E siamo a 55. Sono 55, infatti, i giorni trascorsi dal ritorno di Giuseppe Falcomatà nel suo ruolo di Sindaco di Reggio Calabria dopo la sentenza della Corte di Cassazione sul processo Miramare. E sono sempre 55 i giorni in cui il Sindaco ha provato a fare la nuova Giunta, da lui stesso annunciata, senza riuscirci. Due mesi di tempo in cui la città è precipitata in una crisi senza precedenti dal punto di vista politico e amministrativo, con tanto di diserzioni dei principali partiti della maggioranza in consiglio comunale e lo spettro di una conclusione anticipata della consiliatura. Che in ogni caso non ci sarà: troppo forti gli interessi in gioco, sia per i partiti che per i consiglieri.
Ecco perchè alla fine la soluzione si troverà: mediocre, opportunistica, di facciata. Ma si troverà. Inutile farsi grandi speranze sulla possibilità che qualcosa possa cambiare davvero: Falcomatà è come Tancredi e sembra che stia lavorando proprio per mantenere lo status-quo: “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi“. Continua a difendere strenuamente il suo fedelissimo Brunetti, intoccabile nella nuova Giunta, mentre ha deciso di rompere con De Gaetano anche in modo abbastanza sfacciato, tanto da fare immaginare una sfida tra i due anche nella prospettiva delle prossime elezioni Regionali che sono il nuovo orizzonte politico di Falcomatà (ovviamente con vista sul Consiglio, e nulla più).
Altrimenti Falcomatà non continuerebbe ad umiliare quotidianamente De Gaetano offendendone l’intelligenza: il gruppo dei Democratici e Progressisti che fa capo proprio a De Gaetano conta 4 consiglieri comunali e giustamente pretende un trattamento proporzionale rispetto a quello del Partito Democratico, che ha 5 consiglieri comunali ed esprime Sindaco, Presidente del Consiglio Comunale e attualmente quattro Assessori. Nella nuova Giunta di Falcomatà gli Assessori del Pd saranno tre: si va infatti verso la conferma di Mimmetto Battaglia, Angela Martino e Lucia Nucera. L’unico sacrificato sarà Rocco Albanese, non in modo indolore: era stato il più votato alle elezioni e perderà anche il posto in consiglio comunale. Ma l’idea è quella di ricompensarlo con un incarico di sottogoverno. A De Gaetano, invece, Falcomatà continua a proporre un solo Assessore, per giunta “nuovo“. Quindi salterebbero sia Delfino che Palmenta. Una proposta che a De Gaetano non può andar bene, ovviamente: innanzitutto perchè a casa sua decide lui, e poi perchè ha la necessità di tenere unito il suo gruppo e quindi continua a minacciare di uscire dalla maggioranza. Cosa che farà realmente, perchè a Falcomatà non rimane che la soluzione estrema: lo strappo definitivo. Non può farlo con il Pd, ovviamente, e lo farà con De Gaetano, inevitabilmente.
Così la nuova Giunta cambierà a metà: qualche new-entry (non aspettatevi grandi nomi) e diverse conferme. Nessun “azzeramento“, quindi, come Falcomatà aveva annunciato e avrebbe voluto. L’ennesimo impegno non mantenuto.
Sui tempi siamo strettissimi: tra cinque giorni è la Vigilia di Natale. E saranno due mesi esatti dal ritorno di Falcomatà a Palazzo San Giorgio. Torna in mente il rimpasto di Giunta che Falcomatà compì il 24 dicembre 2016, esattamente sette anni fa, due anni dopo le elezioni, silurando proprio alla Vigilia di Natale Agata Quattrone, Patrizia Nardi e Mattia Neto sostituite con Irene Calabrò, Anna Nucera e Lucia Nucera, anche lì su logiche di natura politica nate dagli equilibri all’interno della coalizione e delle correnti del Pd.
Così per Falcomatà è adesso inevitabile consegnarsi nelle mani del Pd: indebolire De Gaetano gli torna utile nella prospettiva di una candidatura a consigliere regionale (in cui sfiderebbe un altro candidato espressione di De Gaetano), ma gli equilibri sono molto delicati e in ogni caso il Sindaco ne uscirà con le ossa rotte: quello indebolito alla fine sarà proprio lui. Dovrà fare molta attenzione in consiglio e nelle commissioni a non andare sotto visti i numeri risicatissimi, e l’impressione è che la partita non finirà con la Giunta Comunale: per trovare una tregua con i tanti scontenti si aprirà la sfida della Giunta Metropolitana e degli incarichi di sottogoverno dove assisteremo ad una vera e propria rivoluzione. Le logiche politiche di occupazione delle poltrone continueranno a caratterizzare ancora a lungo gli assetti della politica cittadina, tutto a spese di una città che al contrario avrebbe disperatamente bisogno di essere governata e invece è sempre più abbandonata a se stessa.
Neanche un commissario sarebbe così lontano dai bisogni della gente e del territorio: Falcomatà aveva chiesto “pazienza” a Reggio dopo le condanne per il tempo dei facenti funzioni, ma con il suo ritorno l’Amministrazione è precipitata in una spirale drammatica che tiene la città inerme di fronte ad un teatrino così raccapricciante su cui, ormai, facciamo fatica persino a trovare le parole di commento.