Reggina, la Fenice “rinfaccia”: “Sant’Agata vivo grazie ai nostri soldi”. Ma in passato…

Reggina, la Fenice Amaranto evidenzia di essere stata in regola coi pagamenti e accusa chi c'era prima di non aver ottemperato alle scadenze. Falso

StrettoWeb

La Fenice Amaranto è fuori dal Sant’Agata. Ieri è stato l’ultimo giorno. Non concessa un’altra proroga, non lo permette la legge. Si dovrà attendere il bando. Della questione ha parlato a Video Touring il club manager Giuseppe Praticò. “Noi riteniamo che le leggi ci sono e vanno rispettate. Il 18 settembre la società ha avuto un concessione provvisoria, il canone è stato pagato in anticipo. Il 18 ottobre, sempre pagando in anticipo, è stato fatto il rinnovo per due mesi”.

“Qualche giorno fa – continua – ci è stato detto che il 18 novembre non sarebbe stato possibile rinnovare la concessione. Il 14 novembre abbiamo fatto richiesta di rinnovo della concessione, alla quale però non c’è stato seguito. Alle 15.30 di ieri 18 dicembre, insieme ai funzionari della Città Metropolitana, è stato fatto un verbale, abbiamo chiesto dieci giorni di tempo per lasciare i locali, ma ci sono state date 48 ore”.

Reggina, Praticò come Falcomatà: “le vecchie proprietà…”

Giuseppe Praticò, dunque, tiene ad evidenziare che la società ha pagato, forse rispondendo alla tifoseria o a qualche articolo di stampa. Ci sembra un fatto scontato. E poi lo rimarca. “Ci tengo a precisare che tutto ciò di cui ha usufruito questa società è stato pagato. Con la squadra dentro il Centro Sportivo, è stata tagliata la luce per debiti pregressi delle vecchie proprietà. Abbiamo sostenuto spese importanti per il generatore di corrente e tutte le relative spese. Ad oggi, il bene è stato mantenuto vivo con i soldi della società. Ci sono le leggi, noi le rispettiamo e andremo via del Centro Sportivo. Dobbiamo essere rispettosi per le istituzioni, abbiamo dichiarato verbalmente e per iscritto che parteciperemo al bando senza ombra di dubbio”.

E’ emersa dalle sue parole, ma è già successo più volte in questi mesi con altri dirigenti della società dello Stretto, l’intenzione di voler evidenziare che la Fenice ha pagato e gli altri no. Che sono stati investiti “soldi della società”. Ci mancherebbe che non sia così, che non paghi. Anche di meno degli altri, perché ha utilizzato la struttura parzialmente. Quando la Fenice parla di “debiti delle vecchie proprietà”, sembra sentir parlare Falcomatà e gli “errori delle vecchie amministrazioni”.

E’ sbagliato, infatti, far passare l’idea che in passato gli altri non abbiano pagato. E solo perché è stata tagliata la luce al loro arrivo. La luce fa parte dell’utenza della società con Enel e nulla ha a che fare con gli accordi presi con la Città Metropolitana. E poi, la luce è stata tagliata a settembre perché per tutta l’estate nessuno si è occupato di una società che in teoria c’era ma che concretamente non era operativa. Prima di allora, mai era stata tagliata perché mai nessuno si era permesso di saltare la scadenza Enel.

Reggina, le vecchie società hanno sempre rispettato gli accordi con la Città Metropolitana (con soldi propri): ecco perché

Prima, però, la Città Metropolitana ha sempre ricevuto la sua quota annuale – di 130 mila euro circa – così come da accordi. Lo ha fatto trattenendosi la fidejussione che da accordi spetta all’ente per tutelarsi in caso di mancato pagamento mensile della parte. Tutti, dunque, hanno sempre versato la quota di pagamento che da accordi deve essere corrisposta all’ente. E nessuno lo ha mai rimarcato o rinfacciato. Che abbia pagato anche la Fenice, ben venga, è la normalità.

Le migliorie messe in campo da Gallo e Saladini sul Sant’Agata

C’è di più. Sempre senza rinfacciarlo – perché di questo non si ha granché notizia, ma è stato fatto – le due gestioni precedenti alla Reggina hanno portato migliorie al centro sportivo. Gallo lo ha rivoluzionato rendendolo anche migliore rispetto alle gestioni Foti della Serie A. Soprattutto con un tocco estetico più bello. Saladini invece, anche su input di Inzaghi, se n’è occupato più dal punto di vista tecnico. Dopo i tre mesi di abbandono post arresto Gallo, Superpippo aveva trovato un disastro. E ha preteso importanti lavori.

Si ricordi il ritiro tra Lamezia e Salerno, della squadra di Inzaghi, per mettere mano ai campi. Per questo Di Chiara e compagni, in avvio di stagione, si alternavano: 20 giorni sul campo 1 e 20 giorni sul campo 2, per permettere la manutenzione. Inoltre, sui campi numero 1, 2 e 3, Saladini fece anche installare le telecamere in alto, con imponenti lavori di cablaggio. Questo per ottenere dati ottici, poi lavorati al computer, di ogni allenamento e partita. Ovviamente ciò non significa giustificare Gallo e Saladini. Si vuole però mettere in evidenza come abbiano anch’essi immesso denaro di tasca propria. E non solo per rispettare gli accordi con la Città Metropolitana, ma anche per migliorare la struttura sotto ogni punto di vista.

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