Reggio Calabria, “La cattura” di Messina Denaro: “mi avete preso perché sono malato” | INTERVISTE

Matteo Messina Denaro "aveva molti amici in Calabria" e i suoi legami con la 'ndrangheta calabrese hanno portato anche a cercarlo in Calabria

  • Maurizio de Lucia La cattura
    Foto Salvatore Dato / StrettoWeb
  • La cattura Matteo Messina Denaro
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  • La cattura Matteo Messina Denaro
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  • La cattura Matteo Messina Denaro
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  • La cattura Matteo Messina Denaro
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  • Maurizio de Lucia
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  • La cattura Matteo Messina Denaro
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  • Salvo Palazzolo
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  • Maurizio de Lucia
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  • Bombardieri
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  • Salvo Palazzolo
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  • La cattura Matteo Messina Denaro
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  • La cattura Matteo Messina Denaro
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  • Bruna Siviglia
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  • Arcangelo Badolato
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  • Maurizio de Lucia Matteo Messina Denaro
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  • Bruna Siviglia
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Mi avete preso perché sono malato“. Questo ha detto Matteo Messina Denaro mentre si chiudeva il sipario sui suoi trent’anni di latitanza eccellente, come ultimo pallido tentativo di affrontare lo Stato. Non era un mafioso come tutti gli altri, Messina Denaro. Era un criminale mai stato “Capo dei capi”, ma considerato tale dopo l’uscita di scena di Bernardo Provenzano. Era l’anello di congiunzione tra la mafia ‘vecchio stampo’, quello di Riina e Provenzano per capirci, e la mafia moderna, spregiudicata, con regole meno rigide, meno legate all’interesse comune di Cosa nostra, ma più legato all’interesse dei singoli.

Della sua cattura si è parlato oggi a Reggio Calabria, nella sala Boccioni di Palazzo Alvaro, grazie a Bruna Siviglia, presidente dell’associazione Biesse. A moderare la presentazione del libro “La cattura” edito da Feltrinelli c’era il giornalista Arcangelo Badolato. A rispondere alle domande, oltre al procuratore capo di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri, c’erano i due autori del libro: Maurizio De Lucia, procuratore capo di Palermo, e Salvo Palazzolo, giornalista di Repubblica da sempre impegnato nel comunicare al mondo la mafia e tutto ciò che le ruota attorno.

Messina Denaro, "La cattura": la Presidente Biesse Bruna Siviglia

Matteo Messina Denaro e la mentalità

Parlate di mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene” diceva Paolo Borsellino in un messaggio al quale De Lucia si è rifatto questo pomeriggio, parlando ad una vasta platea di reggini, tra i quali alcuni giovani studenti. Il fulcro di questi tre decenni di latitanza stanno nella mentalità, una mentalità per la quale persino il “comune dove Messina Denaro risiedeva si è voltato da un’altra parte, insieme alle rete medica che lo ha protetto“.

Messina Denaro aveva uno stretto rapporto con Provenzano, per il quale metteva a disposizione anche ricchezze, ma non è mai stato il Capo dei capi perché, quest’ultimo deve essere di Palermo o della provincia. Ma dopo la morte di Provenzano da un punto di vista morale lo è diventato. Oltre ad essersi configurato come uomo di pace rispetto ad altri corleonesi più feroci. Lui, nonostante abbia preso parte alle stragi degli anni ’90, era un ragioniere“, ha spiegato il procuratore De Lucia.

Messina Denaro, "La cattura": intervista al Procuratore Maurizio De Lucia

Matteo Messina Denaro e la ‘ndrangheta calabrese

Matteo Messina Denaro, inoltre, aveva stretti legami con la ‘ndrangheta calabrese. “Aveva molti amici in Calabria“, ha raccontato De Lucia. Tanto che ad un certo punto si è iniziato a cercare il boss di Cosa nostra anche in Calabria. Alcuni “collaboratori sono confluiti anche nei processi reggini” ha spiegato il procuratore Bombardieri. Si sono così delineati “interessi comuni, decisioni comuni da prendere, scambi di favori di sangue. Ma allo stesso tempo – chiosa il procuratore di Palermo – sono stati tanti i momenti di contatto anche tra le procure di Reggio e di Palermo, con stretti rapporti investigativi per far fronte a scenari criminali che hanno lo stesso comune denominatore“.

I due procuratori hanno posto l’accento sulla necessità di un cambio di passo, un cambio di mentalità necessario per dare una svolta alla lotta alla mafia. “Qualche tempo alcuni giovani calabresi dell’area tirrenica postavano sui social inni alla ricchezza anche mostrando armi“, con chiari riferimenti alla ‘ndrangheta, ma la verità, ha sottolineato Giovanni Bombardieri, è che si tratta di “falsi miti che contrastano con la realtà. C’è dunque estrema di necessità di sconfiggere questi falsi miti: la mafia non è ricchezza“.

Palazzolo: “dobbiamo dire alle mafie che sul territorio ci siamo noi”

Ma come ha potuto, dunque, Matteo Messina Denaro stare trent’anni in latitanza? Per Salvo Palazzolo quel paese dove il boss stava “è la metafora di quello che accade nei nostri ambiti. E’ necessario stare vicino ai magistrati, non lasciarli soli“. Parla ai giovani, Palazzolo, vero protagonista di una presentazione di un libro che in realtà è stato molto di più. E’ stato un messaggio forte e deciso: anche nei territori dove tutto sembra perduto lo Stato c’è e ci può essere solo se la società civile decide di non demordere. E si schiera dalla parte della legalità.

Un messaggio che Palazzolo riesce a rendere fruibile al grande pubblico, liberandolo dalle maglie complesse degli addetti ai lavori, come magistrati e investigatori, e veicolandolo in maniera diretta, per parlare a tutti. Giovani in primis. “Gli studenti sono l’asse portante” di tutto questo, chiosa Palazzolo ricordando gli anni ’90 a Palermo, quando “non bastava essere in piazza. Bisognava essere vicini ai magistrati in modo vero, leggendo le loro carte, le loro sentenze“.

Invita alla riflessione e alla scrittura, Salvo Palazzolo. Invita a convogliare la paura nella scrittura, come a volerla esorcizzare mettendola nero su bianco. “La cosa che ci unisce tutti sono i racconti, raccontare ciò che accade in un territorio. La definizione migliore di antimafia la fornisce Totò Riina, che intercettato in carcere, guardando un servizio tv, diceva di Don Ciotti che è come Pino Puglisi. “Ma perché non se ne sta in chiesa”, disse. Non doveva stare sul territorio, dunque, e invece dobbiamo essere sul territorio perché purtroppo ci sono ancora oggi zone franche. C’è una terribile voglia di mafia che pervade la nostra società. Questa è la sfida: dobbiamo dire alle mafie che non consentiremo un ritorno indietro. Voi cercate di prendervi un territorio ma sul territorio ci siamo noi!“, ha concluso il giornalista.

Messina Denaro, "La cattura": intervista a Salvo Palazzolo
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