calabria” dopo la domanda specifica dei componenti della Figc).

In tanti, vedendo la tifoseria spaccata, chiedono un ambiente unito, ma se la piazza è così divisa il problema non è certo StrettoWeb, Ripepi, Zimbalatti, Malaspina o Carminello, bensì una mancanza di chiarezza e anzi la volontà di far trasparire una realtà diversa, quella di chi il 5 maggio vuole vedersi in vetta, primo in campionato davanti a Trapani, Siracusa e Vibonese. C’è chi lo ha capito da subito, chi comincia a farlo, chi si renderà conto soltanto dopo. Di cosa? Che non è affatto così.

Tornando al presente, per le recenti prestazioni negative ci si attaccherà agli alibi. Prevedibile. Ora il problema sarà la squadra costruita in ritardo, la mancanza di preparazione, l’attaccante arrivato dall’Argentina e disponibile non prima di metà novembre e tanto altro. E siamo sicuri che qualcuno si “berrà” anche questo. Già qualche dichiarazione è uscita fuori. Ieri in conferenza stampa, ad esempio, il Ds Pellegrino ha affermato quanto segue: “abbiamo preso l’attaccante e purtroppo lo possiamo vedere tra una decina di giorni, ma non è colpa nostra se giochiamo quattro partite in una settimana. E’ vero che l’attaccante salta 5 partite, ma in una situazione normale avrebbe saltato forse una o due settimane”. Eh no, caro Pellegrino. Così è troppo facile. Se giocate quattro partite in una settimana (? In realtà al massimo sono tre!) non è di certo colpa di StrettoWeb e neanche della Lega, che anzi vi ha pure concesso di rinviare le prime partite. Siete stati voi a richiedere il posticipo, partendo ancora più in ritardo di quanto non ce ne fosse già, perchè non eravate pronti. Perchè vi siete candidati a guidare la Reggina e non avevate idea neanche di quale allenatore scegliere, tantomeno i calciatori. E’ proprio colpa vostra se adesso dovete giocare ogni tre giorni, perchè se foste stati pronti sarebbe bastata la concessione del riposo al primo turno e avreste potuto giocare regolarmente una volta a settimana. E’ quindi l’ennesima bugia. E continuare ad arrampicarsi sugli specchi nel tentativo di prendere ancora in giro i tifosi ormai non regge più.

Di tenore simile è una dichiarazione del Dg Ballarino di qualche giorno fa, venerdì, a Video Touring. L’imprenditore catanese ringrazia “questo popolo, che fin dal primo momento ha avuto fiducia in questa società, al contrario di qualche testata web che parla sempre male di noi”. Il popolo reggino, caro Ballarino, non ha mai avuto fiducia in questa società. Qualcuno ci è cascato, ma è soltanto una piccola minoranza che adesso ha aperto gli occhi e si sente delusa e tradita, ed è imbufalita molto più di chi aveva capito tutto dall’inizio. Insomma, quelli che noi definiamo allocchi sono sempre meno.

Detto ciò, anche Ballarino si confonde sulle date, arrampicandosi sugli specchi: “soltanto ancora da 32 giorni noi abbiamo iniziato a fare il primo allenamento”. E la dichiarazione risale a venerdì, prima ancora della sconfitta di ieri. 32 giorni fa i primi allenamenti, dice Ballarino. 32 giorni cioè un mese fa. Peccato, però, che Brunetti abbiamo scelto la società in mano ai catanesi l’8 settembre, quindi oltre 40 giorni fa. Se non hanno iniziato ad allenarsi oltre 40 giorni fa, quindi, è solo colpa loro e della loro totale impreparazione. Un alibi, ancora. Ma siamo sicuri che sarà così anche in futuro, ad ogni sconfitta, ad ogni problema, ad ogni smentita del famigerato business-plan. Così il tifoso continuamente prostrato si berrà piano piano anche questa e aspetterà il prossimo anno, sperando in una promozione. Sempre guardandosi bene dall’idea che, se non si dice la verità, ci si contraddice di continuo…

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