Saman Abbas come Maria Concetta Cacciola, il pm: “la sua famiglia era come una ‘ndrina calabrese”

Il pm Gaetano Paci ha paragonato Saman Abbas a Maria Concetta Cacciola, "costretta dai familiari nel 2011 a ingoiare acido muriatico"

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La struttura della famiglia Abbas simile a quella di una ‘ndrina calabrese. E’ questa la similitudine fatta dal procuratore di Reggio Emilia Gaetano Paci, che nella sua requisitoria ha citato conversazioni successive all’omicidio di Saman, con protagonista il padre Shabbar, “da cui emerge la necessità di mantenere compatto il fronte familiare e parentale“. E questo, ha detto Paci “è esattamente quello che prima dell’omicidio la scelta determinata e testarda di Saman aveva cercato di mettere in crisi. E cioè l’autorevolezza di Shabbar, come membro di una famiglia potente, che possiede tanti terreni in Pakistan, che nel suo villaggio agita il kalashnikov e spara in aria“.

Una vicenda, ha detto ancora Paci che prima di essere nominato capo della Procura reggiana era stato procuratore aggiunto a Reggio Calabria, ricorda una testimone di giustizia vittima di ‘Ndrangheta: “Maria Concetta Cacciola, costretta dai familiari nel 2011 a ingoiare acido muriatico“.

Il pm, la madre di Saman glaciale, lucida e malvagia

Nel momento in cui il padre e la madre di Saman escono da casa con la ragazza, per l’ultima volta insieme, la madre ferma l’azione del padre e si porta lei da sola davanti alla strada ghiaiata, tenendo il padre fuori dal fuoco del telecamere“. La descrizione di quanto si vede nelle immagini di sorveglianza di Novellara, la sera del 30 aprile 2021, è stata una parte della requisitoria del procuratore Gaetano Paci nel processo sulla morte di Saman Abbas.

Nazia Shaheen, ha sottolineato il pm, in quel frangente “ferma il marito e va da sola con la figlia, con una impassibilità, una freddezza, una glacialità, una lucida malvagità che non ha eguali“. Quello è, ha aggiunto “l’ultimo momento in cui Saman viene vista in vita, lo sappiamo dagli accertamenti medico legale e archeologico forense“.

“Il fratello di Saman vittima dello stesso sistema”

Per noi il fratello di Saman è una vittima dello stesso sistema“, ha detto ancora Paci, soffermandosi sulla deposizione del giovane, sentito per tre lunghe udienze come testimone nell’omicidio della sorella, uccisa a Novellara la sera del 30 aprile 2021. La Corte aveva emesso un’ordinanza dove aveva reso inutilizzabili tutte le dichiarazioni fatte in precedenza dal giovane, all’epoca dei fatti 16enne, dicendo che era potenzialmente indagabile. Ma la Procura per i minori di Bologna nel frattempo ha concluso gli accertamenti, non trovando elementi per accusarlo.

Anche lui – ha ribadito il procuratore Paci in requisitoria – è vittima di una situazione familiare oppressiva e autoritaria, totalmente schiacciato nella sua sua libertà di determinazione“. E in seguito ha fatto “un percorso esistenziale che è passato dall’avversione, prima ad una consapevolezza e poi una condivisione delle scelte della sorella“. “Quello che sosteniamo è che il processo fornisce, prima ancora della sua deposizione, elementi non solo di riscontro alle sue dichiarazioni, ma autonomi“.

Saman aveva una forza sovversiva inconsapevole

La barriera all’anelito di vita di Saman è stato il sistema valoriale della famiglia. ‘Una pazza’, come la definì Nazia, la madre, non poteva permettersi di mettere in discussione l’onorabilità della famiglia. Ma Saman aveva una forza sovversiva che esercitava inconsapevolmente: voleva solo vivere la sua vita, camminare mano nella mano per le strade di Bologna, scambiarsi un bacio“, ha detto il procuratore Calogero Paci, parlando della 18enne pachistana uccisa a Novellara a fine maggio 2021.

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