Riflessioni, prima che si faccia notte

Un convegno tenutosi a Milano, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, sul tema “Innovazione, green, digitale per la competitività delle imprese” mi da lo spunto ad alcune riflessioni.

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Un convegno, del 15 novembre us, tenutosi a Milano, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, sul tema “Innovazione, green, digitale per la competitività delle imprese” mi da lo spunto ad alcune riflessioni. In un sistema democratico, un lavoro degno, creativo e solidale è la leva che richiama naturalmente lo sviluppo, del quale ne è la naturale conseguenza. Ma non può esserci sviluppo, ergo occupazione, se non c’è libera iniziativa, secondo l’art. 41 della Costituzione e, quindi, se non c’è l’impresa che, nell’autonomia delle sue scelte, sappia crescere, mantenendosi competitiva, con strategie ed investimenti di lungo periodo. Questa fondamentale istanza è, oggi, condizionata dai mali che limitano la capacità di impresa a competere nel mercato internazionale, mali che sono una giustizia lenta, un fisco
asfissiante, un sistema formativo per molti aspetti carente, una incredibile ipertrofia normativa, un’avvilente, a volte, paralisi burocratica, una carenza di infrastrutture in settori vitali, un debito pubblico pesante nel quale non si riesce ad incidere significativamente nella parte corrente.

Dentro tale cornice, fatta di chiaroscuri, gli imprenditori debbono recitare un ruolo determinante, e ne parlo da Cavaliere del Lavoro, affrontando sfide epocali come l’innovazione, la transizione ecologica, gli avanzamenti della digitalizzazione, con il radar sempre puntato sui costi, per la salute dell’azienda, nonché sulla responsabilità e coesione
sociale, sulla sostenibilità e sulla qualità del lavoro. Solo in questo modo, con tale approccio realistico, che va oltre le mode e gli orientamenti ideologici, la competitività delle imprese può essere assicurata, consentendo al Paese di affrontare un futuro che si prospetta pieno di insidie. In tal senso traiamo il conforto dalla storia recente. Il sistema italiano ha retto prima e dopo il covid anche perché una parte significativa del mondo produttivo ha avviato un valido
processo trasformativo e l’attuazione, tra l’altro, di una economia circolare, all’altezza delle sfide che esse si sono trovate a fronteggiare e sostenuta da una cultura di impresa sempre più matura. Bisogna non perdere tale spinta e questo spirito, seguendo anche le linee di Industria.5, il cui potenziale richiede adeguati investimenti in competenze e formazione. Essi, nelle loro incidenze, non possono essere sufficienti se non accompagnati ed incoraggiati dal buon utilizzo dei fondi del PNRR, dall’attuazione di riforme che tocchino il fisco, la
giustizia, la burocrazia, dalla presenza di una Europa orientata verso la creazione di un fondo comune sovrano per gli investimenti, da una classe politica sensibile e responsabile che, in una stagione come questa, insidiata da guerre alle porte, non commetta l’errore di diluire l’impegno in stucchevoli discorsi e strumentali orientamenti.

Oggi, diciamo basta a incertezze e polemiche, prodotte da una costante ricerca di consenso, in vista di periodici e frequenti impegni elettorali. Basta: occorre decisione, azione, pragmatismo, responsabilità, per produrre risultati; il Paese ha fretta e non può più attendere! Associo a questa esortazione il verso di una bella canzone di Renato Zero – che con un po’ di fantasia, si può estendere alla presente stagione – titolata “Si sta facendo notte”: “Si sta facendo notte. Se questa nostra stella non decolla avrò sbagliato e anche tu che ti aspettavi di più. Sono giochi disonesti, per tanti irresistibili idealisti (o, aggiungerei, sconclusionati velleitari), assoluzione non c’è. Diamoci dentro affinché…non si faccia notte! La poesia, espressa in un mondo leggero, come la canzone, ed opportunamente interpretata, lascia più traccia di qualsiasi discorso.

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