Gratteri: “i social sono una miniera per capire giovani e mafie”

Le parole del procuratore di Napoli Nicola Gratteri che oggi, a sorpresa, è intervenuto al VII congresso annuale dell'Accademia Italiana di Scienze Forensi

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Noi consideriamo i social un passatempo per i ragazzi, prima si usava Facebook, che ora usano quelli dai 40 anni in su, poi è arrivato Instagram, oggi c’è Tik-Tok: per noi sono una miniera e lo sono da tutti i punti di vista: per i genitori se vogliono capire i giovani e per gli investigatori se vogliono capire dove stanno andando le mafie“. Lo ha detto il procuratore di Napoli Nicola Gratteri che oggi, a sorpresa, è intervenuto al VII congresso annuale dell’Accademia Italiana di Scienze Forensi che ha preso il via ieri nella sala Arengario del Nuovo Palazzo di Giustizia di Napoli.

Prendendo spunto dall’intervento della professoressa Gaia Pensieri, su quel tema, il magistrato antimafia ha ricordato che i primi nel mondo, a capire le potenzialità dei social “sono stati i cartelli messicani del Golfo e di Sinaloa, sono maestri della comunicazione, della strategia criminale, per avvicinare e avviluppare i giovani, gli ultimi idioti, li chiamo io, i portatori di acqua al pozzo dei capo mafia”. “E questo sta accadendo in Italia – ha sottolineato il procuratore – ma soprattutto in Campania e a Napoli, dove i figli dei camorristi si fanno vedere su macchine di lusso, con l’orologio d’oro, firmati e luccicanti come carretti siciliani, si fanno vedere per dire ‘io sono il modello vincente’. Per dire ‘vuoi diventare ricco come me? Allora vieni con me’. Intanto, dicono a questi giovani, ‘portami la cocaina a Milano, intanto spostami questa pistola nell’altro quartiere che mi serve per domani sera‘”. Per Gratteri i social, quindi, “non solo solo utili sul piano investigativo, ma possono anche svolgere un ruolo sul piano preventivo”. 

 

E’ inutile stare a dirci se c’è o non c’è il patriarcato, non perdiamo tempo, diciamoci invece cosa c’è da fare, cosa dobbiamo fare“. Lo ha detto il procuratore di Napoli Nicola Gratteri che oggi, a sorpresa, è intervenuto al VII congresso annuale dell’Accademia Italiana di Scienze Forensi che ha preso il via ieri nella sala Arengario del Nuovo Palazzo di Giustizia di Napoli.

Oggi siamo tutti nel pallone per la violenza sulle donne, – ha detto ancora il procuratore di Napoli – e lo siamo perchè siamo in ritardo, sul piano piano culturale, sul piano dell’istruzione, sul piano della pianificazione e prevenzione. E tutti abbiamo sensi di colpa, nessuno può dire di non averli. Ognuno di noi sicuramente poteva fare qualcosa in più“.

Secondo Gratteri il monitoraggio dei social è fondamentale per la prevenzione: “Andiamo subito a studiare i profili di questi giovani, di questi ragazzi chiusi, quelli che non parlano. Per me i più pericolosi sono quelli che stanno fermi come pietre, quelli che non hanno amici, quelli che escono dalla scuola e si chiudono in una stanzetta”. “Quelli – ha ribadito il procuratore di Napoli – sono i giovani a rischio, che invece devono essere studiati e decriptare. E l’insegnante deve buttare il cuore avanti, anche se vengo pagato male, se non sono considerato sul piano sociale: devo a parlare con questi giovani altrimenti succede quello che abbiamo visto in televisione in queste ultime settimane“.

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