Dal Mar Rosso alle Europee passando per la Ferragni: il resoconto del Premier Meloni a “Quarta Repubblica”

Nel salotto di Quarta Repubblica, Giorgia Meloni fa il punto della situazione ma sempre con un'unica idea, quella di dare voce all'Italia

StrettoWeb

Giorgia Meloni non le manda di certo a dire: sguardo fermo, tono  deciso ma aperta alla battuta, ha concesso una lunga intervista, la prima del 2024, al programma “Quarta Repubblica” in onda su Rete 4. Al timone, in veste di conduttore e moderatore, il giornalista Nicola Porro che naviga tra le onde tempestose dei temi caldi di attualità, economia e, ovviamente politica. Un lungo scambio di battute dove il Premier spazia dalle Europee al superbonus, da Erdogan alla presunta lite con Salvini, fino mettere un punto alla polemica sul pandoro-gate e Chiara Ferragni, discorso affrontato sul palco di Atreju a dicembre.

Il Premier è aperta al confronto, si mostra precisa nelle spiegazioni e tiene testa, con nonchalance, al giornalista Porro che salta da un argomento all’altro. Si parte dalla politica estera, precisamente dallo slogan “pronti” che ha accompagnato Fratelli d’Italia alle elezioni per l’ascesa al governo. Uno slogan che riflette questo anno e mezzo di Giorgia come Presidente del Consiglio: “ero e sono pronta a chiedere di più per l’Italia, per una politica estera che non ti guarda dall’alto in basso, per mantenere l’impegno fatto e la coerenza che stiamo dimostrando”.

Si sofferma poi sulla definizione di politica estera, distorta dalla stampa italiana: per la Meloni infatti, “devi avere la capacità di parlare con tutti, con coloro con cui sei d’accordo e in disaccordo. C’è stato un pregiudizio iniziale fatto al governo su questa nostra capacità ma non proveniente dall’estero, bensì dai media nazionali”. E prosegue evidenziando il dialogo aperto con il presidente Erdogan: “con la Turchia abbiamo come obbiettivo un’interscambio economico che può arrivare a 30 miliardi di euro. Avere rapporti con nazioni come Turchia ed Egitto, leader – insieme all’Italia – del Mediterraneo, significa anche avere un approccio multilaterale. Erdogan è intelligente, ha una propria posizione come io ho la mia, non sempre siamo d’accordo ma è pragmatico”.

Si continua sulla scia della politica estera con la questione Mar Rosso: il Premier precisa che quella dell’Italia è “una missione di politica di difesa. Da lì transita circa il 15% dell’economia mondiale: impedire il passaggio dei prodotti significherebbe arrivare a prezzi spropositati ed insostenibili per tutti. L’Italia si assume le sue responsabilità” dice Meloni e lo fa con cognizione di causa: “non possiamo accettare la minaccia dagli Houti”.

L’altro tema caldo è la crisi in Medio Oriente e, a differenza di quanto traspare solitamente, la Meloni ci tiene a precisare che alle soluzioni si può arrivare solo con il confronto: “io mi sono data la priorità di dialogare con gli attori della regione senza scontrarmi con la questione civile. Sono stata l’unica a partecipare alla conferenza del Cairo tra i leader del G7 per creare un dialogo anche in termini di difese umanitarie. Parliamo di medici italiani che io stessa ho portato a a Gaza”.

Immancabile anche la questione politica degli Usa, vicina al cambio di presidenza: Porro chiede al Primo Ministro se la probabile vincita di Trump possa cambiare le carte in tavola ma la Meloni rimane ferma sul punto: “la politica estera italiana non cambia: siamo alleati solidissimi indipendentemente dai cambi dei Presidenti. Questo è ciò che accade quando si privilegia l’interesse della Nazione agli interessi di partito. E’ necessario guardare agli interessi dello Stato, non a quelli del singolo“.

Arriva quindi il momento del tema più dibattuto, la possibile candidatura del Premier alle europee. A chi la vorrebbe già leader di partito, la Meloni risponde “non ho ancora deciso, deciderò all’ultimo quando si formeranno le liste. Mi devo misurare con l’interesse dei cittadini: devo verificare se ho il consenso degli italiani e devo capire se un’eventuale candidatura toglie del tempo al mio lavoro. E’ un dibattito anche un po’ esagerato. Secondo me le elezioni europee vanno viste in un’altra ottica, non su chi si candida ma che tipo di Europa dobbiamo costruire: è questo il tema che manca e che spero sia al centro dei dibattiti dei prossimi mesi”. Le probabilità, quindi, di una possibilità candidatura sono al 50%.

Si volta pagina e si passa al quadro economico nazionale. Si parte dalla manovra finanziaria che, Porro accusa scherzosamente, sembra molto di sinistra. “Una finanziaria che aiuta i redditi dei più deboli, con una modifica dell’Irpef, che ha cambiato l’aliquota. Tutti punti che potrebbero essere di sinistra”. Il Premier però precisa che “abbiamo fatto cose di destra, ovvero prendere le poche cose che si hanno e concentrarle su politiche espansive, sugli incentivi per il lavoro, sulla natalità che favorisce le mamme lavoratrici e sui lavoratori autonomi, spesso considerati figli di un dio minore”.

Il Presidente poi chiarisce anche la polemica sulla Riforma fiscale e la possibilità di avvantaggiare l’evasione: “l’obiettivo è abbassare le tasse a tutti e lo stiamo portando avanti velocemente. Quando si garantisce la stabilità del sistema, si pensa che si dia un aiuto gli evasori. Se il sistema va bene, è regolamentato ed è solido, allora ne giovano tutti”.

Il Premier dice la sua anche sulla spinosa questione del Superbonus che definisce “la più grande truffa allo Stato Italiano”. Se, da un lato, aiuta il settore edilizio e, quindi, l’economia, il problema risiede nel “come è stato realizzato: una norma imprecisa, scritta male e applicata peggio. Il 50% di queste risorse pagate da tutti – non gratuitamente come dicono alcuni perché sono soldi dei contribuenti – sono andate a beneficio del 10% della popolazione più ricca”. Lo stesso vale per il Pil il cui andamento viene descritto come “rimbalzo del gatto morto, se vai giù poi risali”. Il Premier precisa pertanto che: “quest’anno ho fatto una manovra da 30 miliardi, con 20 miliardi da pagare sul superbonus e 13 miliardi sul Pil”.

Altro punto dibattuto è quello degli extraprofitti sulle banche: “la tassa sulle banche è banalmente giusta – afferma il Primo Ministro. “Abbiamo tassato le banche del 40%, ovvero il giusto rapporto tra il margine di ciò che si dà e ciò che si chiede. Più è patrimonializzata la banca, più crediti concede, più profitti fa e più paga tasse che rimpinguano le casse dello Stato”.

Dalle banche si passa quindi alle privatizzazioni: “non è fare regali miliardari all’imprenditore fortunato, significa indietreggiare quando la presenza dello Stato non è necessaria o intervenire se serve. Noi prevediamo 20miliardi in bilancio nel giro di 3 anni cedendo alcune quote di società pubbliche ovvero, possiamo cedere alcune quote ai privati mantenendo però sempre il controllo dello Stato”. Segue quindi una frecciatina a La Repubblica che aveva titolato in prima pagina “L’Italia è in vendita”: “non è così” – sostiene Meloni – e da che pulpito arriva la predica! Da chi ha trasferito la Fiat all’estero, da chi ha messo sui siti immobiliari le aziende italiane!”.

La Meloni ci tiene anche a mettere un punto sulla polemica circa la conferenza di fine anno: “ho parlato di ciò che i giornalisti hanno voluto, mi hanno fatto 44 domande ma nessuno mi ha chiesto, ad esempio, della politica industriale o di cose rilevanti. Non intendevo quindi ci fosse un complotto nei miei confronti ma in Italia vige l’amichettismo che ,però, con me è finito: non viene più eletto chi ha la tessera di partito. Il mondo delle nomine pubbliche in base alla tessera del Pd è finito, viene nominato chi è meritevole”.

Il Primo Ministro parla anche del suo recente incontro con Elon Musk con cui condivide la visione sull’Intelligenza Artificiale: “può generare grandi potenzialità ma ance grandi rischi. Prima di tutto, un vantaggio e un svantaggio competitivo, produce un mondo in cui non si distingue il vero dal falso e crea quindi danni alla democrazia e va a rafforzare la verticalizzazione della globalizzazione accentrata nelle mani dei più potenti:  l’IA può potenziarla al cubo”. In ultimo, gli effetti sul mondo del lavoro:l’intelletto umano rischia di essere sostituito e potrebbe creare un impatto devastante: la gente che non servirà più nel mondo del lavoro, come la manteniamo?”.

Infine, si chiude con una nota più leggera: dapprima sulla polemica circa il pandoro-gate e le dichiarazioni che il Premier avrebbe fatto su Chiara Ferragni dal palco di Atreju: “non sono pentita di quello che ho detto ma non c’era uno scontro da parte mia anzi, raccontavo una cosa in positivo verso le persone che producono il “Made in Italy” e noi, invece, diamo più importanza a chi indossa l’eccellenza e non a chi la realizza. Mi interessa piuttosto la questione della trasparenza nelle attività commerciali a scopo benefico – su cui si sta discutendo con l’introduzione di una legge: “bisognerà specificare sul prodotto a chi, come e quanto delle risorse andranno all’ente benefico”.

Infine, una battuta sulla presunta lite con Matteo Salvini e il Piano Mattei: “siamo d’accordo dalla scorsa settimana, non so perché voi giornalisti avete deciso che abbiamo litigato”. E a Porro che le rimprovera di non dare abbastanza notizie alla stampa per poter scrivere, il Premier risponde ridendo: “e se non litighiamo, io che ci posso fare?”.

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