Anche il Genoa dopo la Samp ottiene l’ok definitivo all’omologa: cresce il rammarico per la Reggina, sarebbe bastato davvero poco…

Dopo la Sampdoria, anche il Genoa ha ottenuto l'ok definitivo all'omologa per la ristrutturazione del debito

StrettoWeb

Anche il Genoa, dopo la Sampdoria, ha di fatto ottenuto l’ok definitivo all’omologa per la ristrutturazione del debito, la procedura prevista dal codice della crisi di impresa cui aveva tentato di aderire anche la Reggina la scorsa stagione. Anche il Genoa, come la Sampdoria, ha però fatto le cose per bene trovando l’accordo con tutti i creditori (in primis con l’Agenzia delle Entrate) senza alcun tipo di opposizione in Tribunale. Anche il Genoa, esattamente come la Sampdoria, ha concordato il pagamento del 35% del proprio debito con l’erario: è il particolare decisivo di tutta questa vicenda, perchè la Reggina di Saladini aveva invece proposto un accordo con il pagamento di appena il 5% del proprio debito con lo Stato, una cifra troppo bassa che ovviamente nè l’Inps nè l’Agenzia delle Entrate avevano accettato facendo opposizione in Tribunale e facendo saltare l’omologa che in realtà per la società amaranto non è mai stata approvata in via definitiva.

La notizia dell’omologa del Genoa smentisce tutte le bufale circolate negli ultimi mesi sulla Sampdoria che sarebbe stata “favorita” o “trattata diversamente” rispetto alla Reggina. E più tempo passerà, più società ci saranno che riusciranno ad aderire a questa norma come avrebbe potuto fare anche la Reggina se solo i propri dirigenti avessero condotto l’operazione con raziocinio. A tal proposito è doveroso precisare per l’ennesima volta che tanto il Genoa quanto la Sampdoria si sono iscritti al rispettivo campionato in corso senza alcuna adesione al piano di ristrutturazione del debito: l’hanno fatto in base al decreto salva-calcio, come tutti gli altri club, come aveva fatto regolarmente la Reggina nel 2022. Sarà semmai il prossimo anno quello in cui i due club di Genova si iscriveranno in base all’omologa, come invece la Reggina aveva maldestramente tentato di fare a giugno scorso quando ancora la stessa omologa non era definitiva. E infatti poi l’iscrizione è stata bocciata e la squadra è sparita, com’era inevitabile.

Piccolo particolare: a Genova nessuno, né sul fronte doriano né su quello genoano, ha fatto conferenze stampa, annunci trionfali o sfidato le istituzioni calcistiche in una sorta di scontro di politica sportiva. Le dirigenze delle due squadre liguri hanno agito nel massimo rispetto degli enti e delle istituzioni che governano il sistema-calcio e il sistema-Paese, sia nella forma che nella sostanza, ottenendo il risultato sperato. A differenza della Reggina.

L’ok definitivo all’omologa del Genoa riapre la ferita aperta nel cuore dei tifosi amaranto: sarebbe bastato poco, molto poco, per mantenere in piedi la Reggina. Sarebbe bastato iscrivere nuovamente la squadra con il decreto salva-calcio, come Saladini aveva fatto l’anno precedente, come hanno fatto Genoa e Sampdoria quest’anno, in attesa dell’ok definitivo all’omologa che non era ancora arrivato. Sarebbe bastato concordare la % di tasse da pagare all’Agenzia delle Entrate e all’Inps in modo preventivo, come hanno fatto Genoa e Samp (che infatti pagheranno il 35%), anziché intestardirsi a voler pagare solo il 5% provando a beffare lo Stato credendosi i più furbi dell’universo. Sarebbe bastato evitare conferenze-show e toni di sfida alle massime istituzioni del Paese, sarebbe bastato mantenere un profilo più basso improntato sulla serietà e oggi la Reggina sarebbe ancora viva. In campo. E in serie B.

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