Carceri italiane verso il collasso: “400 nuovi detenuti al mese”

Entro l'anno le carceri italiane potrebbero arrivare al collasso: l'allarme lanciato dal segretario generale del sindacato Polizia Penitenziaria, Aldo Di Giacomo

StrettoWeb

Ai 400 detenuti in più al mese nelle carceri italiane, di cui ha parlato lo stesso capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Giovanni Russo, bisogna aggiungere che, per effetto del cosiddetto decreto Caivano, solo in meno di due del 2024, sono già 500 i minori detenuti. Sono numeri che proiettati nel corso dell’anno porteranno gli istituti penitenziari al collasso“. E’ quanto dichiarato dal segretario generale del S.PP. – sindacato Polizia Penitenziaria – Aldo Di Giacomo.

Non possono essere certamente gli accordi che il Governo Italiano dovrebbe realizzare con Albania e Romania per rimpatriare i detenuti albanesi e rumeni – aggiunge Di Giacomo – a risolvere il drammatico problema del sovraffollamento che si ripercuote pesantemente sul personale penitenziario. E a proposito delle assunzioni di nuovo personale penitenziario annunciate a giorni alterne siamo a numeri talmente ridotti che non riescono nemmeno a sostituire pensionamenti e prepensionamenti“.

Ci preoccupa inoltre la situazione degli istituti per minori perché non può certamente essere la carcerazione dei ragazzi la soluzione per affrontare fenomeni, tra i quali l’affiliazione da giovanissimi a camorra, ‘ndrangheta, mafia, le baby gang, molto complessi e riferiti al disagio giovanile. L’attuale sistema carcerario per minori non solo non serve a nulla, anzi si rivela una sorta di scuola per delinquere con il 90% di chi entra si avvia verso una ‘carriera criminale’ passando come stadio successivo immediato al carcere normale. Il 70% dei ragazzi entra per custodia cautelare, con una permanenza media di poco superiore ai 100 giorni. Aprire portoni e celle degli istituti per minori equivale a consegnare la ‘patente’ a vita di criminali a centinaia di ragazzi. Per noi – dice il segretario S.PP. – le misure da mettere in campo sono differenti. Ed è troppo facile estendere la platea di minori perseguibili“.

“Il primo problema è infrastrutturale oltre che di personale. Tra le priorità è necessario pensare agli istituti per minori per potenziarne il ruolo effettivo di rieducazione oltre all’adeguamento delle strutture carcerarie esistenti, fatiscenti e vetuste“, precisa. “Dopo il fallimento della cosiddetta ‘riforma Cartabia’ e quello che accade nelle carceri – dice Di Giacomo – Ministro e Parlamento devono caricarsi anche l’impegno di cambiare gli istituti per minori. L’obiettivo centrale da raggiungere è quello di far diventare visibili i circa 400 detenuti di età sino a 24 anni di età negli istituti che un magistrato esperto che guida la procura minorile di Milano da anni, il dottor Ciro Cascone, con linguaggio molto efficace, definisce ‘invisibili’“.

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