“Non è l’arroganza del primo cittadino “antidemocratico”, così definito dal suo partito, il PD, il tema all’ordine del giorno urgente da trattare. E’ un film già visto, che, infatti, avevo raccontato, con dovizia di particolari, diversi anni fa quando a subirne gli effetti nefasti ero stata proprio io”, è quanto afferma il consigliere comunale Angela Marcianò. “Ma questa volta, ad essere mandata a casa non è stata solo l’outsider Marcianò, ma tutta la Giunta, a parte il fido Brunetti, nonostante gli assessori seguissero fedelmente il suo “illuminato” (per i più, fulminato) programma politico. Adesso la sorte infausta ha riguardato tutti gli altri, quella stessa maggioranza che ha consentito la rielezione del sindaco e lo ha tenuto a galla al tempo della sospensione”, rimarca Marcianò. “Falcomata’ ha bucato proprio il salvagente che gli ha salvato la vita. L’ennesima “bravata “ del primo cittadino, condita da prepotenza e dal solito cinico “effetto sorpresa”, che lo fa sentire un grande statista, non deve sorprendere. Nulla di ciò a cui stiamo assistendo, come cittadini e come consiglieri, appare nuovo. Quello che di inedito dovrebbe generare questa storia, in realtà, é tutt’altro”, evidenza Marcianò.
Marcianò: “restituiamo ossigeno alle speranze dei reggini”
“La maggioranza, nelle sue componenti più significative, ha scritto comunicati severi e inequivocabili, dinanzi alla gravità dei quali l’opposizione ha tracciato opportunamente la strada della mozione di sfiducia. Io mi permetto di andare oltre, suggerendo di proseguire con incisiva coerenza, a carte scoperte e con mani libere. Nessuno di noi, senza l’apporto di altri 16 consiglieri, può salvare Reggio”, è quanto afferma Angela Marcianò. “Ritroviamoci e dopo una stretta di mano apponiamo orgogliosamente e congiuntamente la nostra firma sulla parola fine a questa lunga gara al massacro che ha coinvolto, suo malgrado, la nostra Città. Ne abbiamo, finalmente l’opportunità: restituiamo ossigeno alle speranze dei reggini. Non rappresentiamo i voti che abbiamo preso, ma quelli che un giorno potremo dimostrare di aver meritato“, conclude Marcianò.