Si è svolta martedì 7 novembre la conversazione sul tema “Una traversata dello Stretto nella notte del 1677”. Le argomentazioni trattate sono state a cura del Prof. Filippo Arillotta (docente di letteratura e latino, presso il Liceo cittadino “Leonardo da Vinci”). Seta, Senato, carestie, alcuni degli elementi costanti che contribuirono a formare la classica scintilla che darà fuoco alle polveri della rivolta del luglio 1674.
I mercanti della seta, di cui il Senato ne era espressione politica, portarono avanti con determinazione il progetto di allargamento del monopolio messinese dell’esportazione di tutta la produzione serica, non solo della Sicilia orientale, ma dell’isola intera. E, attorno a questa linea protezionistica, il Senato si arroccò utilizzando la difesa delle libertà e prerogative dei Privilegi, seguita da un notevole esborso di denaro sotto forma di donativi extra-parlamentari da versare a Madrid. Donativi volontari che facevano presa sull’ingordigia della monarchia spagnola. Tutto questo avveniva quando in Europa il monopolio privato, vedi il declino della Lega Anseatica, si andava sostituendo con quello degli Stati, quali l’Olanda e l’Inghilterra, in grado di sostenere il commercio con accordi internazionali supportati anche da una forza navale, necessaria per imporre e proteggere i propri affari commerciali.
Politiche di sviluppo finanziariamente impegnative, e poteri speciali del massimo organo della magistratura municipale contribuirono ad infuocare Messina, peraltro pervasa pericolosamente da una grave situazione sociale ed economica di già per sé aggravata dalle difficoltà annonarie che incombevano da tempo su gran parte dei possedimenti mediterranei della Corona di Spagna. Eppure la Città di Messina nel giugno del 1610 Messina appariva una città «floridissima per il gran numero di vascelli venturieri che partano d’Inghilterra, Fiandre, e di Francia per il Levante e poi passano di qua, e vendono le mercanzie». Nel 1670 chi approdava nello scalo peloritano poteva trovare: limoni, arance, buoni fichi, vino e uova, brandy, carote, verze, rape e noci oltre alla regina delle mercanzie messinesi, la seta e i suoi lavorati, matasse di seta, drappi di lucentezza unica, gli ondati, nastri ed ogni lavoro estratto da questo prezioso tessuto, ricercato dal mercato europeo ed orientale. Lo scalo peloritano costituiva un accessoriato magazzino, una porta commerciale per le merci provenienti dal Levante che, da qui, erano distribuite nei porti d’Italia.
Quel benessere economico e sociale mutò nel luglio del 1674 a seguito della concessione di una serie di privilegi, sfociando in una rivolta anti spagnola che proseguì fino all’aprile del 1678. Dal 1500, a Messina si potevano comprare panni di Firenze e di Londra, i fustagni di Pavia, il velluto nero di Catanzaro, la carmagliola subalpina, il bordo di Alessandria e le celeberrime stoffe di Damasco. Questa situazione di floridezza economica e sociale mutò nel luglio del 1674 a seguito della concessione di una serie di privilegi, sfociando in una rivolta anti spagnola che proseguì fino all’aprile del 1678 con il chiaro intento di quella Città di diventare una repubblica mercantile indipendente. A seguito del susseguirsi di tali eventi si decise di chiedere la protezione del sovrano francese Luigi XIV. La proposta venne accolta ed il Re francese inviò a Messina una flotta di soccorso, al comando del duca di Vivonne, Louis Victor de Rochechouart de Mortemart. Dopo una battaglia navale presso le Isole Eolie, che finì con la sconfitta degli spagnoli, Vivonne entrò trionfante con le sue galere nel porto di Messina, dove fu ricevuto con grandi onori, nel febbraio 1675.
In questo contesto storico è inserita la vicenda relativa al tema della conversazione organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” “Una traversata dello Stretto nella notte del 1677”, un caso singolare che ebbe a verificarsi nel corso della notte del 10 Agosto 1677 nello Stretto: durante la Rivolta che vide Messina in mano alla Francia di Luigi XIV per quattro anni, un marinaio francese, per scampare ai rigori della galera, decise di tuffarsi dalla nave su cui era consegnato al porto di Messina e raggiungere la riva opposta a nuoto. Effettivamente, dopo circa tre ore, riuscì a giungere la spiaggia di Catona, dove rese testimonianza dell’accaduto al Governatore. L’eccezionalità dell’evento ebbe grande rilievo negli organi d’informazione del periodo e venne pubblicato sulla Gazzetta di Madrid. Queste alcune delle cifre che sono state oggetto di analisi da parte del Prof. Filippo Arillotta (docente di letteratura e latino, presso il Liceo cittadino “Leonardo da Vinci”), gradito ospite del Circolo Culturale “L’Agorà”. La conversazione, organizzata dal sodalizio culturale reggino, sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da martedì 7 novembre.