Reggina, adesso la Fenice la difendiamo noi! Gli allocchi si svegliano, il responsabile resta uno solo…

Reggina, perchè sarebbe assurdo prendersela con i calciatori e l'allenatore della Fenice Amaranto: la società ha le sue colpe, ma il responsabile di questo disastro è e rimane soltanto uno con nome e cognome ben chiari a tutti

StrettoWeb

Sono bastate le prime due partite per fare aprire gli occhi ai soliti allocchi che avevano dato fiducia alla Fenice e alla scelta di Brunetti. Adesso il problema non è più StrettoWeb, anzi, anche i più incalliti mormorano “StrettoWeb aveva ragione”. Ma non è la ragione che vogliamo, bensì una città migliore. Una comunità che torni a pretendere ciò che merita: dignità, prima di tutto. Ma anche rispetto, ambizione, consapevolezza della propria storia gloriosa e delle proprie risorse straordinarie. Che si possono valorizzare solo con le competenze, in tutti i settori: calcio compreso.

La Fenice Amaranto sta deludendo chi ci aveva creduto, ed è stata fin qui molto fortunata perchè nella prima partita ha incontrato una delle squadre più scarse del torneo e quindi è riuscita a strappare un pareggio e poi ieri al Granillo avrebbe meritato di perdere 1-5 o 1-6 ma è stata graziata dall’imprecisione del Siracusa che tra l’altro arrivava a Reggio orfano del suo leader e calciatore migliore, Andrea Russotto, squalificato. Nonostante questo, gli Aretusei hanno passeggiato al Granillo e avrebbero meritato di vincere con un risultato molto più rotondo per il numero di occasioni avute, almeno sette clamorose, a differenza di una sola della Fenice.

Su StrettoWeb lo avevamo scritto in tempi non sospetti che i più incazzati sarebbero stati proprio quelli che ci erano cascati. Quelli che fino ad oggi non ci avevano capito nulla. Quelli che gli avevano creduto, a Brunetti e alla Fenice, rispetto al fatto che avrebbero “restituito dignità” alla città. Ma che dignità c’è nel collezionare queste cattive figure persino in serie D?

Alla fine sapete come andrà a finire? Che la Fenice la difenderemo solo noi di StrettoWeb! Già. Non siamo impazziti. Li difendiamo e iniziamo da oggi, perchè non sono loro ad avere le principali responsabilità. I calciatori in campo non si toccano, lo abbiamo già scritto e lo confermiamo: sono professionisti, fanno il loro mestiere e tra l’altro ci stanno anche mettendo il cuore ma se erano svincolati a metà settembre un motivo ci doveva essere. Per questo la squadra bisognava allestirla assolutamente prima del bando (come avevano fatto quelli dell’altra cordata, più saggi e sapienti, esperti e competenti)! L’allenatore meno che meno: cosa si può rimproverare al povero Trocini se non la sventura di essere capitato nel posto sbagliato nel momento sbagliato? Le potranno anche perdere tutte, ma per quanto ci riguarda non sarà mai colpa loro.

Sulla dirigenza della Fenice ne abbiamo già raccontate tante, sempre e solo suffragate da fatti certificati e verificati: ne stanno combinando di tutti i colori, ma non sono certo i principali responsabili di questo disastro. Loro questi sono. Soldi non ne hanno. Idee non ne hanno. Saranno anche brave persone, ma di brave persone ce ne sono milioni che mai pensano di potersi permettere una squadra di calcio. Loro potrebbero anche permettersela, una squadra che fosse l’Acireale, o il Paternò, o la Sicula Leonzio. Se davvero da Catania e Messina volessero colonizzare Reggio e la Calabria, potrebbero prendersi la Villese, o la Palmese. Sempre che a Villa o a Palmi glielo consentissero. Ma la Reggina no, la Reggina è un’altra cosa, qualcosa di troppo più grande di loro. Che tuttavia questi sono: che colpa gli vuoi dare se non hanno i soldi necessari? I clochard che incontriamo sul corso Garibaldi sono responsabili della loro povertà? I padri di famiglia che ogni giorno faticano ad arrivare alla fine del mese e mettere a tavola un tozzo di pane per i propri figli sono forse colpevoli della loro povertà? I proprietari di una squadra di calcio che non sono in grado di acquistare un attaccante sono forse responsabili della loro povertà?

Quello che gli rimproveriamo è certamente il continuo atteggiamento di presa in giro che perpetuano nei confronti della città e della tifoseria: dopo il nome, dopo il settore giovanile, dopo la capienza dello stadio, dopo i proclami di immediata promozione, adesso hanno iniziato a prendere in giro anche sulla riacquisizione di storia e marchio. Tuttavia, bisogna riconoscere che Reggio Calabria gli ha consentito di comportarsi in questo modo: dopo averlo fatto con Gallo e Saladini, dopo aver vissuto un’estate così umiliante e mortificante con un teatrino degno del peggior circo, la città ha accettato questi nuovi speculatori forestieri come se nulla fosse, anzi, quasi accogliendoli a braccia aperte nonostante la genesi più che controversa del bando pubblico che è già finita in Tribunale. E qui veniamo al nodo: l’unico vero responsabile di tutto questo disastro è uno solo, e ha nome e cognome. Se Felice Saladini è l’artefice della disastrosa scomparsa della Reggina dal calcio professionistico, Paolo Brunetti ha tutta la responsabilità di tutto ciò che è successo dopo, dall’8 settembre in poi e cioè da 25 giorni a questa parte. Il sindaco facente funzioni ha negato alla Reggina di poterci tornare subito, nel calcio professionistico, e di tornare nelle mani della città, bocciando la cordata di imprenditori di gran lunga più solida, più facoltosa e tra l’altro già pronta a partire subito con una squadra fortissima, basti pensare che loro l’attaccante che avevano già era un certo Adriano Montalto. Avrebbe giocato accanto a Manuel Sarao. In difesa c’era Ciccio Cosenza, tutti gli altri calciatori arrivavano da altre squadre dove avevano fatto la preparazione, e quindi erano già in forma.

Chi è stato a cacciare via Montalto dalla Reggina? Proprio Brunetti: il bomber stava seguendo la conferenza stampa in diretta per capire a chi il Sindaco avrebbe assegnato la nuova Reggina e quindi cosa fare della sua vita: salire in macchina e venire a Reggio o andare a firmare a Caserta in serie C. Appena è arrivata la comunicazione del Sindaco sulla Fenice, Montalto ha telefonato a Belardi e Taibi, li ha ringraziati per l’opportunità che gli avevano concesso (tornare a Reggio e trascinare la Reggina dalla D alla B in due anni a suon di gol gli sarebbe piaciuto tantissimo) ed è diventato un calciatore della Casertana.

Scegliendo la Reggio Football Club, la nuova Reggina avrebbe iniziato ad allenarsi il 9 settembre. Non avrebbe neanche chiesto il rinvio delle prime due partite, perchè era già pronta. Non avrebbero staccato la luce dal Sant’Agata, perchè per quel gruppo di imprenditori andare a pagare qualche decina di migliaia di euro in più pur di risolversi un problema così grande non sarebbe stato neanche un pensiero. Non avrebbero usato gli adesivi per le magliette, non avrebbero rinunciato alla scuola calcio, non avrebbero preso in giro sul nome e sullo stadio, oggi la città starebbe impazzendo sulle ali dell’entusiasmo e a Trapani se la starebbero facendo sotto. Invece Reggio sta impazzendo dalla disperazione per una squadra, la più rappresentativa della città, costretta a lottare per non retrocedere in Eccellenza a causa della scelta nefasta del sindaco facente funzioni che ha svenduto la Reggina ad amici e compari negandole un futuro glorioso. E, come ha avuto il coraggio di dire in pubblico, adesso è destinata a “dieci anni di serie D”.

Quello che non riusciamo a comprendere è cosa intendesse Brunetti quando, in più occasioni, ha dichiarato di “prendersi tutta la responsabilità di questa decisione” e ha garantito di “vigilare sull’operato della società”. In termini pratici, che cosa significava? Brunetti è letteralmente scomparso. Giovedì scorso non si è neanche presentato in Commissione Controllo e Garanzia. Ieri era allo stadio a godersi lo “spettacolo” (sigh!) della sua creatura vicino a Ballarino e famiglia, mentre i tifosi assicurano di non averlo quasi mai visto allo stadio negli scorsi anni quando la Reggina era in serie B. Eppure ne avrebbe di cose più importanti di cui occuparsi il primo cittadino, anziché andare allo stadio… Se davvero avesse “vigilato sull’operato della società”, Brunetti sarebbe dovuto intervenire molto prima di StrettoWeb – ad esempio – sul pasticcio per i pagamenti in contanti per gli abbonamenti; avrebbe dovuto pretendere chiarezza sui contratti dei lavoratori che operano al Sant’Agata per conto della nuova società; avrebbe dovuto pretendere che venissero rispettati gli impegni del business-plan: come si fa a vincere il campionato con quest’organico? Ma se Brunetti doveva vigilare e non sta vigilando, ciò che non può rinunciare a fare è “prendersi tutta la responsabilità di questa decisione”. E deve prendersela davvero. Anche perchè persino il suo consigliere delegato allo Sport non era d’accordo con questa scelta, e ha avuto il coraggio di dirlo pubblicamente dimostrando che nella battaglia di chi – come StrettoWeb – non si dà pace per il bene della Reggina, non c’è nulla di politico (Latella e Brunetti sono dello stesso partito e fanno parte della stessa Amministrazione).

Il 25 ottobre il mandato da sindaco facente funzioni di Brunetti scadrà in ogni caso: sia che torni Falcomatà, sia che arrivino i commissari, Brunetti a Palazzo San Giorgio ha i giorni contati. Cosa pensa, il facente funzioni, che significhi “prendersi la responsabilità”? Che lui arriva al 25 e poi tutto torna come prima? Anzi, magari fa l’Assessore del “terzo tempo” di Falcomatà come premio per il lavoro svolto? In un mondo normale, “prendersi la responsabilità” significa quantomeno dimettersi, ammettere di aver sbagliato, raccontare tutta la verità e chiedere scusa. Entro il 24 ottobre, ovviamente. Ed è per questo che ci batteremo: se la Fenice perderà altri punti dal primo posto, se la Fenice continuerà a confermarsi quella che è, non ce la prenderemo mai con i calciatori né tantomeno con l’allenatore. Ma sarà Brunetti a doversi dimettere, perchè questa città per quanto sia povera, sottoculturata, arretrata, ormai spenta e assuefatta allo schifo, non è affatto degna della mediocrità di una classe politica totalmente inadeguata, asservita alle logiche del comparato in base cui – dopo le pesanti condanne penali per analogo comportamento sul Miramare – si è permessa di svendere persino la Reggina, il bene più prezioso della città in termini di appartenenza e identità.

A Ballarino lo avevamo scritto il 12 settembre, in tempi non sospetti: se non ce la fate, rendetevene conto e restituite la squadra a chi può farla grande. Adesso è troppo tardi, questa stagione è ormai compromessa, ma è sempre meglio tardi che mai per rendersi conto della realtà, aprire gli occhi e fare un passo indietro evitando ulteriori offese ad una città e ad una tifoseria che potrà essere ingenua, potrà essere fessa, ma che – come dimostra il Granillo di ieri – non merita questo scempio.

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