Dopo 24 anni dall’omicidio di mafia drastica riduzione della pena per il siciliano Basilio Condipodero

Il Procuratore Generale aveva chiesto alla Corte di confermare la pena di anni 30 di reclusione, ma evidentemente hanno fatto breccia in tutti i giurati le considerazioni giuridiche e di fatto svolte dall’avv. Dario Vannetiello

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Basilio Condipodero in data 11 settembre 2020 era stato condannato ad anni 30 di reclusione dal Gup presso il Tribunale di Potenza per aver partecipato all’omicidio di Rizzo Carmelo Martino, avvenuto in 04.05.99 nel comune di Lauria e lungo la autostrada Salerno-Reggio Calabria, delitto commesso con metodo mafioso e per agevolare la “famiglia mafiosa dei Barcellonesi”, operante in provincia di Messina, precisamente nel comune di Barcellona Pozzo di Gotto. Tale decisione fu confermata in data 02.03.22 dalla Corte di assise di appello di Potenza, grazie alla presenza delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Carmelo D’amico e Nunziato Siracusa. La ragione dell’omicidio fu individuata nell’aver la vittima realizzato dei furti in zona controllata dal clan e senza la autorizzazione dei boss.
Fu così inseguito dai sicari che partirono dalla Sicilia per freddare la vittima durante il viaggio in autostrada. La battuta di arresto si verificò innanzi alla Suprema Corte. Infatti, il condannato, affidatosi per il ricorso per cassazione all’avv. Dario Vannetiello del foro di Napoli, in data 25.01.23 fu il solo ad ottenere l’annullamento della sentenza di condanna, seppur limitatamente ad un tema specifico, quello delle attenuanti generiche, il cui diniego di ritenuto malamente motivato.

Oggi, la Corte di assise di appello di Salerno, decidendo in sede di giudizio di rinvio (non potendosi più svolgere il processo a Potenza atteso che in quel Palazzo di Giustizia vi è una sola sezione di Corte di assise di appello), nonostante l’accusato in data odierna non ha inteso ammettere la sua partecipazione al fatto omicidiario, ha concesso le attenuanti generiche al siciliano Basilio Condipodero ed ha ridotto di ben 10 anni la pena a suo tempo inflitta, individuandola in quella di anni 20 di reclusione. Il Procuratore Generale aveva chiesto alla Corte di confermare la pena di anni 30 di reclusione, ma evidentemente hanno fatto breccia in tutti i giurati le considerazioni giuridiche e di fatto svolte dall’avv. Dario Vannetiello del Foro di Napoli, che insieme all’avvocato Diego Lanza ha efficacemente rappresentato la difesa dell’accusato.

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