Scopelliti torna in piazza dopo 10 anni: “ho un coacervo di emozioni per domani; Reggio deve trovare il coraggio di non rassegnarsi” | INTERVISTA

Intervista a Giuseppe Scopelliti alla vigilia dell'attesissima presentazione del suo libro, "Io sono libero", domani pomeriggio a piazza Duomo cuore di Reggio Calabria

StrettoWeb

Domani pomeriggio Giuseppe Scopelliti tornerà a parlare in pubblico a Reggio Calabria per la prima volta dopo quasi dieci anni, esattamente più di nove anni e mezzo, sempre nello stesso luogo: in piazza, tra la sua gente. L’ultima volta era successo il 10 aprile 2014 per il comizio conclusivo prima delle elezioni europee; stavolta non è un evento politico bensì culturale. Scopelliti, infatti, oggi non è attivamente in politica, non fa parte di alcun partito, ma sta girando l’Italia per raccontare la sua storia presentando il libro “Io sono libero” in cui svela la passione di una vita dedicata al bene comune e il tormento di una carcerazione considerata ingiusta.

A Reggio c’è grande fermento per l’appuntamento di domani pomeriggio, su cui lo stesso Scopelliti ai microfoni di StrettoWeb non cela la propria emozione.

Domani tornerai a parlare in pubblico a Reggio, la tua Città, per la prima volta dopo tanti anni: quali sono le emozioni della vigilia?

Ritornare ad incontrare i miei concittadini dopo quasi un decennio mi provoca un coacervo di emozioni. La tristezza di una ingiusta condanna da me subita ma non accettata e l’aspettativa dell’abbraccio con la mia Città”.

Che ricordi hai dei comizi di piazza Duomo, che fossi sopra o sotto il palco?

Ho iniziato il mio percorso di avvicinamento alla politica attiva ascoltando i comizi di Giorgio Almirante a Piazza Italia. Un uomo straordinario che influì in modo significativo nel dibattito politico della nostra Nazione negli anni della Prima Repubblica; lo stesso che seppe guidare con coraggio e coerenza la grande comunità politica della Destra negli anni in cui appartenere al MSI significava rischiare la propria vita. Successivamente, per via dei lavori di riqualificazione che hanno interessato Piazza Italia, i comizi si sono spostati a Piazza Duomo che, invece, era il luogo in cui solitamente si tenevano i comizi della sinistra. Tra i tanti, il comizio di Piazza Duomo con Gianfranco Fini, tenuto in occasione della chiusura della campagna elettorale del 2002, è stato quello più significativo, perché abbiamo parlato alla Città con il linguaggio di quella destra che proprio da Reggio ha saputo anticipare molti eventi nazionali”.

L’ultimo evento pubblico di Scopelliti a Reggio: il comizio del 10 aprile 2014 per le elezioni europee

Negli ultimi mesi hai presentato il tuo libro in tutt’Italia con grandi personalità: Gianfranco Fini a Roma, Michele Emiliano a Bari, Luca Palamara a Roccella Jonica, e anche in piccole realtà collinari e montane. Cosa ti hanno lasciato dentro questi eventi?

Durante le presentazioni del libro, da nord a sud, ho avuto il privilegio di essere accompagnato da importanti personalità. Gianfranco Fini, come è noto, ha curato la prefazione ed ha voluto esser presente ai primi importanti incontri. Naturalmente, ho molto apprezzato anche la partecipazione e la sincera attestazione di stima da parte di chi non ha affinità con la mia cultura politica, come Michele Emiliano, Presidente della Regione Puglia. Questo particolare ha assicurato alle diverse iniziative il carattere della pluralità e il valore di opinioni provenienti da punti di vista diversi, ma pur sempre coincidenti nell’evidenziare la “singolarità” della mia vicenda giudiziaria. Si pensi, ad esempio, alle esternazioni di Luca Palamara, ex Presidente dell’ANM (Associazione Nazionale Magistrati) durante l’evento svoltosi a Roccella Jonica. Esternazioni che gettano una luce sinistra su una vicenda sin dall’inizio “avvelenata” da fatti, dinamiche e circostanze, al punto tale da essere considerata una “sentenza politica”. Con ciò avvalorando l’ipotesi che “il clima politico” ha generato la mia drammatica storia e ne ha orientato gli eventi verso un’unica direzione. Tutti gli incontri mi hanno insegnato qualcosa. Spesso, attraverso la percezione e la prospettiva degli altri, ho appreso qualcosa di me che neanch’io conoscevo. Dunque, il tour è stata un’occasione di arricchimento e di ampliamento dei miei orizzonti culturali e umani”.

Come mai proprio adesso a Reggio? Qual è il messaggio che intendi trasmettere alla tua Città?

Avrei voluto presentare il libro nella mia Città molto tempo prima. Ma l’opportunità di avere come relatore Gianfranco Fini e giornalisti del calibro di Piero Sansonetti e Francesco Verderami mi ha indotto ad accettare l’invito a Roma dell’Associazione Imprese d’Italia (AIDI) e Brutium (i calabresi nel mondo). Successivamente, il calendario degli incontri si è andato via via formando sulla base delle numerose richieste da parte di realtà, culturali e non, che mi hanno invitato a presentare il libro in diverse località. Ho dovuto conciliare queste iniziative, che si sono svolte su tutto il territorio nazionale, con la mia attività lavorativa. Non è stato facile. Sabato racconterò la mia esperienza ai reggini, a quel Popolo che mi ha sempre sostenuto e dato grande fiducia, anche se in qualche fase storica mi ha criticato, e che mi ha consegnato la responsabilità di rappresentare e di interpretare i bisogni della Comunità. L’evento di domani non nasce da una strategia pianificata, ma dalla necessità interiore di riprendere il dialogo con la mia città. La “mia Reggio” che non ho mai smesso di Amare profondamente”.

Come vivi l’attuale condizione politica cittadina, particolarmente litigiosa e frammentata anche all’interno delle varie coalizioni?

La litigiosità è un vezzo della politica, ancor più marcato alle nostre latitudini, che condiziona l’agire e si prende spesso “la scena”. Essa è alimentata dall’assenza di un chiaro indirizzo politico e dalla mancanza di attività di programmazione e pianificazione di interventi finalizzati allo sviluppo del territorio. Insomma, la mancanza di serie “argomentazioni politiche” sul futuro della Città lascia spazio alle piccole “questioni di bottega” su cui ci si divide, polverizzando l’impegno e frammentando l’opinione pubblica, confondendola. Per molto tempo, poi, il famoso ritornello “è colpa di chi c’era prima” ha nascosto incapacità ed inadeguatezza. Inoltre, l’odio verso gli avversari politici ormai lontani dalla scena, come nel mio caso, ha condito ogni iniziativa di questa Amministrazione che ha sacrificato lo sviluppo della Città pur di non riconoscere alcun merito a chi li aveva preceduti. Questo comportamento distruttivo è tipico di certa sinistra. Non ho dimenticato, infatti, quanti, proprio a sinistra, hanno festeggiato sia in occasione dello scioglimento del Consiglio Comunale nel 2012, sia per la mia condanna nel 2014. Nonostante ciò, io ho sempre creduto, invece, che le sconfitte degli avversari, quando non sono determinate dal basso consenso della gente, indeboliscono la democrazia, facendo perdere autorevolezza e credibilità alla politica. Adesso è importante e urgente allontanare il sentimento di rassegnazione che attraversa i reggini e risvegliare anche lo spirito critico di Associazioni, Comitati e organizzazioni culturali che ai tempi del centrodestra erano molto attive, ma che adesso tacciono. Almirante soleva dire “io non predico agli anziani e ai giovani la rassegnazione alla vita. Predico il coraggio”. Bisogna riconsegnare a Reggio una prospettiva per uscire dalle “sabbie mobili” che stanno soffocando la Città è un dovere per tutti noi reggini. Dobbiamo avere il coraggio di non rassegnarci! Quindi, per riassumere, osservo gli effetti distruttivi di queste “assenze” che hanno fatto sprofondare Reggio nei bassifondi di ogni possibile classifica sulla qualità della vita e sulle performance sociali, economiche e culturali. I nostri giovani scappano, ma i genitori non si ribellano. L’immagine di una città dinamica che coltiva il sogno di diventare il baricentro del Mediterraneo con una economia alimentata principalmente dal turismo è sintetizzata nel Museo di Zaha Hadid, da me voluto e finanziato nel 2009, che oggi sarebbe realtà solo se il decisore politico non avesse vestito i panni del reggino descritto da Nicola Giunta, sintetizzati nel famoso verso “’nta stu’ paisi n’cesti sulu a piria!! Gli effetti positivi di questa opera avrebbero avuto ricadute positive per la Città”.

Ormai è un tormentone: in tanti si chiedono se e quando Peppe Scopelliti tornerà in campo a fare politica attiva. Molti verranno domani ad ascoltarti con questa speranza …

Sarò felice di incontrare tanta gente. Ho lasciato la politica attiva nello stesso istante in cui ho rassegnato le dimissioni, subito dopo la mia condanna in primo grado, per senso dell’Istituzione e di responsabilità. La politica, non è un mistero, è la mia passione. E penso che per essere utili alla nostra Città non sia indispensabile avere necessariamente un ruolo istituzionale: la speranza di domani non sarà il mio ritorno in politica, ma favorire il vento della libertà che spero possa aleggiare sulla fronte e sulla dignità del Popolo reggino”.

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