Emanuele Belardi ieri mattina era allo stadio Maradona per Napoli-Empoli, dopo che venerdì sera aveva seguito dal vivo a Reggio Emilia Sassuolo-Salernitana: l’esperto dirigente sportivo con la Reggina nel dna va in giro, vede le partite per il suo lavoro, segue il calcio – quello vero, quello che conta – per la sua attività di scouting e osservazione. Dopo la scelta di Brunetti per la Fenice Amaranto era rimasto così male per quello che era successo alla Reggina, alla sua Reggina, che dopo quell’intervista del 9 settembre ci aveva chiesto educatamente di non parlare più, di non girare il dito nella piaga, di lasciarlo in pace insomma. E infatti per oltre due mesi è rimasto in silenzio.
Adesso torna a parlare dopo che il tempo ha in parte ricucito quella ferita, anche se rimane l’amarezza non solo per quello che è successo ma per quello che i fatti stanno dimostrando sul campo. La Fenice Amaranto, infatti, dopo neanche due mesi di campionato è già a -12 dalla vetta, e non da una e neanche da due avversarie ma a -12 da ben tre squadre (Trapani, Siracusa e Vibonese), e sul campo sarebbe addirittura a -15 se non ci fossero stati i tre punti a tavolino regalati dal Sant’Agata di Militello che al Granillo aveva vinto 1-2. Una situazione drammatica e assolutamente indegna per la Reggina, che con questo ritmo a fine stagione si troverà a -40 punti dal primo posto che era l’obiettivo dichiarato nel business plan della nuova società.
“Ma questa – esordisce Belardi rispondendo alle nostre osservazioni – non è la Reggina, questa è una società che ha avuto il titolo per fare la serie D a Reggio Calabria. Se diventerà la Reggina lo dovrà dimostrare acquistando il marchio e la storia dalla vecchia società esclusa dalla serie B. Oggi non è la Reggina, è una società di serie D che sta facendo il campionato dei Dilettanti a Reggio Calabria”.
Ma questo ovviamente vale per tutti, anche se Brunetti avesse scelto l’altra società, anche se ci fossi stato tu.
“Certo, infatti ho detto che se vorrà diventare la Reggina dovrà acquistare marchio e storia. Come avrebbe dovuto fare chiunque si fosse trovato in questa situazione. E noi, comunque, ci chiamavamo Reggio Football Club non Fenice Amaranto: una scelta indicata dai tifosi in fase di business plan per la consapevolezza di legarsi alla tradizione del calcio reggino in questa fase di transizione”.
Cosa pensi di come stanno andando le cose per la Fenice Amaranto?
“Te lo dico molto sinceramente: non la sto seguendo, non ne ho proprio idea”.
Dici sul serio? Proprio tu, Emanuele Belardi, che non segue la Reggina?
“Ma Peppe te l’ho già detto, questa non è la Reggina. La Reggina è quella di Saladini che dovrà affrontare il suo iter per l’omologa in Tribunale; poi se la Fenice acquisterà marchio e storia diventerà Reggina. Staremo a vedere. In realtà una cosa mi è arrivata alle orecchie e mi ha anche dato un po’ fastidio, ma non mi importa nulla quindi lasciamo perdere”.
Eh no, ormai devi dirci di che si tratta…
“Ma guarda, mi hanno mandato un video di una conferenza stampa in cui c’era Pellegrino che si vantava di essere una persona seria per non aver chiamato allenatori e calciatori prima di avere l’incarico dal Sindaco, per non mancare di rispetto alle persone. In quei giorni c’erano polemiche sulla scelta della Fenice e io mi sono sentito chiamato in causa perchè noi avevamo contattato allenatori e calciatori prima della scelta del Sindaco, ma non ho mancato mai di rispetto a nessuno. In che senso contattare prima significherebbe mancare di rispetto? Anzi, proprio per rispetto nei confronti di Reggio Calabria, dei tifosi della Reggina e della gloriosa storia amaranto, noi ci eravamo mossi per tempo…”
Cosa intendi?
“Intendo che guidare la Reggina è una responsabilità enorme, e non si può improvvisare. Per questo motivo noi, consapevoli della grande responsabilità che potevamo avere qualora fossimo stati scelti, avevamo allertato dei professionisti in anticipo, nell’eventualità in cui saremmo stati noi a guidare la ripartenza dalla serie D. Ma non abbiamo mai promesso niente a nessuno, non abbiamo mai mancato di rispetto a nessuno. Abbiamo chiamato queste persone e gli abbiamo spiegato che ci poteva essere la possibilità di fare qualcosa di importante a Reggio, e avevamo chiesto la disponibilità di un loro coinvolgimento. Questo non significa mancare di rispetto, anzi. Avevamo anticipato i tempi rispetto a quello che poteva succedere, per non farci trovare impreparati e indietro con il lavoro, per non perdere settimane a trovare un allenatore valido, per non essere costretti a prendere gli svincolati, perchè non lo vinci un campionato di serie D prendendo gli svincolati“.
Ma come si poteva fare a non prendere svincolati se i tempi erano quelli? Il sindaco ha deciso l’8 settembre.
“Appunto, proprio per questo chi ambiva a prendere la nuova Reggina doveva muoversi d’anticipo. La nostra idea era quella di vincere il campionato, quindi non potevamo prendere gli svincolati. Proprio perchè eravamo consapevoli del ritardo e dei tempi stretti, ci eravamo mossi in anticipo contattando professionalità che potessero essere all’altezza della promozione. Non è vero che si potevano prendere solo svincolati: ci sono tantissimi calciatori che in serie D fanno la differenza, che militano in squadre di serie B e di serie C da cui possono fare la rescissione in qualsiasi momento con il consenso della loro squadra da cui magari sono ai margini e quindi il club è ben lieto di risparmiare l’ingaggio e liberare il calciatore. Noi avevamo scelto di prendere calciatori già pronti, che avevano fatto il ritiro, la preparazione, le amichevoli, e che quindi non avrebbero avuto difficoltà fisiche che sono inevitabili se prendi gli svincolati. Ma comunque non avevamo promesso niente a nessuno, avevamo soltanto chiesto la disponibilità nel caso in cui ci fosse stata l’eventualità di ripartire, e lo avevamo fatto per fare una squadra all’altezza di Reggio Calabria e della Reggina”.
E infatti la Fenice Amaranto è alle prese con continui infortuni: non ha potuto contare su Girasole, il nipote di Brunetti, per tutto settembre e tutto ottobre; Rosseti s’è fatto male alla prima col Siracusa ed è tornato dopo sette partite; per Cham e Dervishi la situazione è ancora più seria.
I professionisti che invece facevano parte del progetto di Massimo Taibi ed Emanuele Belardi stanno tutti brillando altrove. Mister Pazienza è stato chiamato ad Avellino dopo l’esonero di Rastelli e con 8 vittorie in 11 partite ha portato gli Irpini dalla zona retrocessione al secondo posto.
“Michele è un predestinato, non avevo dubbi che avrebbe fatto così bene appena lo hanno chiamato ad Avellino. Sarebbe stato un grosso acquisto per Reggio Calabria. Lo avevo scelto perchè aveva già vinto la D due anni fa con il Cerignola, e aveva fatto benissimo in C l’anno scorso portando lo stesso Cerignola addirittura ai playoff. Era l’allenatore ideale per fare il doppio salto, per ambire non solo a vincere subito la D ma anche a costruire qualcosa di grande per la prossima serie C. Sarebbe stato molto difficile, ma volevamo tornare subito in serie B in due anni. Con Pazienza in quel periodo (primi giorni di settembre, ndr) ci confrontavamo ogni giorno per fare la squadra, e di questa cosa me ne sono occupato io perchè Taibi mi aveva dato carta bianca, pur condividendo con lui le iniziative. Sempre con la supervisione di Massimo, con Pazienza parlavamo ogni giorno: non volevamo prendere calciatori svincolati tranne uno, Barillà, che io volevo prendere in modo particolare per l’aspetto ambientale e di appartenenza che Nino ha sempre avuto e dimostrato. Per il resto, l’idea condivisa da Taibi, me e Pazienza, era quella di non prendere svincolati proprio per evitare gli infortuni dovuti alla mancanza di preparazione. C’erano tanti calciatori in esubero nelle altre squadre di serie B e serie C ma erano calciatori che avevano fatto ritiro, le amichevoli, precampionato, tutta la preparazione. E avevamo puntato su quelli”.
Non è più un mistero che uno di loro era Adriano Montalto.
“Montalto è stata un’idea di Taibi, che lo aveva già avuto a Reggio dove aveva fatto benissimo in serie B. Lo aveva chiamato, e ovviamente a me e al mister faceva solo piacere poter contare su un calciatore di quel calibro in serie D. Aveva dato la piena disponibilità dimostrando enorme attaccamento, anche perchè parliamo di un calciatore di altro livello. Aveva appena vinto la serie C con la Reggiana, alla Reggina aveva fatto benissimo persino in serie B, infatti poi ha trovato squadra subito e lo vedete cosa sta facendo, segna ad ogni partita. Nessuno gli ha mai mancato di rispetto quando lo abbiamo contattato, tanto che con Taibi continua ad avere un ottimo rapporto: ha aspettato la scelta del Sindaco per capire se venire a Reggio, quando Brunetti ha scelto la Fenice è andato a firmare a Caserta senza nessun problema e nessuna difficoltà. Ma è stato così con tantissimi altri, parliamo di 20 calciatori, avevamo la squadra pronta, alcuni li avevo trovati io, altri me li aveva segnalati il mister. Ma questo ormai fa parte della storia, è il passato, le cose purtroppo sono andate diversamente”.
Quello che sta andando molto bene a Reggio, invece, è il basket: la Viola ha risvegliato l’entusiasmo del proprio pubblico con i risultati in campo ma anche con il progetto di Myenergy che è il Main Sponsor e sta valutando l’acquisizione della società. Tu hai avuto a che fare con loro per il progetto della Reggina: che ne pensi?
“I ragazzi di Myenergy li conosco bene, li sento. Sono persone davvero sane, oneste, sono un’azienda all’avanguardia e lavorano con grande serietà. Per la Reggina si sono trovate in una situazione particolare: sono persone del posto, che hanno Reggio e lo sport reggino nel cuore, sono tifosi prima che imprenditori, e poi hanno deciso di investire nel territorio. Io gli auguro il meglio, sia come azienda che come persone. Hanno dimostrato un grande attaccamento alla città: Reggio ha grande bisogno di persone che credono nella città e nella gente di Reggio, come stanno facendo loro. Io ho sempre seguito la Viola: ero un bambino del settore giovanile della Reggina quando Giacchetta mi portava al palazzetto per seguire quella squadra spettacolare in cui giocava Dean Garrett. Poi c’è stato un altro periodo nei primi anni duemila in cui la Viola si giocava i playoff per lo scudetto, la Reggina era in serie A, la Medinex nel volley femminile e la Cadi nel calcio a cinque erano a livelli di scudetto. Lo sport a Reggio Calabria era qualcosa di meraviglioso. Mi auguro con tutto il cuore che con Myenergy la Viola possa tornare in alto”.
Rimane rammarico per la Reggina, per quello che poteva essere e invece non è stato.
“Purtroppo sono state fatte delle scelte e non mi permetto di giudicare chi ha scelto, al contrario di chi ha scelto e poi si è anche permesso di parlare male di altre persone che avevano espresso il loro parere (Foti, Taibi, Cozza, ndr). Io non mi sono mai permesso di giudicare persone che non conosco, qualcuno lo ha fatto sbagliando. Il tempo dirà se quello che è stato fatto è stato fatto nella maniera giusta o no”.
Ma Belardi è come sempre pacato e delicato: i due mesi che sono passati già bastano e avanzano per capire se quello che è stato fatto è stato giusto o meno. Basta guardare i risultati e la classifica della Fenice, dopo appena 11 partite già completamente tagliata fuori da ogni possibilità di lottare per la promozione, a -12 dalle tre squadre prime in classifica che sarebbero -15 sul campo senza il regalo del Sant’Agata di Militello (su cui c’è comunque ancora un ricorso pendente).
La Reggina avrebbe meritato ben altro.