Se il pensiero unico finisce a Gaza

La guerra che Hamas ha dichiarato all'occidente e la vergogna di chi, a casa nostra, non sta con Israele

StrettoWeb

Pensavamo di vivere in un mondo peggiore. Meno libero, meno plurale, meno democratico. Negli ultimi anni abbiamo subito, e denunciato con forza sulle nostre pagine, quel clima di prevaricazione e sopraffazione che ha animato il dibattito politico e la società civile in Italia, in Europa e più in generale in occidente: su tutti i temi più scottanti e attuali, dalla pandemia di Covid-19 al cambiamento climatico passando per la guerra in Ucraina, abbiamo visto l’imposizione del pensiero unico come non succedeva dai tempi delle grandi dittature e tirannie. Abbiamo subito, e denunciato con forza, la barbarie dello scientismo: guai a mettere in discussione le verità delle autorità precostituite raccontate in nome della scienza, guai a porre riflessioni, fare domande, chiedere spiegazioni. Il lockdown? Sacrosanto. Il green pass? Tanto meno. Ma a che serve la mascherina se sono da solo in un bosco? Mettila e stai zitto. E che senso ha se la pizzeria è chiusa a cena ma aperta a pranzo? Sei stupido tu che non lo capisci, se lo ha deciso il ministro un motivo ci sarà. Lui ovviamente vuole il nostro bene.

E poi se non ti vaccini, ti ammali e muori. Invece il salvifico green pass ci da la garanzia di ritrovarci tra persone non contagiate, e quindi non contagiose. Come? Dici che non funziona così? Che la scienza dimostra che anche i vaccinati si contagiano, anche di più? Ma sei pazzo, ma com’è possibile, potevo capire se contestavi Conte e Speranza ma qui parliamo di Super Mario Draghi. Sicuramente ne capisce più lui dei tuoi scienziati da strapazzo. Stai muto e vatti a bucare così proteggi te e i tuoi cari. Basta una dose per sempre. Anzi due. No, dopo quattro mesi devi fare la terza e poi ci sarà anche la quarta. Se non mi rendo conto che ci stanno prendendo in giro? Ma che dici, tutto tu vuoi sapere saputello da tre soldi! Io mi fido della scienzah! Tu sei solo un pericoloso negazionista, complottista, no vax, no mask, eretico ignorante analfabeta. E se esci col coprifuoco chiamo la Polizia. Se vai dal tuo amico al ristorante senza green pass ti denuncio, pericoloso trasmettitore di virus e sterminatore dell’umanità!

A marzo 2022, neanche il tempo di finire la pandemia che esplode la guerra in Ucraina e si ripete il solito ritornello: il pensiero unico viene imposto sui media di tutti i partiti, di tutti i colori, di tutti i canali. C’è un aggressore e un aggredito, punto. Non si può parlare oltre. Finisce tutto qui. Un aggressore e un aggredito. Punto e basta. Trasmissione finita, discussione finita, dibattito concluso. Risolto in tre secondi il tema geopolitico, adesso parliamo di figa che è meglio! Ma sussurriamo a bassa voce che anche in Libia, nei Balcani, in Afghanistan, in Iraq, in Vietnam c’era un aggressore e un aggredito eppure lì noi stavamo tutti dalla parte dell’aggressore. Non giustifichiamo mai il comportamento di Putin, ma cerchiamo di comprenderne le ragioni: non ci piace la superficialità della narrazione che vorrebbe risolvere tutto con la storiella di un leader impazzito. O malato. Che morirà a breve. L’unico leader con evidenti problemi di salute è dall’altro lato dell’oceano. E invece Putin è lo stesso leader con cui per 20 anni tutte le istituzioni occidentali hanno fatto affari, stretto collaborazioni, firmato accordi e adesso viene raccontato come improvvisamente impazzito e, da solo, autore di una guerra in Europa. Non siamo convinti, siamo ancora una volta eretici, etichettati come complottisti, filo putiniani, guerrafondai. Ma in Ucraina c’è stato un colpo di Stato che ha sovvertito gli assetti politici, in un Paese che è sempre stato nell’orbita della Russia, che non fa parte della NATO e dell’Europa non solo per forma ma anche per storia, cultura e tradizioni. In Crimea, nel Donetsk e nel Luhansk c’è una maggioranza di russofoni che da anni viene emarginata e bistrattata. Tutto è iniziato con la rivoluzione di Maidan, ma non lo possiamo dire perchè siamo ancora una volta eretici da silenziare. C’è ancora una volta il pensiero unico, come per il Covid.

Non stiamo dalla parte di Putin, ma chiediamo se questa guerra conviene al nostro popolo. Ci rispondono che non conviene ma i nostri politici la fanno per i “più nobili principi”, perchè dobbiamo scegliere tra la pace e il condizionatore, perchè dobbiamo difendere i valori di democrazia e libertà (degli altri) compromettendo la nostra tenuta economica e sociale. Una storiella che potremmo anche condividere, se fosse coerente. Se contemporaneamente non facessimo i Mondiali di calcio in Qatar, non andassimo a stringere accordi per le materie prime al posto della Russia con il Congo e l’Algeria, se ci comportassimo allo stesso modo con tutti i Paesi che non sono democratici e liberali. Invece non capiamo perchè, all’improvviso, lo facciamo solo con Putin e con la Russia in nome di pace e democrazia, mentre continuiamo a stringere accordi economici e commerciali con altri Paesi non democratici, illiberali e protagonisti di guerre sanguinose esattamente come la Russia. Non abbiamo il diritto neanche di chiederlo, pericolosi complottisti quali siamo.

E’ da tre anni che viviamo nell’occidente del pensiero unico: l’ultimo capitolo è stato quello del cambiamento climatico. Se ne parla da decenni e c’è sempre stato un acceso dibattito tra scienziati, politici e cittadini. Da un lato i catastrofisti, profeti di sventure che non si sono mai avverate. Dall’altro gli scettici, coloro cioè che non credono all’influenza umana nelle dinamiche che guidano il clima. Un cambiamento, quindi, che c’è – come c’è sempre stato – e dipende appunto da fattori naturali. Lo sostengono tantissimi esperti, famosi premi Nobel, scienziati e ricercatori che però nel 2023, per la prima volta nella storia del dibattito sul clima, vengono umiliati e silenziati. Diventano anche qui “negazionisti”, “complottisti”, pericolosi oppositori della scienzah, loro che la scienza la fanno davvero. Ma nel 2023 è sufficiente che tu abbia un’opinione differente da quella di Repubblica e del Pd che diventi automaticamente un “complottista”.

In questo modo a senso unico, non abbiamo più diritto di porci riflessioni e fare domande neanche sul clima che cambia: bambine malate che decidono di non andare a scuola per “protestare” contro non si sa chi e cosa esaltate a paladine della giustizia generazionale; orde di fanatici criminali che bloccano le strade presentati come salvatori del pianeta, finiscono in televisione e nei convegni internazionali mentre studiosi che hanno fatto sacrifici per comprendere le dinamiche dell’atmosfera sono messi ai margini, derisi e umiliati nel dibattito pubblico che li considera – ancora una volta – eretici perchè in base ai loro studi non condividono quello che dice l’ONU, l’OMS, l’UE, cioè la politica.

Siamo a fine 2023 e ci eravamo ormai rassegnati: viviamo nel mondo del pensiero unico, siamo tornati al nazi fascismo, al comunismo, come nel romanzo 1984 di Orwell ci stiamo abituando alla nostra eresia. Usiamo messaggi cifrati, ci nascondiamo dai media e anche sui social siamo più cauti altrimenti ci vengono a prendere. Poi, all’improvviso, in un sabato nel cuore dell’autunno, succede un evento storico di proporzioni secolari. Israele, lo straordinario Paese con la popolazione più perseguitata nella storia dell’umanità, subisce il più grande attacco terroristico di sempre. Hamas invade il Paese provocando oltre 1.300 morti e 3.000 feriti, sterminando intere famiglie, sgozzando bambini, prendendo in ostaggio oltre 100 persone civili tra cui molte donne di tutte le età e tanti anziani. E’ una barbarie che non ha precedenti nella storia dell’umanità e che colpisce l’unico avamposto di democrazia e libertà di tutto il Medio Oriente, di tutta l’area islamica, che è anche filo russa, che è la culla di tutti i più grandi movimenti terroristici che da decenni seminano morte e terrore in Europa e in occidente. L’attacco di Hamas è il punto di non ritorno: non c’era mai stato nulla di così grave, e quindi ci sarà una risposta che non ha eguali nella storia. Cambieranno le cartine geografiche, i gruppi terroristici non dovranno esistere più e neanche i Paesi che li sostengono. E’ stata una dichiarazione di una guerra che sarà molto più lunga, sanguinosa e importante perchè stavolta è una guerra di civiltà: a differenza di quella tra Russia e Ucraina, che è una guerra di potere politico tra popolazioni legate da una storica fratellanza e dall’adesione alla stessa cultura, alla stessa religione, alle stesse tradizioni, persino allo stesso dna con profondi legami parentali e familiari tra i due fronti. In Israele, invece, è appena iniziato il più grande scontro di civiltà tra l’occidente laico, democratico e liberale, e il fondamentalismo islamico che vuole imporre la sharia, la legge sacra dell’Islam, cancellando la civiltà occidentale.

E’ questo il momento in cui davvero dovremmo essere tutti uniti e compatti contro il nemico comune, ma questo non sarà più un problema: ormai viviamo nell’epoca del pensiero unico, quindi figurati se ci sarà qualche voce contraria quanto ci metteranno a silenziarla! I sostenitori di Hamas non dovrebbero trovare alcun tipo di sponda nel pubblico dibattito occidentale, non dovrebbero avere alcun credito, non dovrebbero avere un minimo di considerazione. E invece cosa sta succedendo? Nella società che silenziava ed emarginava chi metteva in discussione i lockdown e il green pass, o l’opportunità di partecipare attivamente ad una guerra regionale come quella dell’Ucraina, o si opponeva ai deliri dei catastrofisti climatici, adesso vediamo totale legittimazione per i collettivi pro-terroristi, le brigate anti sioniste, i politici e i manifestanti “pro Palestina”, cioè pro Hamas che governa Gaza e della Palestina è la massima rappresentanza politica e culturale. “Dispiace per Israele ma, però, se”. La risposta di Israele viene raccontata come un attacco criminale, si mette in discussione persino la banalità di smettere di fornire materie prime ai terroristi: ci mancherebbe pure che dopo le barbarie subite, Israele continuasse a dare acqua, luce e carburanti a Gaza!!! Forse non avrebbe dovuto farlo neanche prima, ma abbiamo pagato il nostro storico buonismo. L’occidente del pensiero unico è già finito: per Israele non possiamo essere tutti d’accordo. Perché il pensiero unico è giusto soltanto quando va bene alle élite che lo vogliono imporre.

Pensavamo di vivere in un mondo peggiore. Non ci sbagliavamo.

…Io sto con Israele, sto con gli ebrei. Ci sto come ci stavo da ragazzina, cioè al tempo in cui combattevo con loro, e le Anne Marie morivano fucilate. Difendo il loro diritto ad esistere, a difendersi, a non farsi sterminare una seconda volta. E disgustata dall’antisemitismo di tanti italiani, di tanti europei, mi vergogno di questa vergogna che disonora il mio Paese e l’Europa. Nel migliore dei casi non una comunità di Stati ma un pozzo di Ponzi Pilato. Ed anche se tutti gli abitanti di questo pianeta la pensassero in modo diverso, io continuerò a pensarla così…Oriana Fallaci

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