Spigolature fuori stagione

Gli otoliti, si sa, presiedono all’equilibrio della persona; questa volta hanno invece dato alla testa di partiti, giornalisti e perfino di psicologi tirati in ballo dai mezzi busti televisivi per ‘analizzare’ la fuga della Meloni: è stato panico inconscio o conscio?

StrettoWeb

La sinistra è una cosa seria ma i suoi adepti che per suo conto gestiscono l’informazione la riducono a una barzelletta. Per giorni e giorni abbiamo dovuto sprecare i nostri denari e il nostro tempo per leggere sui giornali – anche i più ‘paludati’, che sono gli stessi che più hanno corso la cavallina con tutti i ‘potenti’, i ‘regimi’ e i ‘governi’ – non un commento critico sui fatti politici ma la maldicente critica agli otoliti di Giorgia Meloni.

Gli otoliti, si sa, presiedono all’equilibrio della persona; questa volta hanno invece dato alla testa di partiti, giornalisti e perfino di psicologi tirati in ballo dai mezzi busti televisivi per ‘analizzare’ la fuga della Meloni: è stato panico inconscio o conscio?

Sul corrierone abbiamo potuto addirittura leggere una cronaca che, fedele in apparenza, faceva in realtà trapelare tutto il livore della cronista che si poneva una domanda da far traballare l’intero governo – “starà davvero male Giorgia Meloni?” –  e dava il ‘giusto’ risalto alle parole illuminate e illuminanti di giuseppi il quale, da par suo, ha spiegato che la premier non si è presentata davanti ai giornalisti “per non mettere la faccia” sul Patto di stabilità.

Il paradosso è che mentre si accusava Meloni di volere evitare il plotone di esecuzione che si preparava alla conferenza stampa di fine anno, nello stesso tempo la FNSI e i suoi mandanti, censurandone le parole, i pensieri, la moda, l’influenza e gli otoliti, dimostravano di non avere molto da dire.

Infatti, dopo che il 4 gennaio del nuovo anno, la conferenza s’è fatta, i leader, con in testa Renzi, Calenda, etc., e qualche giornalista al guinzaglio che spara a palle incatenate – “Meloni chiede alla sinistra se sia giusto che persone nominate in ruoli super partes si comportino da militanti politici, proprio lei che ha insediato alla seconda carica dello Stato Ignazio La Russa, che rivendica il diritto di partecipare agli eventi di partito” – si sono inebriati di queste amenità: Meloni ha parlato tre ore per dire niente; non risponde sul MES; cerca sempre un nemico da abbattere per nascondere la sua debolezza; non ha un progetto!

Forse si aspettavano che Meloni avesse fatto proprio il loro progetto e sono rimasti delusi.

Come siamo rimasti delusi anche noi quando abbiamo cercato, con la lanterna, il progetto di Calenda, Renzi e Schlein (Conte non pervenuto), e abbiamo trovato solo banali e inquietanti vestigio di ‘millenarismo’ ereditario.

Quel ‘pasticciccio brutto’ del MES

Per spiegare quanto si diceva sopra, si può notare che lo stesso argomento principe che, alla suddetta Conferenza stampa si voleva usare contro la Meloni – il MES ghigliottinato e il nuovo Patto di stabilità UE approvato – gli si sgonfiava nelle mani: il Patto di stabilità perché Gentiloni ne va fiero; il MES perché i vari ‘travagli’ della stampa italiana non possono attaccare Conte, che ha votato contro la ratifica, o perché troppo amico o perché alleato ‘in pectore’. E dire che lo avrebbero potuto fare con le armi più potenti essendo stato lui – il più inaffidabile voltagabbana che, a memoria d’uomo, si sia mai seduto a Palazzo Chigi – a firmare il nuovo accordo sul MES ed essendo stato lui stesso a votare ora contro la sua ratifica.

E qui bisogna dare atto a ‘giuseppi’ di saper condurre il suo partito ai più alti traguardi. Dopo anni di rinvii del voto sul MES, non poteva perdere l’occasione di ‘lucrare’ elettoralmente sulla spinosa questione: ha tenuto il punto caparbiamente, oserei dire ‘ciecamente’, anche a costo di dispiacere i ‘messiani’ del PD ai quali non ha reso il favore che questo gli aveva fatto votando SI nel referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari. Chi non ricorda la proposta ‘sofferta’, fatta davanti alla Direzione del suo partito il 7 settembre 2019, dallo spericolato real politiker Zingaretti, segretario del PD e ‘governatore’ della Regione Lazio, che, per compiacere i nuovi alleati 5S, era stato costretto a ingoiare il rospo del voto favorevole a quella riforma, prima osteggiata giustamente e fermamente votando NO per ben due volte in Parlamento? E chi non ricorda che lo stesso povero Zingaretti fu costretto altresì a equilibrare la ‘sofferta proposta’ con la speranza di esercitare – essendo anche lui un ‘Presidente’ sia pure solo di Regione – una ‘moral suasion’ lanciando l’inutile slogan – Avanti con le riforme! – sotto forma di ultimatum ai 5S perché rinunciassero alla loro opposizione al MES.

Ma, come si vede, non c’è riuscito: fatta la festa, gabbatu lu santu.

A chi si è lamentato per la pessima figura fatta dall’Italia non ratificando l’accordo, si deve però ricordare che la ratifica è lo strumento principale per mezzo del quale, in uno stato democratico-costituzionale, il Parlamento interviene negli accordi internazionali sottoscritti dall’esecutivo (o vogliamo togliergli la parola anche in questa materia?). Senza la ratifica del Parlamento, i trattati non entrano in vigore: per esempio, il Congresso americano non ratificò l’istituzione della Società delle Nazioni, che il Presidente Wilson aveva quasi imposto nel trattato di Versailles. La battaglia fu allora all’ultimo sangue ma, per la mancata ratifica – che forse fu un errore strategico clamoroso ma anche la conseguenza dell’illusione wilsoniana che si potesse congelare per sempre il mondo in uno ‘statu quo’ – nessuno si sognò di dire che la dignità degli Stati Uniti era stata messa in pericolo dal voto del Congresso.

In Italia, si sa, le pulsioni faziose non mancano mai e, quindi – anche se ci va di mezzo l’italietta – vengono a galla anche nei difensori più ‘puri’ della sacra centralità del Parlamento; è per questo motivo che i giornali, imbeccati dai loro referenti politici con in testa Schlein, questa volta hanno picconato questa centralità pur di prendersela con Meloni e Giorgetti nella speranza di farli litigare e levarsi di torno questo governo.

Pare, che il Quirinale si sia astenuto dal commentare l’esito della votazione sul MES. E alcuni bene informati ‘quirinalisti’, volendo sottolineare il vulnus arrecato all’Europa dai pessimi ‘sovranisti’ al potere, hanno interpretato questa astensione in chiave antigovernativa, chiamandola ‘freddezza del Quirinale’.

Noi pensiamo che questo ‘raffreddore’ non ci sia stato: se il Quirinale si è astenuto non lo ha fatto per freddezza ma perché questa volta si è ricordato che non tocca al Presidente della Repubblica fare la politica estera o quella europea che si voglia. La politica estera la fa il governo e, quindi, la freddezza del Colle lascerebbe il tempo che trova.

Pistole di capodanno

Da Nord a Sud, da Est a Ovest, nel Bel Paese si è ormai consolidata la tradizione dei ‘botti di Capodanno’. Non c’è decreto prefettizio che possa scoraggiarne gli scoppi (forse non basterebbe nemmeno una ‘bolla papale’) tanto che, da qualche decennio la moda si è pure evoluta, specialmente nella ‘terra dei fuochi’ dove, oltre a incendiare i rifiuti, i più guappi fanno i ‘botti’ con la pistola. Ma lì l’uso della pistola è piuttosto di casa.

Non avremmo mai pensato però che potesse attecchire anche nella placida Biella tessile.

Ma che sbadati!

Non ci ricordavamo che i cretini sono ovunque di casa: a Biella come ad Acca Larenzia dove, per commemorare le vittime del terrorismo rosso, si è svolta un’adunanza – che nessun governo dal 1978 ai giorni nostri ha mai proibito (anche perché non si può proibire in una democrazia) – di tanti così cretini da fare un saluto romano e da suscitare l’invidia ad altrettanti e altrettali cretini dall’altra parte che, sempre più intelligentemente guidati dalla Schlein, invocano la proibizione di quelle manifestazioni e si chiedono: E NOI? Dobbiamo forse di nuovo tirare fuori il pugno chiuso?

A dare la risposta, ci ha pensato la Cassazione: il saluto romano non è reato di ‘ricostituzione del partito fascista’ ma solo di apologia del fascismo (Legge Scelba docet) come salutare col pugno chiuso non significa ricostituzione del partito comunista – che, mai disciolto, ha figliato tanti eredi più o meno legittimi – bensì soltanto abbandonarsi a vecchi incubi.

Il post degno di Degni

Con un ‘post’ che merita di essere ricordato – “Occasione persa. C’erano le condizioni per l’ostruzionismo e l’esercizio provvisorio. Potevamo farli sbavare di rabbia sulla cosiddetta manovra blindata e gli abbiamo invece fatto recitare Marinetti” – il suo autore, il sig. Marcello Degni, giudice della corte dei conti, ha rivelato la sua appartenenza partitica.

Che egli avesse un’appartenenza lo sapevamo e non ce ne meravigliamo.

La meraviglia è che la abbia rivelata. Senza essere così duri come è stato Sabino Cassese che ha definito quella esternazione del tutto fuori di testa – «Ha commesso due errori gravi. Innanzitutto, come magistrato ha un obbligo di riservatezza e non può fare dichiarazioni pubbliche, parteggiando per una forza politica o per un’altra. In secondo luogo, come magistrato contabile, dovrebbe auspicare una sollecita approvazione parlamentare del bilancio di previsione, non l’esercizio provvisorio, che può produrre gravi danni allo Stato. Non si tratta solo di dichiarazioni inopportune, ma di esternazioni illegali, che violano l’obbligo di imparzialità e riservatezza» – ci limitiamo a ricordare che questo genere di esternazioni vanno fatte ‘cum juicio’.

Gli altri suoi colleghi – giudici dei conti, giudici della giurisdizione ordinaria o supremi giudici delle leggi – appartengono, eccome, ma si guardano bene dallo sbandierarlo ai quattro venti perché sanno benissimo che il loro dovere non è di essere imparziali ma quello di eseguire alla lettera, paludatamente e in silenzio, il ruolo che gli è stato assegnato dagli strateghi dell’egemonia.

Come sanno anche i bambini, si fa ma non si dice!

Il postino

Il postino del Quirinale ha dovuto fare lo straordinario per recapitare le lettere che gli erano state affidate da recapitare ai vari presidenti del Senato, della Camera e del Consiglio dei ministri.

Straordinario e francobolli che potevano essere risparmiati se il mittente si fosse ricordato di poter fare un semplice atto; l’unico che gli compete. Per una legge in odore di ‘incostituzionalità’ c’è infatti un solo destino: il rinvio alle Camere motivato con un ‘messaggio’ del Presidente, non la letterina di Babbo Natale. E, poi, se il Parlamento insiste nell’approvare la legge con tutti i suoi odori e profili, dal ‘colle più alto’ non si può fare più nulla.

La costituzione prevede altre procedure per accertare l’incostituzionalità di una legge. Invece, in questo caso, la legge su balneari e dintorni è stata promulgata malgrado nel palazzo si fossero sentiti i suddetti odori e, però, si sono pure spesi soldi per i francobolli e per il postino. Non so se ciò ricordi Don Abbondio o Ponzio Pilato, oppure se si tratti di ben altro, cioè che, dopo la ‘moral suasion’ per la nomina dei ministri, si voglia affermare, di fatto, pure quella per il processo legislativo. Per non parlare di un giornalista, certo molto intelligente, che, da un pulpito televisivo, voleva attribuire al Presidente anche il ruolo di supplente dell’opposizione al governo.

Seminario di studi e saune

L’adunata non è stata solo ad Acca Larenzia; Elly Schlein ha, a sua volta, ‘adunato “deputate e deputati del Pd” in un ‘seminario di studi’ che si è svolto dal 18 al 19 gennaio; solo che lei li ha lasciati da soli riservandosi di fargli solo un pistolotto finale: «Ho letto molte elucubrazioni sulla mia presenza, ‘cosa fa la Schlein’, ‘ma quando arriva’? Ebbene sono arrivata oggi perché ieri sono andata a vedere un film stupendo: Kripton di Francesco Munzi; un film che dovrebbero vedere tutti, sulla salute mentale, sul grido di silenzio di tante persone che non ricevono risposte adeguate». Forse la segretaria si è documentata in vista di qualche terapia da fare.

Non sappiamo se tra gli argomenti di studio ci sia stata la piroetta sull’Ucraina fatta dalla maratoneta Schlein inseguendo i 5S. Chi si aspettava un grande dibattito è rimasto deluso perché anche i ponzatori dem non hanno avuto la forza di parlare a causa di un attacco invalidante di otoliti anarchici e di gravi giramenti di testa dopo il successivo, duplice salto mortale della Schlein su Israele, Hamas e sulla sua perentoria richiesta di «evitare l’invio e l’esportazione di armi verso i conflitti e in particolare verso il Medio Oriente e a Israele”, per non rischiare che siano usate per crimini di guerra». A parte la questione palestinese, nel suo confuso discorso la Schlein teneva maggiormente a mettere in rilievo il traffico d’armi della Meloni (compresa la pistolina di Pozzolo).

I deputati e le deputate hanno ponzato in un albergo di Gubbio, “Ai Cappuccini”, che, come si apprende dal sito del ‘resort’, promette “un’esperienza di soggiorno di lusso”, piscine, saune, ‘acque emozionali’ e massaggi, impacchi, “cucina ‘eccezionale’ di alta qualità”: insomma il seminario si svolgerà in un “tempio del piacere” e non dunque nell’antico frantoio, dove a suo tempo il trappista Romano Prodi portò i dem in ritiro politico-spirituale.

Quando si dice che il ‘progresso’ non esiste!

Ma soprattutto il ‘resort’ offriva lezioni, impartite da un tale Marc Mességué, su “una rivoluzionaria, eppure antichissima filosofia di benessere”: chissà se questa filosofia non sia quella buona per dare identità al PD.

Carne sintetica a Bruxelles

Non ho mai fatto previsioni di alcun genere né, essendo uno storico, mi ha mai attratto la professione di vacinatore o di cartomante.

Ma il ‘progresso’ della scienza ora mi obbliga ad abbandonare questo atteggiamento prudente. Mi sento di potere affermare con una certa sicurezza che, dopo che sulle nostre tavole la scienza imbandisce già piatti a base di vacche sintetiche, sicuramente nei nostri letti infilerà ‘bambole di carne sintetica’ – magari fabbricate con le cellule staminali di qualche sexinfluencer –  in sostituzione di quelle di gomma gonfiabili.

E poi dicono che il progresso non esiste!

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