Disastro del Vajont, 60 anni fa la strage che provocò morte e distruzione

Il disastro del Vajont fu la più grande catastrofe naturale dal dopoguerra nel nostro Paese

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Oggi ricorrono i 60 anni della strage del Vajont, una delle più grandi tragedie della storia italiana. Vajont era il nome di un torrente che scorre nella valle di Erto e Casso, nei pressi di Longarone e Castellavazzo, in provincia di Belluno, per poi confluire nel fiume Piave. Si tratta di tranquille località venete la cui sorte, nel 1963, è stata segnata per sempre da una catastrofe incredibile. Alle 22:39 del 9 ottobre 1963 un’enorme frana di roccia di circa due chilometri quadrati di superficie e 260 milioni di metri cubi di volume, da anni in movimento sulle pendici del Monte Toc, proprio dietro la diga del Vajont, tra il Friuli e il Veneto, precipitò nell’omonimo lago artificiale provocando tre onde, di cui una si diresse verso l’alto, un’altra verso le sponde del lago e la terza, di ben 230 metri d’altezza e 50 milioni di metri cubi di materiale solido e liquido, superò la diga e si abbatté senza preavviso sulla valle del Piave, distruggendo cinque centri abitati posti nelle vicinanze dello sbocco del torrente. Si tratta di Longarone, Pirago, Rivalta, Villanova e Faè.

Gli eventi disastrosi si susseguirono a catena: l’acqua tracimò superando la diga, gli abitati del fondovalle veneto furono inondati, distruzione e morte furono devastanti. Le vittime furono 1910, di cui 1450 solo a Longarone, centro più colpito. Alle ore 5:30 del mattino successivo i primi militari dell’Esercito Italiano, soprattutto Alpini, e i Vigili del Fuoco arrivarono sul posto per i soccorsi.

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