Cosa ha detto Paola Cortellesi sul sessismo nelle fiabe e perché ci stiamo seriamente preoccupando

Paola Cortellesi, dopo il film "C'è ancora domani", sta continuando a far parlare di sé dopo l'intervento sul sessismo nelle fiabe alla LUISS di Roma

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Stimo Paola Cortellesi. Come donna e come attrice. La ritengo tra le migliori artiste italiane nel suo campo. Apprezzo anche che abbia voluto utilizzare l’ironia attraverso un argomento leggero (le fiabe), cavalcando il grande successo ottenuto col suo primo film da regista, “C’è ancora domani”. I modi e gli argomenti, tuttavia, vanno ad inserirsi all’interno di un contesto ben più ampio e pericoloso. Sì, pericoloso. Perché la deriva che certi modi di pensare stanno prendendo – e lo abbiamo evidenziato sempre oggi con l’articolo su Miriam Leone – mi fa veramente preoccupare. E, sì, penso che – proprio per la delicatezza del tema – Paola Cortellesi l’abbia fatta fuori dal vaso. E non per l’intervento in sé, bensì per tutto il contesto. Tradotto: orde di perbenisti che, a causa di questi episodi, rivendicano con orgoglio – ogni volta che possono – la loro fede in onore di “San Politicamente Corretto”.

Cosa ha detto Paola Cortellesi alla LUISS

Il riferimento è all’intervento di Paola Cortellesi all’Università LUISS di Roma in seguito al successo per il suo film. Una pellicola, va detto, che ha fatto centro, apprezzata per la delicatezza e sensibilità dell’argomento e per le modalità con cui è stato affrontato. Il rischio, la paura, era che da tutto questo si potesse divagare. Ed è accaduto, infatti. E aggiungeremmo, purtroppo. Paola Cortelessi alla LUISS ha parlato delle fiabe, accusandole di sessismo. “Siamo sicuri – ha detto – che se Biancaneve fosse stata una cozza il cacciatore l’avrebbe salvata lo stesso? E perché il principe ha bisogno di una scarpetta per riconoscere Cenerentola, non poteva guardarla in faccia?” Ma anche “Biancaneve faceva la colf ai sette nani!”. Sono alcune delle frasi utilizzate, paragonando il sessismo alla trama di alcune delle storie di fiabe più famose.

Paola Cortellesi e l’ipocrisia dei perbenisti

Diciamolo chiaramente: Paola Cortellesi si è fatta sfuggire la cosa di mano. Non per questo ho perso la stima nei suoi confronti. Anche perché, ribadisco, non condanno il suo intervento. Il film ha avuto successo, quindi lei alla LUISS ha cavalcato l’onda su temi di cui si parla e su cui c’è più sensibilità adesso. E lo ha fatto in maniera sottile, con la sua solita ironia. In una società un po’ più “normale”, le sue parole sarebbero state ascoltate, recepite e… basta. Nell’attuale società occidentale, invece, no.

Perché se qualcuno si permette di criticarla, anche in maniera costruttiva, semplicemente esprimendo il proprio pensiero, viene tacciato di essere omofobo, sessista, frutto di una società patriarcale. Come se l’apprezzamento verso una fiaba non si possa scindere da un modo di pensare. E gli ipocriti perbenisti, i seguaci del politicamente corretto, sono coloro che difendono la Cortellesi per il sessismo nelle fiabe, ma lì ci sono le stesse donne – femministe – che sputano odio e cattiveria su Miriam Leone semplicemente perché ha deciso di diventare mamma.

Non ha sbagliato, Paola Cortellesi. Sì, se fosse stata in un altro pianeta, in un’altra società, in un’altra epoca. Non qui, non ora. E’ un’attrice, una regista. Utilizzi i film per trasmettere determinati messaggi. Senza scomodare altro. Non sia mai che qualche mente governativa un giorno non pensi di istituire qualche legge “anti fiabe”.

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