L’inferno dello Stretto senza Ponte: ore di code a Messina e Villa, due Regioni paralizzate per uno sciopero di lavoratori privati

Ore di code sulle due sponde dello Stretto per lo sciopero dei lavoratori della Caronte & Tourist: situazione insostenibile, le immagini

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Villa San Giovanni nel caos: code chilometriche, migliaia bloccati nel traffico da ore
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Non è Natale e neanche Ferragosto. Non c’è scirocco né un imponente esodo per l’imminente annuncio di un nuovo lockdown. Non c’è nessuna delle condizioni di emergenza che solitamente paralizzano, più volte l’anno, i trasporti nello Stretto di Messina eppure oggi, in un normalissimo giorno feriale di metà autunno, le due sponde dello Stretto sono letteralmente in tilt a causa di un banale sciopero dei lavoratori marittimi e di terra del gruppo privato Caronte & Tourist. Basta questo per isolare la Sicilia, per paralizzate due città, per bloccare migliaia di lavoratori, pendolari, studenti e viaggiatori.

Senza il Ponte sullo Stretto, capita spesso e volentieri che attraversare questi miseri tre chilometri di mare diventi un’avventura omerica. Anche oggi è così: le code sono lunghissime, su entrambe le sponde. Sia per i mezzi pesanti che per pedoni e autovetture. Le corse sono più che dimezzate, parte soltanto una nave ogni ora e 20, con disagi enormi. Peggio dei weekend, quando le corse sono già ridotte. Come i serali festivi: 80 minuti tra una nave e l’altra. Da aggiungere alle oltre due ore di coda che si formano per la fila. Dall’uscita dell’autostrada all’ingresso nell’altra autostrada nell’altra sponda, passano oltre quattro ore. Quattro ore per percorrere tre chilometri, che con il Ponte significherebbe meno di due minuti.

Benvenuti nel Medioevo. Oggi è per lo sciopero, ma spesso e volentieri è così per i motivi più svariati. Basta una sciroccata. O l’esodo festivo, sia estivo o invernale, ma anche i semplici weekend. Basta arrivare agli imbarchi un minuto dopo la partenza della nave, che anche se non c’è fila si devono aspettare di base 40 minuti per la successiva. Più 30 minuti di traversata, più altri 15-20 minuti per uscire dagli imbarchi e tornare in autostrada. Siamo a un’ora e mezza di tempo, senza scioperi, senza esodo, senza maltempo, senza emergenze. Di base. Ogni giorno.

Gli effetti collaterali sono enormi anche per la viabilità interna alle due città. Messina e Villa San Giovanni sono paralizzate per tutti, anche per chi non deve prendere i traghetti. Perché gli imbarchi si trovano proprio in centro, in entrambe le sponde. E’ un disastro che solo i ciechi non riescono a vedere. Che solo ai cavernicoli può piacere. E’ il Medioevo, uno Stretto senza Ponte. Quando il collegamento stabile sarà in piedi, guardandoci indietro penseremo a quanto eravamo arretrati e a quanto un manipolo di pazzi reazionari si opponesse al progresso e allo sviluppo. Come chi diceva “no” al MOSE che salva Venezia dall’acqua alta, come chi diceva che la tour Eiffel avrebbe distrutto Parigi. Oggi migliaia di viaggiatori restano ore paralizzati per le esigenze dei lavoratori di un’azienda privata, in sciopero per uno stipendio più alto. E sui grandi giornali non se ne parla: significherebbe ammettere che il Ponte serve come il pane, ma in Italia non si deve dire. Fosse accaduto a Roma o Milano, Bologna o Firenze, sai che tragedie su tutti i grandi media! Ma lì sarebbe stato impossibile avere uno Stretto con tre chilometri di mare ancora senza un Ponte nel 2023. Se lo Stretto fosse stato tra Lombardia ed Emilia Romagna o tra Lazio e Toscana, di Ponti oggi ce ne sarebbero almeno tre e il primo sarebbe stato inaugurato 50 anni fa.

Fate il Ponte, sullo Stretto è indispensabile. Subito.

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