Dopo la stretta data dal Governo Meloni nell’ultima legge di Bilancio che ha peggiorato alcuni istituti di anticipo pensionistico ricordiamo solamente la Quota 103 calcolata interamente col metodo contributivo, l’Opzione Donna dove è stato aumentato di un anno il requisito anagrafico e l’Ape Sociale dove sono necessari cinque mesi in più di età per potervi accedere, il Governo si trova nuovamente alle prese con la soluzione di un problema mai affrontato definitivamente.
Sono ormai diversi anni che i vari esecutivi propongono solamente alcuni piccoli interventi, di solito peggiorativi, e mai si decidono di affrontare in maniera strutturale un argomento come la riforma delle pensioni che incide in maniera pesante sulla vita di cittadini. Si era molto sperato nel Governo Meloni ma il 2023 per tutta una serie di motivi soprattutto di carattere economico non è stato l’anno della svolta ma anzi è stato un anno molto deludente dove molte delle promesse annunciate non sono state mantenute.
Il sottosegretario al Lavoro Durigon in una recentissima intervista ha svelato quelli che sono gli intendimenti del Governo su questa materia e che hanno confermato quelli che erano i segnali già emersi nell’anno appena passato. Infatti, già nella Nadef del settembre 2023 ribaltando quelle che da sempre erano le posizioni della Lega sulla legge Fornero abbiamo letto che la legge ideata dalla Prof.ssa ha migliorato in modo significativo la sostenibilità del sistema pensionistico nel medio-lungo periodo garantendo una maggiore equità tra le generazioni.
Affermazioni in qualche modo ribadite da Durigon che afferma che servirebbero enormi risorse per la cancellazione della legge Fornero e che il Governo punta ad una riforma sostenibile, flessibile e che duri almeno un decennio. Ribadisce, poi, la volontà di approvare la “Quota 41” da sempre cavallo di battaglia della Lega indipendentemente dall’età anagrafica ma in ogni caso con il calcolo effettuato integralmente col sistema contributivo.
Quindi la volontà del Governo è quella di confermare la Legge Fornero nella sua struttura complessiva ed operare una forma di flessibilità in uscita anticipata dando la possibilità di uscire prima dal mondo del lavoro ma rinunciando per sempre ad una fetta dell’assegno previdenziale. In pratica chi vorrà pensionarsi lo farà a sue spese. Saranno effettuati poi alcuni interventi per coprire alcuni dei buchi contributivi che hanno i giovani a causa delle loro carriere discontinue e sarà dato un impulso alla previdenza complementare che possa rimpolpare un assegno previdenziale che per effetto del progressivo aumento degli anni di contributivo rispetto al retributivo diventa sempre più magro.
Non sembra un quadro roseo quello che si prospetta sulle pensioni ma l’economia stenta ed il PIL nel 2024 sarà di molto inferiore a quello previsto nella NAdef, appesantito da conflitti che indirettamente ci coinvolgono e di cui non si prevede il termine. L’importante è che si convochino immediatamente le forze sociali e datoriali, senza aspettare come al solito l’autunno e la Legge di Bilancio e tutti insieme si faccia uno sforzo comune per dare finalmente ai cittadini italiani una riforma previdenziale che si attende da troppi anni e che sia strutturale e duratura.