Non basta di certo una manifestazione per fermare gli efferati omicidi che stanno decimando la popolazione femminile italiana. Perché è di questo che si tratta: omicidi seriali che, con una cadenza quasi quotidiana, che portano via madri, sorelle, figlie. E se non le ammazzano, le violentano, abusano di loro, le sottomettono e le riempiono di botte. Questa giornata non seve a nulla, ma serve a tutto: l’unico modo per proteggere le donne è dare voce, riprendersi la parola e il controllo del proprio corpo.
Ed è necessario farlo non descrivendo la donna come “l’angelo del camino”, quella che “non si tocca neanche un fiore”, ma con forza e spirito d’iniziativa: “se domani non torno, bruciate tutto”. La manifestazione che si è tenuta ieri sera a Cosenza, con un lungo corteo di luci rosse, striscioni, uomini e donne stretti gli uni agli altri, ha voluto proprio trasmettere il messaggio di lotta contro i soprusi: bisogna riappropriarsi della propria libertà e, soprattutto, garantire un’esistenza sicura.
I messaggi, i fumogeni e i campanacci hanno accompagnato il coro “oggi Cosenza è tutta femminista”, facendo eco sulle strade principali del corso. La manifestazione si é conclusa davanti al Comune, ma non si conclude di certo la volontà di raggiungere l’obiettivo primario: non vogliamo piangere altre donne, ma celebrarle e garantire loro il sacrosanto diritto alla vita.