A Reggio Calabria bisogna scegliere se essere genitori o lavoratori: il grido di aiuto di una mamma

Riceviamo e pubblichiamo il grido di aiuto di una mamma reggina che ci scrive per esprimere tutti i disagi del mancato avvio della mensa scolastica

StrettoWeb

Il servizio mensa mancante nelle scuole di Reggio Calabria viene quasi fatto passare come se fosse normalità. Ma siamo nel 2023 in un Paese che dovrebbe definirsi civile, e non è normale mettere i genitori con le spalle al muro: lavorare o fare le mamme e i papà? In una nazione come l’Italia e in una regione come la Calabria dove il lavoro precario è il più diffuso, non si può far mancare alle famiglie un servizio così indispensabile come la mensa scolastica.

A tal proposito riceviamo e pubblichiamo il grido di aiuto di una mamma reggina:

Assuefazione ai disservizi e soprusi ai cittadini.
Così definirei senza mezzi termini quello che sta succedendo in questi ultimi giorni (ma non solo!!) a Reggio Calabria a causa della mancata erogazione del servizio di refezione scolastica.

Sono semplicemente una “rappresentante dei genitori” quindi non ho nessun ruolo se non quello di dare voce ai tanti che giornalmente con una telefonata o con un messaggio chiedono a me “quando inizierà la mensa? Che notizie hai sull’avvio del tempo pieno?“… come se io ne sapessi più di loro. Sigh!

Non dovrei neanche stare qua a spiegarlo ma mi hanno insegnato che repetita iuvant quindi lo ripeto: chi ha scelto le 40 ore settimanali (a Reggio Calabria si sceglie, in provincia di Milano dove vivevo prima era la normalità!!) per i propri figli lo ha fatto a seguito di valutazioni personalissime di organizzazione familiare e sicuramente perché ha ritenuto più idoneo un tempo scolastico che consentisse una migliore organizzazione anche (e soprattutto) con il lavoro… e non per sbolognare i propri figli perché non li vuole a casa!!

Eppure, ogni giorno mi trovo a dover rassicurare quella mamma che non sa più come organizzare i turni di lavoro incastrandoli con quelli del papà.
O ancora c’è l’altra che è sola, che non sa più come tenersi il lavoro precario e mal stipendiato perché sta chiedendo ogni giorno permessi per poter prendere i figli a scuola.
E c’è anche l’altra ancora che mi confida che per poter accudire i bambini ormai lavora anche tutte le domeniche e i festivi perché in quei giorni il marito è a casa e lei può recuperare le giornate fatte “a metà” perché é dovuta andare a recuperare i bambini alle 12,50 quando il suo turno finiva alle 14.

In tutto questo parapiglia, il Comune si è “svegliato” solo i primi di ottobre ammettendo che la gara d’appalto è andata deserta e se n’è bellamente lavato le mani perché farà un altro bando. Ok, ma quando?
Tra qualche settimana è tardi. Troppo tardi per un servizio che DEVE essere garantito a partire dall’inizio delle attività didattiche, cioè un mese fa.
In una società civile è inaccettabile che ognuno di noi debba scegliere se essere genitore o se lavorare.

Utopisticamente vorremmo delle scuole performanti come quelle Finlandesi, ma fin quando non ci mobiliteremo per avere i più basilari servizi non ci sarà speranza di un futuro migliore né per la scuola né per la comunità che pare avere alte aspirazioni: panem et circenses“.

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