Giusi Princi in Albania, l’incontro con Edi Rama e gli applausi del summit della diaspora: “storico legame con la Calabria”

Giusi Princi ha tenuto oggi in Albania un intervento molto prestigioso e applaudito al terzo summit della diaspora albanese. Poi ha incontrato il premier Edi Rama

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Giusi Princi proietta la Calabria al centro dell’Europa e del Mediterraneo con uno straordinario intervento, particolarmente apprezzato da una platea internazionale ultra qualificata, questo pomeriggio a Tirana, Capitale dell’Albania, durante la Giornata Arbereshe, il terzo summit della diaspora albanese: Princi ha parlato in rappresentanza del Presidente calabrese Occhiuto e di tutte le Regioni d’Italia rivolgendosi ad una platea in cui sedevano in prima fila il presidente della Repubblica Albanese, Bajram Begaj, e il primo ministro Edi Rama.

Il Vice Presidente della Regione Calabria, a margine dell’evento, ha incontrato proprio Edi Rama che le ha confidato la propria gioia per gli accordi bilaterali con l’Italia e le ha detto di amare la Calabria, consapevole del forte processo di integrazione delle comunità arbereshe in Calabria. Nel suo intervento durante l’incontro, Giusi Princi ha sottolineato l’importanza di queste comunità per la Calabria e del legame tra l’Albania e la nostra Regione, illustrando ulteriori scenari di collaborazione.

L’evento, trasmesso in diretta sui social, ha avuto un seguito straordinario e ha proiettato la Calabria su una grande vetrina internazionale.

Il discorso di Giusi Princi a Tirana per la Giornata Arbereshe

“Sono estremamente lieta di rappresentare la Regione Calabria in questo evento, perché la mia regione, così come tutto il Meridione d’Italia, ha uno storico e forte legame con la Repubblica d’Albania, in quanto ospita, da oltre cinque secoli, la più numerosa e consistente comunità Arbëreshë italiana, che comprende, nella sola Calabria, quasi 60 mila persone distribuite su 33 comunità, tra paesi e frazioni, concentrati prevalentemente nella provincia di Cosenza.

La storia della comunità Arbëreshë in Calabria ha un’origine molto antica e racconta il dramma prima e la rinascita poi dei profughi albanesi sfuggiti alle violente persecuzioni turche nella loro patria d’origine a partire dalla fine del 1400 e continuata nei secoli successivi. In quella situazione critica, l’Italia, e in particolare la Calabria, ha rappresentato per le comunità albanesi un posto sicuro in cui trovare rifugio per sfuggire alla forte repressione culturale e religiosa portata avanti dai turchi.

Ma quella degli Arbëreshë in Italia non è soltanto una storia di fuga e di speranza, ma è diventata, nel corso del tempo, un formidabile esempio di integrazione e, allo stesso tempo, di tradizione.

Oggi, infatti, a distanza di oltre cinque secoli dall’inizio delle migrazioni, gli albanesi in Italia rappresentano una grande comunità fiera, che ha avuto la tenacia di custodire gelosamente nei secoli la propria identità culturale mantenendo intatti i propri costumi, la propria lingua, la religione e le tradizioni: insomma, pur riuscendosi ad integrare perfettamente con la popolazione locale, gli albanesi sono un popolo che ha saputo mantenere ferme le proprie radici nel corso del tempo, dimostrando una forza e un attaccamento alla patria assolutamente affascinante che deve essere preso ad esempio da tutti.

E questo diventa ancora più evidente nella società attuale, che è diventata sempre più conformista e anonima, e nella quale, purtroppo, le tradizioni, le identità e le lingue locali sono andate a perdersi e a confondersi, lasciando il passo ad una cultura – soprattutto giovanile – assolutamente uniforme e piatta, nella quale non è più possibile apprezzare le particolarità delle varie realtà locali.

Ecco che in questa realtà, il popolo Arbëreshë, fedele alle proprie origini, riesce a distinguersi in positivo, in quanto è testimone vivo della propria tradizione orientale e per il mondo globalizzato rappresenta un modello di conservazione dell’identità di un popolo che prosegue ancora oggi, grazie soprattutto alla forza di volontà dei giovani Arbëreshë, le proprie tradizioni e mantiene la propria lingua.

Ma, come dicevo, la conservazione delle origini e la tutela della propria identità non è stata raggiunta attraverso delle forme di isolazionismo e di chiusura verso l’esterno, anzi la particolarità e il punto di forza di questo popolo è stato l’aver saputo coniugare perfettamente la stretta connessione col proprio paese d’origine con la realtà della terra che li ha ospitati. Cioè gli Arbëreshë non hanno creato delle “isole” all’interno della Calabria, ma si sono saputi integrare con la comunità locale, riuscendo a fondere elementi occidentali con cultura orientale.         
E un formidabile esempio di questa integrazione nel rispetto della tradizione è rappresentato dall’elemento religioso: anzi proprio la fede è stata per mezzo millennio il principale elemento di coesione del gruppo degli esuli albanesi d’Italia, una fede cristiano-cattolica (dunque occidentale) che, tuttavia, segue la tradizione orientale di rito bizantino. Proprio la grande fede è tuttora uno dei tratti caratterizzanti del popolo Arbëreshë, insieme alla lingua e ai costumi, sia rispetto alla restante popolazione italiana, sia rispetto a una parte degli albanesi rimasti in patria che sono stati convertiti all’Islam durante i secoli di dominazione ottomana, ed proprio la fede peculiarità ha rappresentato l’elemento che ha permesso loro di non essere assimilati dall’ambiente italiano circostante. Ancora oggi, infatti, la chiesa cattolica Arbëreshë conserva strutture, disciplina, tradizioni e liturgia del rito bizantino, come praticato dalla chiesa ortodossa, ma riconosce come capo della Chiesa il Papa, rappresentando, appunto, un eccezionale punto di unione tra due culture diverse e un ponte tra occidente e oriente.

Pur nella propria specialità, la popolazione Arbëreshë è sempre stata fortemente integrata con la popolazione locale ed è proprio nei momenti più critici che questa fratellanza e questo spirito identitario si sono sentiti maggiormente. È particolarmente sentito, in Italia e soprattutto in Calabria, il contributo che è stato dato dai paesi Arbëreshë alla causa del Risorgimento e in particolare alla Spedizione dei Mille di Garibaldi, alla quale hanno preso parte moltissimi Arbëreshë (mi riferisco in particolare ai comuni di Lungro, di  San Demetrio Corone, di Frascineto e di Civita) nonché il contributo a tutte le guerre risorgimentali che hanno portato all’Unità d’Italia e quelle postunitarie.

Non posso, poi, non ricordare, con grande orgoglio, che proprio uno dei Padri Fondatori della Costituzione italiana, Costantino Mortati, era originario proprio di Civita, uno dei più antichi e fieri paesi Arbëreshë di Calabria.

Nella realtà moderna, gli Arbëreshë rappresentano in Italia un ponte con l’oriente, sono un gruppo etno-linguistico che è riuscito a mantenere la propria identità avendo nel clero, e le sue istituzioni, il più forte tutore e il fulcro dell’identificazione etnica. Ma il popolo Arbëreshë è anche un popolo di immigrati ed emigranti, esattamente come lo siamo stati noi italiani, e anzi, è forse ancora più consapevole e memore di questa sua storia di quanto non lo siamo noi, ed è per questo che ha il pregio di riuscire a vivere la moderna immigrazione con un forte senso di accoglienza, capace di cogliere e capire, molto più di noi italiani, le problematiche della integrazione.

La Regione Calabria è consapevole della ricchezza che viene dalle diversità e della necessità di contribuire affinché le tradizioni, la lingua, la fede e la cultura millenaria di un popolo ormai “storico” della Calabria, possano essere preservate e tramandate. Questo antico legame che lega la Calabria all’Albania deve quindi diventare la base di partenza per avviare nuove sinergie e percorsi virtuosi che pongano sempre al centro la valorizzazione delle relazioni tra le comunità Arbëreshë e l’Albania come attrattore ulteriore degli albanesi verso la Calabria tutta.

Ed è per questo che nell’ambito della programmazione regionale degli interventi a sostegno del territorio, una parte dei finanziamenti stanziati per la cultura e per il turismo, vengono sempre destinati alla tutela, alla promozione e alla valorizzazione della cultura Arbëreshë in Calabria. 

In particolare, la Regione interviene attraverso forme di contribuzione attiva e di patrocinio per i principali eventi culturali e folkloristici, per permettere di far conoscere non solo alla Calabria, ma all’Italia tutta, le particolarità di questa cultura, e le bellezze dei luoghi Arbëreshë di Calabria, nei quali si ha la possibilità di muoversi all’interno dell’Italia riuscendo, allo stesso tempo, a sentirsi in una realtà diversa, immergendosi in una cultura “altra”, che consente di scoprire luoghi, colori, profumi e tradizioni orientali pur rimanendo, appunto, in occidente.

Sono pertanto davvero lieta della sincera amicizia e collaborazione che si sta realizzando fra la Repubblica di Albania e l’Italia – in particolare con la Regione Calabria – perché rappresenta un’occasione unica per permettere a entrambe le comunità di crescere non solo in termini economici, ma ancora prima sul piano culturale e sociale”.

Il riepilogo della Giornata Arbereshe

Accademici, giornalisti, scrittori, artisti e imprenditori dai comuni italo-albanesi si sono riuniti oggi a Tirana nella Giornata degli Arbereshe, la comunità albanese arrivata in Italia nel 15esimo secolo, e che oggi vive in diverse regioni d’Italia, dalla Calabria, alla Basilicata, Sicilia, Puglia, Abruzzo e Molise. L’evento è stato organizzato dal governo albanese nell’ambito del vertice della diaspora albanese in programma domani. “Molti popoli hanno la loro documentazione storica ben conservata, mentre noi abbiamo una vera e propria comunità vivente, che da 6 secoli, trasmette da lontano l’eco della storia“, ha osservato il presidente della Repubblica Bajram Begaj, nel suo intervento alla cerimonia. A suo parere “è necessario scrivere un nuovo capitolo nelle relazioni con gli arbereshe, ed agire senza ritardi, specie per preservare la lingua arbereshe (l’antico albanese) ed ereditarla alle generazioni future“. Di mosse concrete ha parlato invece il premier Edi Rama, annunciando il gemellaggio dei comuni italo-albanesi con quelli albanesi. “Il governo metterà sù un programma concreto a sostegno, per trasformare questo gemellaggio in un ponte di permanente comunicazione“, ha fatto sapere Rama, avanzando anche l’idea di scambi fra giovani e bambini “perchè possano conoscere meglio la loro storia comune, ma divisa in differenti capitoli“. Il premier ha promesso anche un apposito Museo dedicato alla cultura arberesh che dovrebbe essere allestito presso il castello di Scanderbeg, l’eroe nazionale albanese, dopo la cui morte, ci fu anche l’esodo verso l’Italia.

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