Reggina, il fallimento Fenice e l’illusione ripescaggio: è quasi impossibile, ecco perché | REGOLAMENTO

Reggina: ora la Fenice tira fuori il ripescaggio in Serie C per mascherare il fallimento. E' l'ennesima illusione per i tifosi, ma la strada - oltre che complicata e ricca di ostacoli - è prematura. Leggendo il regolamento della FIGC, e dando un'occhiata ai vari campionati di C e D, questa è la situazione

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Come scriviamo da tempo, e come anche ribadito in un articolo di qualche giorno fa, la Fenice Amaranto tende a spostare l’attenzione dei tifosi su altri temi nel momento in cui incontra qualche critica, problema o difficoltà. E’ stato così a partire dal nome ma – in generale – basterebbe dare un’occhiata al business-plan. Proprio nel business-plan era prevista la Serie C immediata, mai però realmente vicina già da inizio stagione. E così, piano piano, si è addolcita la pillola a quei tifosi che la seguono: “sarà per l’anno prossimo”.

Intanto, però, dal club hanno iniziato a far intendere che l’obiettivo sarà la migliore posizione playoff possibile, così da capire se ci saranno i margini per il ripescaggio. Un messaggio che ha già illuso tanti, convinti che basti pochissimo per un salto di categoria, anche solo perdendo la semifinale. Non è così e il discorso, oltre che complesso, è abbastanza prematuro. Complesso innanzitutto perché si dovrebbe scindere la corsa al ripescaggio tra chi detiene i parametri attuali – cioè quelli di una Fenice Amaranto neonata, senza storia, marchio, nome ecc. – e la Reggina. Andiamo per ordine e spieghiamo come funziona.

Cosa si intende per ripescaggio e che differenza c’è con la riammissione

Innanzitutto diamo la definizione di ripescaggio, che si verifica nel momento in cui una società – che ne ha diritto – passa alla categoria immediatamente superiore, prendendo il posto di una che è stata esclusa dalla Lega per svariati motivi. La riammissione invece si verifica quando il posto o i posti lasciati vacanti sono di una società che, pur avendo diritto a disputare il campionato, rinuncia per svariati motivi.

Il regolamento sui ripescaggi, a meno di novità sul fronte riforme

Prendiamo in esame l’ultimo regolamento, quello attuato questa estate, ricordando sempre la possibilità che possa cambiare. I vertici del calcio in questi mesi hanno parlato spesso di riforme, non ultime le recenti e clamorose notizie di una drastica riduzione degli organici. Al momento, però, nulla di concreto e ufficiale all’orizzonte. Questo significa che ad oggi, pur essendo presto, il regolamento rimane l’ultimo ufficializzato. Tale regolamento rivela che la graduatoria di ripescaggio verrà stilata con il seguente ordine: una Seconda Squadra di Serie A, una società che abbia disputato il Campionato Nazionale di Serie D e una società retrocessa dal Campionato di Serie C. Tutto ciò prende ovviamente in esame tutte le squadre – tra retrocesse dalla C e vincitrici o partecipanti ai playoff di Serie D – che hanno presentato regolare domanda (con relativo versamento di un contributo straordinario alla FIGC di 300 mila euro e fideiussione di 300 mila euro in favore della Lega).

La domanda non risulta regolare in alcuni casi. Se, ad esempio, la stessa società ha già usufruito di un ripescaggio nei cinque anni precedenti. O se la stessa ha subito sanzioni per illecito sportivo o violazione del divieto di scommesse. Oppure se il club in questione è stato sanzionato, nelle due stagioni precedenti, per mancati pagamenti degli emolumenti a tesserati o dipendenti. In ultimo le società a cui è stato attribuito un titolo sportivo nelle tre stagioni precedenti.

I criteri per il ripescaggio

Per le società retrocesse dalla Serie C bisogna considerare per il 50% la classifica finale dell’ultimo campionato; per il 25% la tradizione sportiva (il numero di partecipazione nei vari campionati nel corso della storia) e il numero medio degli spettatori nelle ultime cinque stagioni. Per le società di Serie D, invece, c’è (ci sarebbe) una sola iniziale graduatoria: quella delle squadre che hanno vinto i playoff nei nove gironi. Da queste verrebbe stilata una media punti tra tutte, a cui aggiungere un ulteriore punteggio se la vincitrice degli spareggi ha anche vinto – o comunque ha partecipato da finalista, seppur perdente – alla Coppa Italia Serie D. Un punteggio aggiuntivo, seppur minimo, verrà assegnato poi alle vincitrici dei playoff che si sono classificate seconde e terze nel concorso “Giovani di valore”.

Solo in un secondo momento, qualora l’organico non fosse completato, entrerebbero in gioco le nove perdenti delle finali playoff. E poi ancora, sempre qualora l’organico non fosse completato neanche in questo caso, entrerebbero in gioco le squadre partecipanti ma perdenti la semifinale playoff.

La situazione Fenice. E Reggina…

Alla luce del regolamento di cui sopra, siamo davanti a un’ipotesi ad oggi abbastanza remota. Innanzitutto, la differenza è tra Fenice Amaranto e Reggina. Nel primo caso, saremmo davanti a una società neonata, senza tradizione sportiva e media spettatori negli ultimi cinque anni. Questo significa 50% in meno del punteggio totale ai fini della classifica. Qualora invece la Fenice diventasse Reggina, questi due criteri la aiuterebbero. E anche di molto.

In ogni caso, la strada resta molto ripida, soprattutto qualora non si dovessero vincere i playoff (al primo turno alla Fenice, stando così le cose, toccherebbe una tra Trapani, Siracusa o Vibonese fuori casa). Il motivo è presto detto: nello stilare la graduatoria generale per il ripescaggio in Serie C, e quindi tenendo conto delle eventuali retrocesse dalla terza serie e delle eventuali partecipanti ai playoff di Serie D, bisogna considerare tante piazze importanti. Ne citiamo qualcuna. Tra le possibili retrocesse ad oggi, con la classifica attuale, le varie Alessandria (anche se è in una situazione economica e societaria agitata), Novara, Ancona, Spal, Messina. Tra le possibili partecipanti ai playoff, quindi non prime dei gironi, le varie Treviso, Piacenza, Grosseto, Livorno, Sambenedettese, Fidelis Andria, Matera, Siracusa, Vibonese (o Trapani).

Una battaglia non semplice. Senza dimenticare la cosa più importante: affinché si verifichino dei ripescaggi, qualche squadra deve essere esclusa, proprio come capitato alla Reggina questa estate. E se è vero che si parla di qualche club con difficoltà, anche in massima serie, ad oggi è tutta da verificare e stabilire l’eventuale mancata partecipazione a campionati professionistici. Al momento nessuna, a parte l’Alessandria nel girone A di Serie C, ha subito penalizzazioni di alcun tipo. E negli anni passati a volte già alcune società avevano subito sanzioni nel primo semestre. Vedremo cosa si svilupperà nel secondo.

Quel precedente con l’ASD Reggio Calabria, poi Urbs Reggina, di Praticò

Nel 2016, la Reggina di Praticò – all’epoca da poco Urbs, dopo essere stata per un anno ASD Reggio Calabria – ottenne il ripescaggio dopo un solo anno di Serie D. Lo fece nonostante la sconfitta in semifinale playoff. La decisione ufficiale, tuttavia, arrivò solo a inizio agosto. In quell’estate, però, si verificò un episodio che cambiò le sorti della Serie C. Si passò infatti da 54 (18 per girone) a 60 squadre (20 per girone). Sei posti in più, dunque, rispetto a quelli che di norma possono essere recuperati solo in caso di mancate iscrizioni. Allora la Reggina, quindi, sfruttò questo assist per sopravanzare altre società che pure le erano davanti in classifica, sfruttando gli importanti criteri di cui sopra. E’ anche vero, però, che lo poté fare successivamente alla decisione di prendere Sant’Agata e marchio in affitto, con l’intercessione della Figc. Un affitto che le permise, dunque, di avere momentaneamente a disposizione un pezzo di storia della Reggina, sfruttandola per il ripescaggio.

Ad oggi, invece, non è previsto alcun aumento degli organici. Anzi, se la riforma dovesse passare davvero (difficile) è probabile anche che vengano ridotti. In più non dovrebbero iscriversi diverse società e la Fenice dovrebbe intanto almeno vincere i playoff e poi eventualmente diventare Reggina. E anche così non sarà semplice. Motivo per cui, ad oggi, anche solo parlare di ripescaggio significa illudere e mettere fumo negli occhi.

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