Batosta in tribunale per Brunetti: l’ex facente funzioni ha querelato un giornalista e ha perso (due volte)

"E questi che c’entrano con la Borsa Internazionale del Turismo?": Brunetti querela il giornalista Nicola Martino e perde in tribunale

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Nicola Martino, giornalista de Il Meridio, è uno di quei colleghi senza peli sulla lingua. Di quelli che le cose non le mandano di certo a dire. Quasi una rarità, insomma, in una terra dove servilismo e sudditanza psicologica aleggiano tra tutti i professionisti con spina dorsale vacillante. E purtroppo non parlo solo di quelli che si occupano di comunicazione e giornalismo, ma anche di chi riveste ruoli e assume compiti ben più concreti e rilevanti per il territorio.

Ebbene, nell’aprile 2022 Martino aveva pubblicato sul giornale online calabrese un editoriale dal titolo “E questi che c’entrano con la Borsa Internazionale del Turismo?“, con in evidenza una foto che ritraeva Filippo Quartuccio, Carmelo Versace, Paolo Brunetti ed Irene Calabrò sotto la gigantografia di uno dei due Bronzi di Riace. I quattro rappresentanti dell’amministrazione reggina avevano preso parte alla BIT (Borsa Internazionale del Turismo) di Milano. In una disamina impeccabile, il collega si chiedeva cosa mai avessero potuto raccontare, gli amministratori di una città il cui degrado è sempre più evidente, in un ambiente dove si parla di turismo, cultura, bellezza.

“Da queste parti l’acqua non scende dai rubinetti “

Ai “tanti visitatori dello stand della Città Metropolitana” (come la dozzinale prassi dei comunicati istituzionale impone) i quattro campioni della Amministrazione Pubblica si saranno ben guardati dallo svelare il segreto inconfessabile all’esterno dei confini reggini che da queste parti l’acqua non scende dai rubinetti – scrisse Martino nel suo editoriale –, la spazzatura è ben più visibile di quegli sparuti drappelli di turisti sbarcati per un tragico errore impossibile da ripetere, che il Lungomare (di cui tutti i provincialotti si vantano senza aver mai varcato le Colonne d’Ercole di Catona e Pellaro) è un porcile indegno di una bidonville, che l’ordine pubblico è ostaggio dell’inciviltà di chiunque abbia nel proprio DNA la capacità naturale di aggiungere il proprio mattoncino di bestialità“.

La querela e la sconfitta in tribunale per Brunetti

Ebbene, l’ex f.f. Paolo Brunetti non aveva accettato di buon grado l’articolo e l’opinione apertamente espressa da un giornalista che, a ragion del vero, stava solo facendo il proprio lavoro: scrivere un editoriale offrendo al lettore il proprio punto di vista, condivisibile o meno, su chi in quel momento era chiamato a gestire la cosa pubblica. Il facente funzioni di Falcomatà ha dunque deciso di querelare Nicola Martino, portando così a casa non una ma due bastoste.

Davvero un simile soggetto ha pensato, sia pur per attimo, di poter metterci paura con una querela per un articolo “dai toni indiscutibilmente aspri e polemici” (il virgolettato è desunto dall’ordinanza emessa martedì dal Giudice Claudio Treglia)? Di mettere paura a noi che, da anni e anni, scriviamo guidati da una libertà radicale che non ammette compromessi con nessuno perché nessuno della classe politica presente nelle istituzioni è meritevole di una stima pregiudiziale, perché troppo basso, prima di tutto, sul piano culturale?“, si chiede oggi Martino in un altro editoriale.

Diritto di critica

Il Giudice aveva disposto l’archiviazione, come richiesto dal Pubblico Ministero. Non pago di questa prima sconfitta, Brunetti si è opposto all’archiviazione. Ora, è arrivata la sentenza. “Nel caso di specie – scrive il giudice –, non appaiono travalicati i limiti dell’esimente del diritto di critica, atteso che le espressioni dell’articolo incriminato, pur caratterizzato da toni indiscutibilmente aspri e polemici, si fondano su un nucleo di verità storica, in quanto gli indagati avevano preso spunto dalla partecipazione degli amministratori a una fiera al fine di criticare la condotta degli stessi, in particolare lamentando come la trasferta degli stessi a Milano fosse stata finanziata dai contribuenti (circostanza che non risulta smentita nemmeno dal contenuto dell’atto di opposizione) mentre, per il resto, venivano messe in dubbio la competenza e capacità degli stessi amministratori mediante il riferimento alle condizioni in cui versava – a giudizio degli indagati – la città da lor amministrata….)“.

Morale della favola: il giornalista stava semplicemente facendo il proprio lavoro. Un modo di fare questo lavoro alquanto raro da queste parti, visto che troppi colleghi preferiscono fingersi addetti stampa invece che prendere posizioni. E allora, conclude Martino, occorre ricordare ai più che, lo si sappia, “è possibile aggredire politicamente questa sbrindellata banda di inetti anche “con toni indiscutibilmente aspri e polemici”“.

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