Nulla da fare, quando uno s’incaponisce non è possibile fargli cambiare idea. Nonostante manchino una manciata di giorni alla fine del suo mandato da Presidente del Consorzio Valle Crati, l’avvocato Granata prova ancora a sfruttare quella luce della ribalta che, sempre più fioca, rischia di spegnersi e di farlo cadere nell’oblio. E lo fa attaccando tutto e tutti, tra cui il nostro giornale reo solo di aver detto la sua su una faccenda tutt’altro che trasparente. Il Presidente Granata ci ha definito pagliacci, insieme ad alcuni colleghi, per aver portato a galla una storia che risale ad oltre 20 anni fa dove, con parole chiare (a differenza del suo linguaggio avvocatese) abbiamo mostrato da dove proveniva quel famoso debito di un milione di euro che Cosenza dovrà, appunto, pagare.
L’idea di fondo non era solo quella di parlare di inciuci, ma di mettere in mostra una certa incoerenza che, a conti fatti, si va a scontrare con quella che è la realtà. Ribadiamo ancora – se il Presidente solo non avesse inteso bene – che Cosenza deve pagare il suo debito, com’è giusto che sia, ma è anche normale capire da dove quel debito derivi e, soprattutto, far sapere ai cittadini a cui spesso e volentieri si rivolge che, se da un lato, nel 2023 gioisce per la condanna che tocca l’Amministrazione Comunale di Cosenza, dall’altro, nel 2000, cercava invece in tutti i modi di proteggere quello stesso Comune dove lui si era candidato anni prima e dove aveva un posto di rilievo.
E’ vero, i giochi della politica sono intricati, ognuno cerca di tirare l’acqua al suo mulino, ma non si può anteporre al bene della propria città il proprio ego smisurato. Così come non lo si può fare nei confronti dei comuni del Valle Crati, di cui è appunto amministratore: si parla di città sotto la guida di un Consorzio che avrebbe dovuto fare i loro interessi. Nel momento in cui gli impegni presi sono andati a cadere perché il narcisismo di Granata, che vuole tutto e lo vuole subito, ha sfasciato ogni possibilità, allora sarebbe opportuno fare delle scelte sagge e lasciare il posto a chi potrebbe risollevare le sorti dell’ente consortile. Invece no, come Narciso che si innamora di se stesso, tanto fa e tanto dice che, alla fine, si trafigge da solo e muore anzi, lascia morire il Consorzio di Valle Crati.
E a nulla sono servite le critiche dei primi cittadini, la sentenza in primo grado e in appello in cui i comuni su cui era stato spalmato il debito glielo hanno rispedito indietro: Granata, ormai accecato solo dalla sua visione – e dal suo benessere – continua a zompettare da un argomento all’altro purché la sua immagine (di sceriffo senza pistola) emerga sempre e comunque. Il Presidente Consortile, appena ieri, se l’è presa di nuovo con il sindaco Iannucci parlando di “disordine amministrativo“. Tira in ballo la società Kratos, tira in ballo cifre, ma il messaggio che recepiamo non è quello di spiegare, bensì di parlare: io parlo, parlo e parlo, basta che qualcuno mi legga e faccia il mio nome.
E, per paura di restare solo (senza il titolo di presidente, perché quello non lo sarà più) si immischia in politiche cosentine locali di cui sposa cause sotto il nome di partiti e associazioni creati sul momento. Ma Cosenza sembra essere troppo piccola per lo sceriffo della contea, così decide di pensare in grande: a lui non basta il paesello di provincia e neanche uno scranno in Parlamento. Granata punta dritto ai piani altissimi. E così, tra un post su Kratos, uno su Iannucci, uno su Mendicino e uno su qualche sistema fognario preso a caso, fa girare la voce che voglia presentarsi alle prossime elezioni europee del 2024. E, alla fine, i pagliacci saremmo noi?