Reggina, era tutto già scritto: “meglio 10 anni di Serie D”, ai tifosi non resta che la rassegnazione

Reggina, il flop (ampiamente annunciato) della Fenice e la rassegnazione dei tifosi. Ma Brunetti lo aveva detto in tempi non sospetti: "meglio dieci anni di serie D..."

StrettoWeb

La Fenice Amaranto è sempre più un disastro sul campo, ma ovviamente ad ogni partita la colpa ricade costantemente su qualche altro. Imbarazzanti le polemiche dopo il pareggio con l’Akragas ad Agrigento stavolta nei confronti dell’arbitro che seguono quelle contro il campo del Ragusa e quelle contro non si è mai capito chi per le partite ravvicinate di ottobre. Sempre e solo un rincorrersi di alibi che non sono mai stati in piedi neanche per un secondo: quando questo club ha presentato domanda al Comune per rilevare la Reggina era ben consapevole di tutta la situazione e delle difficoltà a cui andava incontro. E invece Ballarino & company pensavano di trovare nella serie D i migliori manti erbosi degni della Champions League o la VAR ad assistere i direttori di gara. Loro non sbagliano mai: tutto perfetto. La colpa è degli altri. Fatto sta che ci siamo ridotti con una società che ambisce ad essere la Reggina (!) e in serie D fa polemiche ogni domenica contro gli arbitri, la tattica degli avversari, il manto erboso, il calendario e qualsiasi altro pretesto. Che vergogna!

A proposito di Ballarino & company: ci chiediamo che fine abbiano fatto. Nelle ultime settimane sono scomparsi: niente più interviste e dichiarazioni prima, durante e dopo le partite. Prima, durante e dopo le settimane. Non parla più Ballarino, non parla Minniti, non parlano Pellegrino e Bonanno, non parla Praticò. Cos’è successo? Eppure fino a un paio di settimane fa erano particolarmente loquaci. Hanno inviato diffide a destra e a manca nel tentativo di silenziare le critiche ma intanto parlano i fatti che sono i risultati sul campo: la squadra dopo 12 partite ha solo 20 punti in classifica, -14 dal primo posto e addirittura fuori dai playoff. I tre punti regalati dal Sant’Agata di Militello e ottenuti a tavolino dopo una partita persa al Granillo evitano alla Fenice di essere lì dove ha meritato sul campo: nella parte bassa della classifica, 10ª su 18 squadre, a -17 dalla vetta.

La stagione è ormai compromessa, non che ci fossero possibilità che andasse diversamente: nel calcio nulla accade per caso e di “squadra da metà classifica” avevamo parlato su StrettoWeb dopo la fine del mercato mentre altri super esperti raccontavano l’arrivo degli svincolati come “lussi per la categoria”. Mentre nel business plan c’era scritto che l’obiettivo era la vittoria del campionato, mentre la società alimentava l’illusione della tifoseria di superare le big, il Siracusa, il Trapani… che intanto al Granillo hanno passeggiato! Ballarino aveva promesso un budget di 1,8 milioni ma soprattutto “le idee, perchè nel calcio non contano solo i soldi ma soprattutto le idee” e invece la sua società ha dimostrato di non avere né i soldi né le idee.

Il problema è cosa succederà in futuro: quali sono le prospettive del calcio a Reggio con questa società? Il prossimo anno il club avrà ancora meno soldi a disposizione, dopo quelli letteralmente sperperati per non ottenere nulla quest’anno e con l’inevitabile calo di entrate da botteghini e sponsorizzazioni. Sempre meno tifosi per il secondo anno consecutivo nei Dilettanti, sempre meno interesse e quindi sempre meno sponsor. E avversarie ancora più agguerrite: due tra Trapani, Siracusa e Vibonese, e cioè quelle che non riusciranno a salire quest’anno, e attenzione al Messina che rischia di retrocedere dalla C. La prossima D potrebbe essere ancor più difficile e competitiva di quest’anno, un altro inferno costellato di cattive figure per la Fenice Amaranto.

Ma Brunetti lo aveva detto in tempi non sospetti: “meglio dieci anni di serie D, ma fatti con dignità”. Fermo restando che questa dignità non la vediamo, ma è certamente nell’Amministrazione Comunale che vanno individuate le responsabilità di questo disastro: la serie D doveva essere una passeggiata per chiunque ambisse a rilevare il futuro della Reggina, e così poteva essere. Com’è stato per tutti nel corso degli anni: Catania, Palermo, Bari, Avellino, Foggia, Cesena, Parma, Venezia, Salernitana, Perugia… Brunetti ha più volte dichiarato di volersi assumere “tutta la responsabilità” della sua scelta, e rimaniamo curiosi di capire cosa intendesse.

Oggi nel primo consiglio comunale col rientro di Falcomatà, lo stesso Brunetti era assente e il consigliere di opposizione Massimo Ripepi si è rivolto direttamente al Sindaco: “la Reggina è qualcosa di una rilevanza sociale enorme e va alla pari con tutti gli altri problemi della città: è un tema importantissimo. Brunetti l’ha assegnata alla Fenice, e loro hanno scritto nel business plan che vogliono essere controllati dal Comune: hanno vinto il bando anche perchè hanno scritto che li avreste controllati. Li avete controllati? Cosa avete controllato, cosa avete rilevato? Ci sono tantissimi tifosi e cittadini che vogliono sapere, per capire se nei primi mesi hanno fatto o non hanno fatto quello che hanno scritto nel business plan”. Falcomatà, nella sua risposta, ha completamente ignorato il tema della Reggina: non ha degnato la domanda di Ripepi di alcuna considerazione.

A proposito di politica: non è ancora stato pubblicato il bando per l’assegnazione del Centro Sportivo Sant’Agata. La Fenice ha avuto la seconda assegnazione provvisoria fino al 18 dicembre, e poi? Il ritorno di Falcomatà e il passaggio di consegne con Versace alla Città Metropolitana ha certamente rallentato le procedure burocratiche, ma il rischio è che i tempi si dilatino ulteriormente e la struttura di via delle Industrie rimanga troppo tempo in condizioni di incuria e abbandono.

Intanto le domeniche passano, e ai tifosi non rimane che la rassegnazione. Di partita in partita, anche gli allocchi che nelle prime settimane avevano scelto di dare credito a questo progetto si sono dovuti arrendere all’evidenza dei fatti. Così l’interesse per il calcio già ai minimi termini per la ripartenza dalla serie D sta venendo meno. Tanti preferiscono seguire la Viola o il Volley che stanno facendo benissimo, seppur nei campionati minori, ma con prospettive più importanti e in contesti societari più dignitosi. Del calcio a Reggio, invece, non rimangono più che i ricordi dei fasti di un tempo. Ricordi gloriosi, e sempre più lontani. Con l’amarezza per un’intera generazione che non potrà vivere la grandezza dell’orgoglio amaranto e la passione della Reggina, mortificata e umiliata dalla cattiva politica.

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