L’organizzazione sgominata dalla guardia di finanza era operativa nella zona di Diano Marina dal 2020 e si occupava di acquisto, coltivazione, trasporto e rivendita di cocaina, hashish e marijuana. Per le loro attività gli indagati avevano a disposizione diverse abitazioni usate per le riunioni operative durante le quali si decidevano approvvigionamenti di stupefacente, trattative con i fornitori e gli acquirenti ma anche per custodire, confezionare e cedere lo stupefacente.
Per sviare le indagini l’organizzazione usava criptofonini e auto in affitto. A volte la droga veniva trasportata caricandola su pullman che viaggiano sulla tratta Reggio Calabria-Ventimiglia. I finanzieri durante le perquisizioni hanno anche trovato una pistola. Gli investigatori hanno documentato che gli indagati agivano con modalità di tipo mafioso: imponevano il proprio controllo sui traffici di droga nell’area di Diano Marina e dei comuni vicini attraverso violenze e minacce – talvolta anche con le armi – e mediante l’evocazione del nome della famiglia De Marte-Gioffrè per costringere gli acquirenti a pagare gli acquisiti di stupefacente.
Uno degli indagati è accusato di concorso esterno perché si sarebbe attivato per ottenere informazioni sulle dichiarazioni rese da un componente della associazione nel corso del procedimento penale scaturito a seguito del suo arresto, contattando direttamente sua madre e poi informando il gruppo criminale di quanto appreso, e poi avrebbe segnalato in tempo reale all’associazione l’arresto di un sodale, dopo poche ore dalla sua esecuzione.
Avrebbe infine aiutato Domenico Giuffrè, uno degli indagati, a riciclare il denaro ottenuto dal traffico di droga nella gestione di slot machine. Agli indagati vengono contestati 56 episodi di acquisto, cessione, trasporto di quantitativi di cocaina e marijuana, nonché di coltivazione di marijuana. E poi lesioni, furti di mezzi di trasporto, estorsione, minaccia, tutti aggravati dal metodo mafioso.