Le ultime vicende che tengono banco a Reggio Calabria vedono una sorta di unanime sollevazione popolare contro il Sindaco Giuseppe Falcomatà e il proprietario de “La Fenice Amaranto” Nino Ballarino: i tifosi della (fu) Reggina si sono stancati delle sconfitte e umiliazioni che la squadra sta continuando a subire nei Dilettanti anche nel girone di ritorno, quando la società aveva preannunciato una sorta di “remuntada” promettendo fuoco e fiamme continuando a raccontare la solita manfrina dei risultati negativi di inizio anno per colpa del ritardo di preparazione e costruzione della squadra. E invece il Sant’Agata di Militello ha vinto sia all’andata che al ritorno. Il San Luca ha pareggiato sia all’andata che al ritorno. Il Trapani ha fatto 31 punti in più e 45 gol in più e senza la vittoria a tavolino la Fenice sarebbe sesta e fuori persino dagli inutili playoff.
I cittadini, contestualmente, non sopportano più gli atteggiamenti del Sindaco Falcomatà che ha toccato il fondo sulle piste ciclabili: non potendo difendere in alcun modo l’ennesimo pasticcio della sua Amministrazione, ha provato maldestramente a ribaltare la situazione accusando non si sa chi per un progetto voluto, deciso e approvato dalla sua Giunta. Falcomatà, in un delirante video in cui sembra la sua controfigura che fa opposizione a se stesso, ha auspicato addirittura provvedimenti “civili, penali e amministrativi” contro la sua stessa Amministrazione, e pochi giorni dopo il suo fidato vice Brunetti ha addirittura detto “sappiamo chi sono i colpevoli, ma non diremo i nomi“. Significherebbe autodenunciarsi. Questo atteggiamento si è rivelato un boomerang e la cittadinanza esprime enorme insofferenza.
Mai come negli ultimi giorni abbiamo ricevuto presso la nostra casella di posta elettronica una quantità enorme di lettere, riflessioni e considerazioni dei lettori cittadini imbufaliti per le inefficienze dell’Amministrazione Comunale su ogni fronte, mentre i tifosi della (fu) Reggina ci scrivono sempre più arrabbiati per l’andamento totalmente fallimentare di questa società scelta proprio dall’Amministrazione Comunale che ad inizio settembre l’ha preferita, in modo molto controverso, alla cordata più forte guidata da Stefano Bandecchi accompagnato al 50% da un gruppo di imprenditori reggini che già soltanto loro singolarmente erano molto più facoltosi e affezionati ai colori amaranto rispetto alla Fenice del catanese.
Potrebbe sembrare strano oggi leggere su StrettoWeb una posizione che non vuole certo essere una difesa di Falcomatà e Ballarino, ma comunque li assolve parzialmente dalle loro responsabilità: il Sindaco non ha assunto il potere con la forza, e l’imprenditore etneo non ha rubato la (fu) Reggina a qualche altro. A mettere Falcomatà a Palazzo San Giorgio e Ballarino al Sant’Agata sono stati, a furor di popolo, i reggini. E allora noi oggi ci chiediamo, e vi chiediamo: che cosa volete? Li avete voluti, a lungo li avete difesi, e adesso ve li tenete! Chi sbaglia paga, e si assume la responsabilità dei propri errori: la verità è che Reggio Calabria – ahinoi – merita Falcomatà e Ballarino.
Il Sindaco è stato rieletto nel 2020 dopo che aveva già dimostrato per sei lunghi anni di non essere in grado di amministrare la città. I candidati erano nove, di tutti i colori e di tutti i partiti: destra, sinistra, centro, uomini, donne, gay. La città ha scelto il peggiore. L’unico di cui aveva la certezza che non poteva governare bene, perchè aveva già ampiamente e palesemente fallito. Oggi ha dilaniato persino il suo partito: dopo Angela Martino, anche Rocco Albanese è uscito allo scoperto addirittura abbandonando il Pd e riversando parole durissime nei confronti del primo cittadino.
Poi, l’anno scorso, Reggio ha dimostrato il peggio di sé proprio sulla Reggina: mentre Saladini consumava il disastro che faceva scomparire dal calcio la gloriosa società amaranto, i tifosi si accanivano contro StrettoWeb che era una delle rare eccezioni che in quei mesi drammatici (da giugno ad agosto) aveva il coraggio di dire la verità mentre la gente considerava il lametino “un genio della finanza“, dava per certa la riammissione – forte delle consulenze legali del cugino e dello zio – e preferiva credere ai comunicati stampa di quel gran fenomeno anziché ai giornalisti reggini che tentavano di aprire gli occhi sulla reale situazione. Fatto sta che per ripartire dalla serie D un gruppo di imprenditori reggini e un consigliere comunale delegato allo sport erano riusciti a mettere insieme una cordata molto forte, guidata da un multi miliardario come Bandecchi appunto e sostenuta al 50% da un gruppo di imprenditori reggini che anche da soli avevano un fatturato enormemente superiore a quello di Ballarino, sconosciuto fino a quel giorno.
Inoltre quella cordata aveva già arruolato dirigenti tecnici innamorati di Reggio come Taibi e Belardi, un allenatore come Pazienza e una squadra di altissimo livello con calciatori di serie B che dal giorno dopo sarebbero stati in città pronti a scendere in campo senza rinvii e lagne sul ritardo di preparazione perchè loro avevano fatto la domanda al bando consapevoli di tutta la situazione. Non c’è alcuna ombra di dubbio che quella squadra oggi starebbe quantomeno lottando alla pari con il Trapani, trascinando l’entusiasmo di una città nell’immediato ritorno al professionismo. E anche se Bandecchi avesse mollato dopo la prima promozione (ma tutti sanno che non lo avrebbe fatto), ci sarebbero stati comunque gli imprenditori reggini a dare continuità ad un progetto solido e valido. Invece i tifosi alla vigilia della scelta dell’allora sindaco f.f. Brunetti si sono schierati – con un durissimo comunicato – contro Bandecchi e la cordata di Taibi, Belardi e degli imprenditori reggini, e hanno successivamente sposato la scelta di Ballarino. Oltre tremila abbonati, la convinzione che quei personaggi (Ballarino e Brunetti) avrebbero onorato gli impegni assunti nonostante l’evidenza dei fatti, e adesso – solo adesso dopo sei mesi – si scatena la rabbia di chi ci aveva creduto e ci era cascato. E invece la Fenice aveva già tradito tutte le promesse già nei giorni immediatamente successivi all’assegnazione del bando.
Come sarebbe andata a finire era chiarissimo, e infatti noi lo avevamo scritto in tempi non sospetti. Per questo oggi non abbiamo più cosa dire a Falcomatà e a Ballarino: chi erano e cosa avrebbero combinato lo avevamo scritto quando era giusto aprire gli occhi alla città. Che però ha preferito farsi del male da sola (come spesso capita, per poi prendersela ad ogni occasione con un fantomatico e inesistente nemico esterno, un cosentino, un catanzarese, un governo centrale o una FIGC di turno!). E invece come al solito tutti i problemi della città sono nelle sue viscere, dentro se stessa.
Reggio si merita Falcomatà e Ballarino: li ha voluti, li ha scelti, li ha persino difesi quando qualcuno si permetteva di far notare i pasticci che stavano combinando. E adesso Reggio se li tiene, Falcomatà e Ballarino. A tempo indeterminato: il Sindaco chiede al suo partito e al parlamento di cambiare le leggi repubblicane e per la prima volta consentire ai Sindaci di avere il terzo mandato. Una proposta da grande statista totalmente disinteressato, ovviamente. Fate una manifestazione di piazza per sostenere la riforma del terzo mandato, così potete votare di nuovo Falcomatà e tenervelo Sindaco finché morte non vi separi.
E Ballarino è ancora all’inizio dei “dieci anni di serie D” che Brunetti ha promesso alla città: “meglio dieci anni di D, ma con dignità” diceva a chi contestava la scelta della Fenice. E adesso ve li fate tutti: questo è solo l’inizio di un inferno che avete voluto voi.