Saluto fascista, la Cassazione ha deciso: “non è reato senza il pericolo di un ritorno al fascismo”

La decisione della Cassazione sul saluto fascista: "non è reato senza il pericolo di un ritorno al fascismo"

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Parola fine? Probabilmente no, considerando con quale frequenza la vicenda venga strumentalizzata (non ultimo il Sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà, che ha parlato di fascismo relativamente all’Autonomia Differenziata). “Il saluto fascista rientra nel perimetro punitivo della ‘legge Mancino’ quando realizza un pericolo concreto per l’ordine pubblico. L’Avvocato generale e pg di Cassazione, Pietro Gaeta, si è espresso così nel corso del suo intervento davanti alle Sezioni Unite della Suprema Corte chiamate ad affrontare la questione dopo che la prima sezione penale ha trasmesso, nel settembre scorso, atti al fine di sciogliere un nodo interpretativo sul saluto fascista.

Il rappresentante della procura generale della Cassazione, che ha chiesto di confermare la sentenza della Corte d’Appello di Milano che ha condannato alcuni alcuni esponenti di un movimento di estrema destra che aveva fatto il saluto fascista durante una commemorazione, ha aggiunto che Acca Larentia con 5 mila persone è una cosa diversa di quattro nostalgici che si vedono davanti ad una lapide di un cimitero di provincia ed uno di loro alza il braccio – ha affermato Gaeta – Bisogna distinguere la finalità commemorativa con il potenziale pericolo per l’ordine pubblico”.

“La nostra democrazia giudiziaria è forte e sa distinguere. E’ ovvio che il saluto fascista sia una offesa alla sensibilità individuale” ma diventa reato “quando realizza un pericolo concreto per l’ordine pubblico. Non possiamo avere sentenze a macchia di leopardo in cui lo stesso gruppo viene assolto da un tribunale e condannato da un altro”.

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