In Calabria, si sa, il rogo delle automobili è una tradizione culturale del territorio, come le frittole a settembre o i petrali a Natale. Ma mentre per assaporare certe cose bisogna avere la pazienza di aspettare una determinata stagione, questa di bruciare macchine è una tradizione a cui la gente calabra è così legata che non si guarda neanche il calendario: o d’estate o d’inverno qualche carcassa d’auto in giro la si trova sempre, a indicare che siamo al Sud.
L’ultima (ma credo, visto che è lì da qualche settimana, solo una delle ultime), fa bella mostra di sé sotto il ponte di Sant’Anna, giusto ad uno degli ingressi cittadini, quasi a mostrare con la sua iconica presenza a qualche visitatore che si spingesse appena al di fuori del centro storico il volto cittadino appena dietro la patina edulcorata delle palme della via marina. Noi non sappiamo a chi spetti rimuoverla, visto che ormai a poco a poco della macchina è rimasta solo l’idea come in certe forme di arte concettuale. Ma invito chi scriverà i nuovi depliant turistici a non dimenticare queste cose, indicandole appunto come una forma di cultura moderna evolutasi dallo spirito del territorio, che così colui che si avventurasse dalle nostre parti ad immergersi nella cultura locale non si trovi poi spaesato quando, lasciando appena il centro storico vi si trovasse di fronte e potrebbe magari pensarne male. Nulla di cui preoccuparsi: l’arte ignifera fa da sempre parte della cultura calabra e se siete fortunati, a camminare a tarda sera, potreste assistere voi stessi a qualche esempio: è un modo tipico che ha la gente del Sud di scambiarsi messaggi o risolvere divergenze in maniera sbrigativa senza il fastidioso passaggio dal codice civile.
Nel Nord, dove la gente è priva di vitalità e segue noiosissime regole di convivenza civile, di queste cose non se ne vedono, e il quotidiano si dilunga in un modo di vivere opaco, terribilmente inespressivo. A meno che non vi spingiate nelle grandi metropoli: lì, nelle periferie, qualche auto bruciata la potrete anche vedere, e allora con gli occhi umidi noi del Sud possiamo risentire un po’ del tepore casalingo: le città del Nord sono fredde e allora un po’ di fuoco riscalda sempre l’ambiente, e allora si può stare sicuri che lì c’è passato qualche meridionale a portare la (sua) civiltà che è sempre in movimento, come diceva Sciascia.