Scopelliti a Torino: gli amici di una vita ritrovati e il ricordo di Burzi, suicida a Natale a causa della Giustizia

Nel corso della presentazione del libro ieri a Torino, Scopelliti ha ricordato l'ex Consigliere Burzi ma anche ritrovati vecchi amici reggini

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Altro grande successo per Giuseppe Scopelliti, che dopo il pienone nella sua Piazza Duomo a Reggio è uscito di nuovo fuori dalla Calabria, andando a Torino. Ieri sera ha presentato infatti il suo libro, “Io sono libero”, presso il Centro d’Incontro Vanchiglietta, in Corso Belgio 91, nel capoluogo piemontese. L’appuntamento è stato moderato da Edmondo Bertaina, Direttore della Gazzetta di Torino. Tra gli interventi quelli di Pino Iannò, Presidente dell’Associazione “Libero Pensiero”, e di Sante Zaza, Presidente Regionale Asi. Interventi anticipati dai saluti di Stedano Allasia, Presidente del Consiglio della Regione Piemonte.

Grande emozione, da parte dell’ex Sindaco e Governatore, per aver ritrovato – nella sala piena in ogni ordine di posto – anche tanti amici di una vita: da ex compagni di Basket e Fronte della Gioventù ad amici della discoteca, di quelli che si incontravano nelle calde estati reggine. E poi anche parenti ed esponenti del mondo universitario. Erano tutti di Reggio Calabria, ovviamente, ma ora stanno in Piemonte e hanno approfittato per fare un salto alla presentazione e incontrare nuovamente un amico dei tempi andati.

Il ricordo del Consigliere piemontese Angelo Burzi

Nel corso dell’evento è stato anche dato spazio alla figura di Angelo Burzi, ex Consigliere piemontese di Forza Italia suicidatosi la notte di Natale 2021, al culmine di una lunga e tormentata vicenda giudiziaria – “Rimborsopoli” – che lo aveva travolto nel 2013. Burzi è stato ricordato più volte e da più personaggi lì presenti. E non solo perché piemontese, quindi del luogo in cui si stava svolgendo la presentazione, ma anche perché strettamente collegato a uno degli incipit del libro di Scopelliti, che dopo aver pagato in carcere ora è un uomo libero, si sente un uomo libero e vuole raccontarlo al mondo intero. Tutto ciò che invece non è riuscito a fare Burzi, che si è suicidato proprio dopo gli anni travagliati di fronte alla Magistratura.

Per l’occasione, ieri, l’ex Sindaco e Governatore calabrese ha voluto evidenziare proprio questo: “bisogna dare voce a chi non ne ha avuta, a chi non ce l’ha fatta e si è suicidato, ha reagito male. E il libro nasce proprio dalla volontà di dare voce a chi non è riuscito a superare il momento. E in questo senso l’impegno da parte delle Istituzioni deve essere quello di salvaguardare gli articoli della Costituzione in fatto di libertà, che non va mai negata”.

La lettera del Consigliere Angelo Burzi prima del suicidio

A tal proposito, riproponiamo la lettera integrale che Burzi scrisse prima dell’insano gesto:

“Conoscere per decidere

Ho vissuto splendidamente sino al compimento del mio 73mo compleanno. Poi, da settembre sono cominciati i problemi… la notizia delle udienze alla fine previste per il processo di appello ed un iniziale mal di schiena. Partiamo da questo e, abbreviando un percorso durato tre mesi, si arriva ad una Pet di fine novembre, ad una biopsia ed a una Tac tutt’altro che positive. Si preannuncia quindi un prossimo futuro di approfondimenti, di interventi chirurgici e di terapie per nulla gradevoli… panorama non certo entusiasmante, ma c’è di peggio.
La giustizia è un esempio appunto del “peggio”, non trascurando che lo scrivente è certo di essere totalmente innocente nei riguardi delle accuse a lui rivolte. Alla fine del processo di appello, 14 dicembre u.s., ho totalizzato una condanna a tre anni per peculato svolto continuativamente dal 2008 al 2012. I possibili sviluppi stanno in un possibile nuovo ricorso in Cassazione, che avrà con grande probabilità un esito nuovamente negativo, diciamo alla fine del 2022. E qui iniziano i problemi seri perché interverrà la sospensione dell’erogazione del vitalizio per la durata della condanna. Probabilmente si sarà fatta nel frattempo nuovamente viva la Corte dei conti pretendendo le conseguenze del danno di immagine da me provocato, diciamo non poche decine decina di migliaia di euro.
Conclusioni
Credo tutto ciò sia soggettivamente insostenibile, banalmente perché col vitalizio io ci vivo, non essendomi nel corso della mia attività politica in alcun modo arricchito, e sostanzialmente perché non sono più in grado di tollerare ulteriormente la sofferenza, l’ansia, l’angoscia che in questi anni ho generato oltre che a me stesso anche attorno a me nelle persone che mi sono più care, mia moglie, le mie figlie, i miei amici.
Preferisco dare loro oggi, adesso, una dose di dolore più violenta, ma una tantum… poi la loro vita potrà ricominciare visto che hanno, contrariamente a me, una larga porzione di futuro davanti a sé, futuro che non voglio danneggiare o mettere a rischio con una inutile mia ulteriore presenza su questo palcoscenico.
Siccome arrendermi non è mai stata un’opzione, frangar non flectar, esprimo la mia protesta più forte interrompendo il gioco, abbandonando il campo in modo definitivo.
Serve anche fare un non esaustivo elenco dei personaggi che maggiormente hanno contraddistinto in maniera negativa questo mia vicenda in quasi dieci anni. Dapprima i giudici del primo processo d’appello, i quali, con una sentenza che definire iniqua e politicamente violenta è molto poco, azzerarono la sentenza di primo grado che mi vide assolto per insussistenza del fatto dopo due anni di dibattimento in aula. Poi l’uomo nero, il vero cattivo della storia, il sostituto procuratore che dall’inizio perseguì la sua logica colpevolista, direi politicamente colpevolista. Essendo persona preparata e colta non si arrese rispetto alle assoluzioni del primo grado, ma appellandosi a sua volta ottenne la condanna nel successivo appello. Ancor più colpevole a mio avviso perché, conoscendo in dettaglio i fatti che mi riguardano, insistette nelle sue tesi. Infine trionfò pochi giorni fa con l’esito del rinnovato appello determinato dalle decisioni della Cassazione.
In questo caso con il contributo significativo del presidente e relatore della Corte, l’ultimo arrivato sulla scena, le cui motivazioni non sono ancora note, bisogna attendere i 90 gg dalla sentenza, ma è evidente che ci ha messo molto del suo, probabilmente aggiungendo le sue valutazioni di ordine etico morale, del tutto soggettive e prive sia di sostanza che di sostenibilità giuridica, alle richieste dell’accusa. Se la procedura glielo avesse consentito, credo le avrebbe ampliate.
Desidero infine che il mio abbandono non sia in alcun modo connesso con il Natale, è solo dovuto alla concomitante assenza fisica di mia moglie, il che lo rende oggi praticabile. Spero però sia di esplicita condanna per coloro che ne sono stati concausa e di memoria per coloro che, leggendo queste poche righe, le potessero condividere.
Importante anche non dimenticare il ruolo positivo della Presidente Bersano di Begey che svolse eccellentemente il suo non semplice ruolo durante il primo grado del processo, leggendo le carte disponibili, sentendo coloro che avevano titolo, distinguendo le spese per la loro inerenza al mandato dei consiglieri, condannando severamente i colpevoli ed assolvendo gli altri, fra i quali io stesso. Insomma facendo il giudice!
Me ne vado in eccellente forma psichica, abbastanza traballante in quella fisica, certo che questo mio gesto estremo sia l’unica strada da me ancora percorribile… la riduzione e la cessazione futura del danno!
Siccome credo in Dio sono anche certo che Lui comprenderà e che quindi non passerò l’eternità tra le fiamme degli inferi.
Con sincerità
Angelo Burzi

Ps: chi fosse destinatario di queste parole sappia di essere autorizzato a farne l’uso che crede. Ne posso rispondere solo io, che però non ci sarò più”.

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