La storia del reggino Leonzio Pilato: l’incontro con Petrarca e Boccaccio, la traduzione di Omero e lo studio del greco in Europa

Leonzio Pilato, la storia del traduttore nato a Seminara nell'ultimo incontro del 2023 del Circolo Culturale L'Agorà

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Si è svolta venerdì 29 Dicembre la presentazione del saggio “Leonzio Pilato” dello scrittore e studioso dott. Santo Gioffrè, gradito ospite del Circolo Culturale “L’Agorà” di Reggio Calabria. L’incontro, organizzato dal sodalizio culturale reggino, conclude l’attività dell’anno 2023, nel corso del quale sono state organizzate 49 iniziative che hanno avuto il merito, anche per la presenza di valide figure nonché per i contenuti degli appuntamenti organizzati dal Circolo Culturale “L’Agorà”, di celebrare il trentennale di attività.

Sono state ricordate nel corso dell’anno valide figure della cultura, non solo italiana (tra gli italiani Giorgio Gaber, Franco Zeffirelli, Lelio Luttazzi Nicola Arigliano, Giorgio Albertazzi); momenti di politica internazionale, come il 50° del golpe del Cile, ospitando anche figure istituzionali di varie Amministrazioni della Penisola italiana (ricevendone anche l’alto patrocinio), così come S.E. il Signor Ambasciatore della Repubblica del Cile Ennio Augusto Vivaldi Véjar e S.E. Ádám Zoltán Kovács (Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario di Ungheria); ricevuto l’Alto Patronato della Ambasciata di Ungheria per l’appuntamento relativo a “Le fiabe e la letteratura per gli adolescenti hanno ancora importanza nella formazione dei ragazzi di oggi?: Breve analisi del romanzo I ragazzi di via Pál di Molnár Ferenc”, al quale ha partecipato la studiosa ungherese Jámbor Judit Katalin (Presidente Associazione “Maria d’Ungheria Regina di Napoli”).

Tra gli altri incontri si registrano quelli relativi all’ambiente, ai trasporti nell’Area dello Stretto, alle problematiche cittadine (disagi strutturali, piazza De Nava, Piazza del Popolo), ma anche alla XX edizione della giornata di studi “5 maggio” sul periodo napoleonico ed alla XXVIII su “Gioacchino Murat: un Re tra storia e leggenda”.

Chi era Leonzio Pilato: la sua storia a partire dall’incontro con Petrarca e Boccaccio

Ritornando alla presentazione del saggio storico su “Leonzio Pilato”, questi ha registrato la gradita presenza dello studioso e scrittore Santo Gioffrè, nel corso della quale sono emerse diverse cifre a riguardo il personaggio ed il periodo storico nel quale Leonzio Pilato ha vissuto. L’incontro a Padova, nel 1358, con Francesco Petrarca, ad esempio. Dall’incontro dei due e, poi, con Giovanni Boccaccio, ebbe inizio la traduzione, dal greco in latino, dell’Iliade e dell’Odissea, su un codice fornito dal Petrarca, da parte del Calabrese di Seminara. Così nacque quel grande movimento letterario e culturale che fu l’Umanesimo.

Leonzio Pilato nacque a Seminara intorno al 1310. Discepolo di un altro grande monaco basiliano, Barlaam, Leonzio Pilato fu uno dei primi promotori dello studio della lingua greca nell’Europa Occidentale e fu anche il traduttore, su incarico di Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio, delle opere di Omero in prosa latina. Grazie alle citate traduzioni diventò importante e conosciuto nei salotti culturali italiani. Fu maestro di greco di Giovanni Boccaccio e gli fornì, inoltre, il materiale per la sua opera Genealogia deorum gentilium libri, inerente la dinastia degli dei pagani. Giovanni Boccaccio nella “Genalogia degli Dei Gentili” scrisse la celebre frase che consegnò Leonzio Pilato all’immortalità “… Io sono stato il primo, tra i latini, che da Leonzio Pilato, ho udito l’Iliade”.

La confusione sul luogo di nascita, ma Boccaccio mette un punto

Sul luogo di nascita di Leonzio la confusione nacque dal fatto che egli amava definirsi “Tessalo come il grande Achille”, tanto era l’amore che portava per la sua patria spirituale e letteraria, la Grecia. Ma che egli fosse un Italo-Greco e, precisamente che era nato a Seminara, lo sapeva benissimo Francesco Petrarca, come testimoniato in una corrispondenza epistolare inviata a Giovanni Boccaccio “Leo Greco vere Calaber, sed ut ipsa vult Thesalus, quasi sit grecum esse quam italum”. Barlaam, l’altro grande di Seminara, lo volle come discepolo lo dice lo stesso Leonzio: nel 1342 Leonzio è a Gerace quando Barlaam nr divenne Vescovo. Il Maestro, oltre la lingua e la letteratura greca, gli trasmise l’amore per i viaggi e quel che, di inquietudine e di ansia, che ne fecero, di Leonzio, un errabondo. Nei primi anni del 1350, Leonzio è a Creta: nell’inverno del 1358 Petrarca, alla ricerca di un traduttore delle opere di Omero, se lo fa presentare da un giurista, a Padova, dove Pilato seguiva i corsi di studio.

Leonzio incomincia a tradurre i primi cinque libri dell’Iliade, poi preso da un irrefrenabile desiderio di visitare la tomba del suo maestro, Barlaam, ad Avignone, dove questi era morto, di peste, nel 1359, si sposta a Venezia. Qui lo raggiunse Giovanni Boccaccio, che inviato da Petrarca, cercò di trattenerlo in Italia per continuare le traduzioni dell’Iliade e dell’Odissea. Per convincerlo, Boccaccio, gli promise la cattedra di greco, nello Studio Fiorentino, ed uno stipendio. Poiché le lezioni nello Studio Fiorentino iniziavano il 18 ottobre di ogni anno, siamo certi che Pilato continuò le traduzioni, dall’autunno inoltrato e fino al 1362. In quell’anno qualcosa successe se Leonzio riprende la via di Venezia, dove s’incontra con Petrarca e lo stesso Boccaccio ma non consegna le opere tradotte e commentate che, sembra, porti con se imbarcandosi per Costantinopoli dove continuò i suoi studi. Nel dicembre del 1365, di ritorno dal suo ultimo viaggio da Costantinopoli a Venezia, il greco di Calabria Leonzio Pilato, distrutto nel fisico e stanco nella mente, punto nell’orgoglio, ripercorre, a ritroso, la sua intensa e tragica vita. Il romanzo affonda il suo dire in quel periodo storico misterioso e sconosciuto che portò, da una parte, all’annientamento fisico, culturale e spirituale dei greci di Calabria da parte degli Angioini e, dall’altra, alla vendetta di quella cultura che, attraverso la penna di Leonzio, perpetuò se stessa dando all’Occidente le fonti dell’umanesimo: la traduzione, per la prima volta al mondo, dal greco in latino dell’Iliade e dell’Odissea.

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