Perché siamo contenti della fine di Chiara Ferragni

Il crollo dell'impero di Chiara Ferragni e la speranza che sia l'inizio della fine della deriva degli "influencer"

StrettoWeb

E’ inutile girarci intorno: c’è un gran bel pezzo d’Italia che sta godendo dei problemi di Chiara Ferragni, e noi siamo tra quelli. Quindi possiamo spiegare le ragioni di questa soddisfazione; ragioni che sono profonde e non hanno nulla a che fare con l’invidia sociale. Anzi. L’Italia che gode del collasso dell’impero di Chiara Ferragni è proprio l’Italia produttiva, liberale, evoluta e progredita: non si tratta quindi di odio, rabbia o risentimento, ma di una posizione valoriale che ha radici nei principi di una buona fetta del Paese che sono diametralmente opposti a quelli che Ferragni ha sempre scelto di rappresentare.

Chiara Ferragni, infatti, ha costruito il suo impero sfruttando la deriva analfabetista della società contemporanea: la sua attività è seguita e alimentata dalla miriade di ignoranti assolutamente equiparabili ai seguaci di Wanna Marchi: cambia solo il mezzo, dalla TV ai social network. Alle persone colte e preparate Chiara Ferragni non è mai piaciuta: qualcuno le ha sempre riconosciuto esclusivamente il merito di “essersi fatta da sola” ma anche su questo abbiamo molto da obiettare: “farsi da solinon può essere sempre un merito, al netto del contenuto con cui ci si realizza. Anche Totò Riina si è fatto da solo: era figlio di un contadino, suo padre tra l’altro morì quando lui era un bambino, eppure da solo riuscì a diventare il capo assoluto della mafia quando era l’organizzazione criminale più potente del mondo. Qualcuno ha mai riconosciuto a Riina il merito di “essersi fatto da solo”? Le attività di Chiara Ferragni non sono ovviamente minimamente paragonabili a quelle delle organizzazioni criminali, lungi da noi metterli sullo stesso livello, l’esempio è volto unicamente ad indicare che non sempre “farsi da soli” può essere considerato un merito: dipende da cosa si realizza. E quello che ha costruito Chiara Ferragni non è qualcosa di virtuoso, di buono, non è qualcosa che fa bene alla società. Tutt’altro.

Il degrado che Chiara Ferragni esalta sui social

L’impero di Chiara Ferragni è l’impero della menzogna e dell’ipocrisia. E’ l’impero della forma senza sostanza, è la devianza di una narrazione di una vita da favola che porta le masse degli ignoranti a idealizzare un’esistenza senza principi e valori ma basata esclusivamente sul consumo, sul possesso, sull’ostentazione del lusso sfrenato. Con l’aggravante di ergersi a moralizzatori e paladini del giusto: Chiara Ferragni nel 2018 ha sposato il rapper Fedez, un improbabile personaggio nato dal degrado della periferia di Milano che non è riuscito neanche a diplomarsi (non ha completato gli studi scolastici) e che si è affermato musicalmente con canzoni violente e omofobe in cui esaltava l’utilizzo di droghe e offendeva gli omosessuali. Che l’arte di Fedez fosse “sempre spazzatura con uno squallido ammicco ai giovanissimi” non lo dice SalviniCapezzone ma Ondarock, uno dei più autorevoli magazine musicali nonché dei siti più visitati nel suo genere. Le recensioni dei critici esperti di Repubblica e Libero considerano le canzoni di Fedez “inascoltabili”, notando una “caccia alla visibilità basata sullo sparlare degli altri. E, se possibile, insultarli. Ovviamente non tutti, ma solo quelli che risultano nemici del politicamente corretto, del pensiero dominante”.

La lotta politica di Ferragni e Fedez

In realtà, i Ferragnez non piacciono all’Italia produttiva, colta e liberale perchè sono loro a rappresentare la cultura della rabbia e dell’odio sociale. Hanno intrapreso numerose battaglie politiche, su tutte quella per il DDL Zan che li ha visti trainare miriadi di illetterati su posizioni prive di contenuti, e hanno sempre cercato esclusivamente il successo dei “likes” come testimonia lo scandalo del supermercato vandalizzato per il compleanno di Fedez nel 2018 quando, dopo aver subito l’indignazione degli utenti che in diretta sui social li accusavano di sprecare cibo, hanno cercato disperatamente una via di fuga inventandosi la donazione dei generi alimentari utilizzati per il video con l’unico scopo di non perdere “mi piace”.

Adesso la brutta storia del Pandoro con Chiara Ferragni che da ieri è ufficialmente iscritta nell’elenco degli indagati per “truffa (e così torniamo a Wanna Marchi). Il problema non è tanto Ferragni o Fedez, ma bensì quei milioni di giovani pronti a farsi abbindolare da improbabili personaggi totalmente ignoranti che venerano come degli Dèi e da cui si fanno “influenzare”, al punto che molte testate giornalistiche hanno battuto la notizia – che riteniamo inverosimile avendo ancora un minimo di speranza sulla bontà del genere umano – secondo cui l’orrendo pigiama grigio (non lo chiameremo mai “jumpsuit del brand Laneus”) dal costo di 600 euro sarebbe andato esaurito dopo il video in cui Ferragni si scusava per lo scandalo. Una notizia forse pompata proprio da chi anche in questo disastro voleva dipingerla in modo positivo.

Gli unici veri “influencer” di cui l’Italia deve andare orgogliosa

Nel mondo reale, nell’Italia produttiva, evoluta e colta, gli unici veri “influencer” rimangono gli intellettuali: le persone più colte e sagge della società. Oggi abbiamo Piergiorgio Odifreddi, Luciano Canfora, Vittorio Sgarbi, Alessandro Barbero, Bruno Vespa, Paolo Mieli, Massimo Cacciari, Massimo Fini, Marcello Veneziani, Marcello Pera, sulla scia dei più grandi intellettuali della storia d’Italia quali Dante, Petrarca, Machiavelli, Leonardo da Vinci, Galileo Galilei, Foscolo, Manzoni, Leopardi, Alessandro Volta, Carducci, Pascoli, D’Annunzio, Fermi, Mattei, Pirandello, Ungaretti, Montale, Morante, Pasolini, Calvino, Maria Montessori, Eduardo De Filippo, Vittorio De Sica, Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman, Oriana Fallaci, Indro Montanelli, Enzo Biagi, Rita Levi-Montalcini, Umberto Eco, Andrea Camilleri, Antonio Martino, Piero Angela. Scienziati, letterati, scrittori, poeti, giornalisti, filosofi, pensatori.

Che questa storia e tradizione così nobile e gloriosa avesse un decadimento tale da condurre a Chiara Ferragni, Fedez e altre improponibili nullità considerate il faro della società, non è e non sarà mai accettato dai segmenti migliori del Paese.

Per questo siamo contenti che Chiara Ferragni stia collassando, con l’augurio che sia soltanto un segno dei tempi, un cambio di passo e la fine dell’abominio degli “influencer” social in quanto tali, di cui Ferragni probabilmente sarà anche la più brava in assoluto ma che a prescindere dai singoli non ci piacciono proprio come principio. Persone ignoranti e nullafacenti che ostentano una vita finta, fatta di lussi e piaceri basati sul denaro con l’unico scopo di avere il “Mi Piace” della feccia della società, orde di tamarri che hanno come triste ambizione quella di diventare come loro (sigh!).

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