Il silenzio che fa rumore, la scena muta di Falcomatà tra tradimenti, delusioni e partite a calcetto

Il dramma di Falcomatà in consiglio comunale, tradito dal fuoco amico e perso nella lettura di un libro per oltre metà del tempo della massima assise di Reggio Calabria

StrettoWeb

Il ritorno di Giuseppe Falcomatà a sindaco di Reggio Calabria, ha procurato un vero e proprio terremoto con una coalizione che in realtà non esiste più e con un immobilismo sfrenato. Sembra passato un secolo dalle parole del primo cittadino che parlava di “terzo tempo”, di “rilancio dell’azione amministrativa“, di “azzeramento della giunta“. Era sicuro, Falcomatà, che i partiti della maggioranza lo avrebbero sostenuto con forza, anche e solo per pura convenienza, ma, invece, si è scontrato contro un muro di veti incrociati, tensioni, litigi. Parliamoci chiaro, il sindaco è stato “tradito” dai suoi stessi compagni di partito (il Pd) e dagli alleati storici (De Gaetano e Italia Viva che, a questo punto, ha perso sia Brunetti che Latella presenti in aula ieri e con la sola Novarro a rappresentare il partito di Renzi).

Ieri, in consiglio comunale, si è raggiunto l’apice della guerra interna con i consiglieri e assessori dei Dem, Dp e Italia Viva, assenti e con attacchi continui da parte delle opposizioni che, per quanto disorganizzati e divisi (il centrodestra classico non ha, al momento, un candidato sindaco, mentre sono già in campo Ripepi da una parte e Lamberti da un’altra e con Marcianò e Pazzano un po’ più defilati), hanno messo in difficoltà Falcomatà mettendolo sotto nelle votazioni più volte e incalzandolo con domande continue.

E lui, il sindaco come ha risposto? Con il silenzio e leggendosi un libro. Non ha proferito parola, troppa l’amarezza per una situazione paradossale, poi ieri sera il relax in una partita di calcetto con gli amici più fidati. Si potrà ricucire? Forse sì, ma a che condizioni? Per fare cosa? Insomma, la situazione è estremamente ingarbugliata ed in mezzo ci va, al solito, la città con un Natale non partito, con l’annoso problema dei rifiuti e con gli atavici problemi irrisolti.

Tante le persone che ha perso o che hanno “tradito” nel corso di questi lunghi 9 anni: partendo da Anghelone, primo vicesindaco, passando per Neri e Cardia, suoi ex fedelissimi, ma potremmo citare l’altro vicesindaco Perna e come non ricordare Riccardo Mauro e tanti altri.

Le soluzioni per non perdere la faccia? Sfidare ancora i partiti con delle dimissioni per poi trattare nuove soluzioni (avrebbe 20 giorni per ritirarle), oppure mandare realmente tutti al voto entro pochi mesi (probabile l’accorpamento con le europee di giugno). Ma chi realmente vuole andare alle urne? Forse conviene solo a Ripepi e Lamberti già autocandidati da mesi…

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