Reggina, la Fenice diffida Ripepi e lui li denuncia pubblicamente: “mi vogliono mettere il bavaglio, che paura”

"Ballarino e Minniti mi vogliono mettere il bavaglio, sto morendo dalla paura", ha detto Massimo Ripepi nella sua diretta

StrettoWeb

La Fenice Amaranto ha inviato una lettera di diffida al Consigliere Massimo Ripepi, tra i politici che più si sono battuti in questi mesi per evidenziare alcune criticità riguardanti la nuova società di Reggio Calabria. A ufficializzare la diffida è stato lo stesso Ripepi, nel corso di una delle sue consuete dirette social, questo pomeriggio. Nel filmato, il Consigliere ha anche denunciato pubblicamente la Fenice. “Ballarino e Minniti mi vogliono mettere il bavaglio, sto morendo dalla paura”, ha detto Ripepi.

Questa diffida è un tentativo di mettermi il bavaglio e non farmi più parlare di cose inerenti la Fenice Amaranto, degno nome di una compagine sociale che io ho sempre definito di persone perbene”. “Ma la Fenice Amaranto è un problema che riguarda la nostra città e io ne parlo anche se non mi conviene, perché io non parlo di cose che mi fanno avere consensi, ma dei problemi della città“, chiosa Ripepi.

Io non ho mai parlato male, ma ho solo detto che questa non è una società che possa far fronte a quanto scritto nel business plan“, precisa il consigliere, al quale la Fenice imputa un danno d’immagine dalla stratosferica cifra di centomila euro. Ma Ripepi non si arrende: “continuerà a vigilare, non mi fermerò mai!“.

Di seguito la lettera di diffida integrale da parte degli Avvocati Sbarbaro e Guarnieri con le firme di Minniti e Ballarino.

“Egregio Dott. Ripepi,
formuliamo la presente in nome e per conto del Sig. Virgilio Salvatore Minniti, in proprio e nella qualità di Presidente della Associazione Sportiva Dilettantistica LFA Reggio Calabria (di seguito anche “LFA”) e del Signor Antonino Ballarino, che sottoscrivono in segno di accettazione e ratifica, per significarLe quanto segue. Ferma sin d’ora la riserva di meglio articolare e dedurre dinanzi alle competenti Autorità giudiziarie, le dichiarazioni da Lei espresse nei video pubblicati sui Suoi account social Facebook e Instagram aventi per oggetto la LFA risultano essere espressamente discriminatori e denigratori nei confronti dei nostri Clienti, e appaiono finalizzati ad (o comunque finiscono per) alimentare un ingiustificato e pericoloso sentimento di ostilità nei loro confronti.

Procediamo con ordine.
Innanzitutto, appare evidente come la LFA sia stata bersaglio di attacchi diretti da parte Sua volti a discriminarne la compagine sulla base dell’origine territoriale. In particolare, la figura del dott. Ballarino risulta essere oggetto di una pesante campagna finalizzata a radicare nella collettività un sentimento di odio nei suoi confronti che fa leva principalmente sulla circostanza che non sia originario di Reggio Calabria.

Così, nello specifico, in data 22 ottobre, nel corso di una diretta live via Facebook intitolata “Reggio sprofonda e Ballarino sparla”, utilizza espressioni quali “arriva un catanese che vuole stare con due piedi in una scarpa” alludendo e dipingendo “il catanese” in senso dispregiativo, mentre nella live Facebook del 2 novembre u.s., denominata “Oggi sono stato al Granillo. Ha vinto la tifoseria, ma le cose non vanno bene” si arriva a classificare le dichiarazioni del dott. Ballarino come “queste cose in catanese tipo napoletano”. Ancora, sempre nella stessa live, “ha fatto tutta una sceneggiata catanese. Ci sono quelle napoletane e lui ha fatto quella catanese. Perché se lo sentite parlare sembra fare le sceneggiate catanesi, oltre quella prosopopea che si deve togliere perché noi siamo vero Reggio Calabria”, e ci si riferisce infine ad un’intervista del dott. Ballarino come ad un “melodramma catanese”, evidenziando – ancora una volta – una discriminazione territoriale che non può essere tollerata, a maggior ragione considerando anche il ruolo pubblico di Consigliere Comunale che Lei ricopre e la connessa capacità di influenzare la collettività che ne discende.

In secondo luogo, nei Suoi video viene diffusamente e in modo del tutto ingiustificato denigrato anche il progetto imprenditoriale e sportivo dei nostri Clienti, con ciò danneggiando in modo diretto le loro attività personali, professionali e imprenditoriali, e così di conseguenza il loro patrimonio. Nelle due dirette live sopra menzionate vengono continuamente attribuiti al dott. Ballarino epiteti che hanno come fine unico quello di lederne la reputazione, come “Spara fesserie dalla mattina alla sera, perché vuole convincere i deficienti, ci avrà preso per deficienti qui a Reggio Calabria” o addirittura “chi crede a ste sciocchezze è sciocco come te”.

Numerosi, inoltre, i riferimenti con finalità denigratorie compiuti comparando altri soggetti interessati all’acquisto del titolo sportivo e[ art. 52 NOIF e i nostri assistiti, commentando – in una recente intervista resa alla testata CityNow – l’attribuzione dello stesso alla LFA come “un’ingiustizia talmente grande come quando si sceglie la concessionaria della Fiat di Catania, rispetto al proprietario Agnelli”. Ancora, associa il progetto sportivo e imprenditoriale al “gioco delle tre carte” alludendo falsamente a finalità addirittura poco limpide – se non addirittura illegittime – affermando altresì: “gli dico che non si spende, non si vince una partita, una la vinco, una la perdo, vado in serie C, non vado in serie C, nel frattempo sono il presidente per uno due anni della Reggina così faccio business. Un gioco legittimo prendendoci per il culo a noi. È chiaro o non è chiaro cari concittadini”.

Più grave ancora è il Suo appello “vogliamo svegliarci e dire insieme, concittadini, che non è adatta questa persona?”, che rappresenta un chiaro tentativo di incitamento all’odio nei confronti del dott. Ballarino e degli altri nostri Assistiti. E l’intento di screditare l’attività sportivo-imprenditoriale che la LFA e i suoi soci conducono è sfociata finanche ad etichettare il business plan – presentato da LFA in sede di manifestazione di interesse nell’ambito della procedura ex art. 52 NOIF – come “tutte cazzate perché non avevi un euro”.

Tali affermazioni, è ben evidente, travalicano la libertà di espressione che l’ordinamento riconosce, concretizzandosi in evidenti lesioni della reputazione dei nostri Clienti – e come tali illegittime.
Corre l’obbligo di segnalarLe, infatti, che integra la lesione della reputazione ogni comportamento che sia posto in essere mediante l’utilizzo di espressioni sapientemente allusive, denigratorie e discriminatorie al solo fine di arrecare un pregiudizio ai diritti della personalità costituzionalmente protetti, tanto di persone fisiche che di enti.

In particolare, secondo l’insegnamento costante della Suprema Corte di Cassazione, la lesione alla reputazione configura in capo al danneggiante un obbligo di risarcire il danno arrecato, da valutare sia sotto il profilo della incidenza negativa che tale lesione comporta nell’agire delle persone fisiche che ricoprano gli organi dell’ente e, quindi, nell’agire dell’ente, sia sotto il profilo della diminuzione della considerazione da parte della collettività con cui l’ente di norma interagisce (Cass. Civ., Sez. III Sent., 04/06/2007, n. 12929). Ciò volendo tacere dei profili anche eventualmente diffamatori, sui quali ci si riserva ogni valutazione e azione.

Tanto premesso, per tutto quanto sopra esposto La diffidiamo formalmente a cessare immediatamente i comportamenti e atteggiamenti sopra stigmatizzati, con ogni riserva di provvedere quanto prima alla quantificazione dei danni già subiti (che parrebbero ad oggi, comunque, non inferiori ad euro 100.000,00), nonché di agire dinanzi ad ogni competente Autorità giudiziaria al fine di tutelare gli interessi dei nostri Clienti”.

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