Sono tempi duri per le donne libere. E badate bene che il nemico non è soltanto un uomo violento che cerca di camuffare la propria fallibilità dietro alle botte o ad un omicidio. Fosse quello sapremmo come riconoscerli, i nemici del libero arbitrio femminile. E invece no. Quel subdolo nemico si nasconde ovunque e spesso non è violento. Non concretamente ed esteriormente, almeno.
Nelle scorse settimane ho assistito inerme a diversi dibattiti mediatici e social che, per una delle prime volte nella mia vita, mi hanno lasciata senza parole. Non sapevo, non volevo, commentare. Partendo, durante la vacanze natalizie, dalle offese contro il premier solo per aver detto, dopo tre ore di conferenza stampa, che doveva allontanarsi per “fare pipì“. Manco avesse detto “viva il Duce!“.
Una richiesta legittima, direi. Forse poteva trovare un modo più elegante per dirlo, o addirittura poteva fingere di avere altre esigenze, ma a che pro? Il valore aggiunto di Giorgia Meloni, che politicamente può piacere o non piacere, è proprio la sua naturalezza. La sua veracità. E d’altronde dopo tre ore di conferenza stampa le esigenze fisiologiche sono normali. Umane. Che doveva fare? Farsela addosso? Ovvio che no, ma le offese – manco a dirlo – sono state migliaia. Soprattutto sessiste, come spesso accade con il premier che, chissà perché, sembra l’unica donna in Italia che possa essere vittima di body shaming senza che nessuna pseudo femminista intervenga. Ma funziona così no? Due pesi, due misure.
Dopo la pipì di Giorgia Meloni è stata la volta della maternità di Miriam Leone. Ora, dico io, siamo nel 2024. Diventare madre non è un obbligo. Anzi. Che una donna sia tale anche senza vivere l’esperienza della maternità è ormai un fatto assodato. Chi la pensa diversamente è evidentemente un soggetto ambiguo, con poca cognizione, per dirla con delicatezza. Detto questo, è mai possibile che una neo mamma, con tutta la gioia, le emozioni e la voglia di condividere con il mondo la propria felicità, non possa scrivere sui social che diventare madre è un’esperienza meravigliosa e totalizzante? Perché non dovrebbe dirlo? Non ha mica detto che le donne che non diventano madri sono delle inette. Ha solo espresso la sua gioia esplosiva per un’esperienza che, checché ne se ne dica, è tra le più belle della vita.
Ma ovviamente, anche in questo caso le turpi offese alla povera Miriam sono arrivate a pioggia. Tutte al veleno, evidentemente fatte da gentaglia insoddisfatta e senza un minimo di umanità. Gente alla quale il politicamente corretto ha, verosimilmente, mangiato il cervello. Come quelle amebe che crescono nell’acqua e sono in grado di nutrirsi della materia grigia umana. Una scena terribile, ma leggendo quei commenti non c’è altra spiegazione.
Poi, come un fulmine a ciel sereno, è arrivata pure Biancaneve. E qui la tematica è un po’ diversa. Perché questa faccenda delle fiabe rivisitate è una grande incongruenza dei tempi moderni. Si può mai pretendere di giudicare una storia o un personaggio del lontano passato, di fantasia o reali che siano, utilizzando un metro di valutazione moderno? Ovvio che no! E soprattutto non lo si può fare pubblicamente. Paola Cortellesi, attrice tra le più brillanti e duttili del panorama italiano, se lo metterà in testa prima o poi che non può essere la nuova Michela Murgia. Quest’ultima, pace all’anima sua, si era fatta paladina delle pseudo femministe moderne e le eresie, tra mezza cosa giusta e l’altra no, sono state numerose. E questo, io che con il politicamente corretto mi ci pulisco le scarpe, lo scrivevo quando era in vita e lo scrivo ora che non c’è più.
Detto questo, la libertà di una donna è sacrosanta ma passa dall’altrettanto sacrosanto diritto di fare e dire ciò che più ci aggrada. Voglio dire pubblicamente che devo allontanarmi per fare pipì? Lo dico anche se sono il premier. Voglio dire che sono felice di essere diventata mamma e che per me è l’esperienza più totalizzante della vita? Lo dico, perché non sto dicendo che chi non è madre è feccia. Voglio raccontare la favola Biancaneve a mia figlia? Lo faccio, magari prima di portarla a giocare a calcio, suo sport preferito. Questa è libertà. Solo questa. E per averla basta prendersela, senza inneggiare contro gli uomini solo perché sono uomini. E senza insultare chi vive e VUOLE vivere altre esperienze di vita.
Una donna è libera nel preciso momento in cui decide di esserlo.
Punto.
E lo pseudo femminismo moderno non fa altre che distogliere l’attenzione da questa verità lapalissiana per percorrere sentieri così tortuosi e distorti da arrivare all’esatto opposto, ovvero all’imbrigliare la volontà di chi applica semplicemente quanto di più bello ci sia stato concesso in questa breve vita: il libero arbitrio.