Elezioni Regionali Sardegna, l’analisi del voto: di clamorosa c’è solo la tenuta del Centro/Destra, i motivi

Elezioni Regionali Sardegna, l'analisi del voto: tra i disastri di Solinas ed un candidato presidente "indigesto", Pd-M5S avrebbero dovuto vincere con una percentuale più alta. Nell'opinione pubblica c'è ancora una forte spinta sul Centro/Destra

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Alessandra Todde sicuramente ha dimostrato di essere una donna capace che ha saputo battersi con grinta e determinazione (la sua storia è eloquente, è una professionista affermata che ha lavorato in tutto il mondo) e meritatamente è presidente della Regione Sardegna. Sicuramente l’asse Pd – M5S non avrebbe potuto scegliere un candidato migliore per capacità e legame con i territori.

Detto ciò, passata la sbronza del voto dopo uno spoglio infinito, è utile analizzare il risultato delle elezioni regionali in Sardegna in maniera approfondita e non superficiale, andando oltre l’inconfutabile banalità della vittoria del centrosinistra. Ok, ma come bisogna leggere questo risultato? Un’altra banalità doverosa da ribadire in premessa è che il Centro/Destra ha commesso tanti errori che gli hanno impedito di ottenere una vittoria che sarebbe stata una storica impresa. Perché storica impresa?

Perché mai, dal 2004 in poi con l’elezione diretta dei presidenti di Regione, lo stesso schieramento politico ha vinto due volte consecutive. In Sardegna vige la regola ferrea dell’alternanza democratica. Infatti, Soru, Cappellacci, Pagliaru, Solinas e Todde fanno parte, alternativamente, di Centro/Sinistra e Centro/Destra, Centro/Sinistra e Centro/Destra e così via, che si sono sempre alternati al governo della Regione. Mai un’area politica ha vinto due volte consecutive. E questa occasione ha confermato la regola. Quindi, per essere precisi, era quasi scontato che vincesse la candidata di Pd – M5S, in base al principio dell’alternanza democratica.

Anzi, Pd e M5S avrebbero dovuto vincere con un margine più ampio (la differenza tra Todde e Truzzu è stata di soli 3 mila voti, pari allo 0,3% dei consensi! significa che con 1.500 voti che passano da una coalizione all’altra – lo 0,15% – il risultato si sarebbe ribaltato!) alla luce dei disastri di Solinas negli ultimi 5 anni e con un candidato presidente “indigesto” alla “sua” Cagliari (lì è sindaco).

Alla luce di questi dati, in condizioni normali il Centro/Destra avrebbe preso una mazzata clamorosa. E invece ha sfiorato la vittoria, superato il 48,7% di preferenze nelle liste e raggiunto il 45% nel candidato. E’ evidente che, al momento, nell’opinione pubblica c’è una forte spinta sul Centro/Destra, anche in Sardegna, tale da trainare la coalizione a sfiorare un’impresa storica appunto.

Per andare più nel tecnico. Le liste del Centro/Destra sfiorano il 49%, mentre quelli del Centro/Sinistra arrivano al 41%: determinante è stato il voto disgiunto (preparato a tavolino? C’è di mezzo la Lega?). In sostanza a Truzzu bastavano la metà dei voti della candidata Chessa, quarta con l’1% pari a 7 mila voti totali, per essere vincente

Differenze di voti tra Solinas e Truzzu? Quest’ultimo ha preso solo 30 mila voti in meno con un’affluenza che, 5 anni fa, fu più alta.

I voti del 2024 ai presidenti

  • Alessandra Todde – 330.619 (45,3%)
  • Paolo Truzzu – 327.695 (45%)
  • Renato Soru – 63.021 (8,7%)
  • Lucia Chessa – 7.147 (1%)

I voti del 2019 ai presidenti

  • Solinas (Centrodestra) – 364.059 (47,79%)
  • Zedda (Centrosinistra) – 250.797 (32,92%)
  • Desogus (M5S) – 85.342 (11,20%)

Le liste

Il Pd ha preso il 13,8% con 94.393 voti, mentre cinque anni fa alle Regionali in Sardegna, seppur perdendo, prese il 13,5% con 96.235 voti (affluenza più alta). Da rimarcare che, il presidente è del M5S, e ciò non fa altro che favorire Conte.

Incredibile, invece, il dato di Fratelli d’Italia: è passata dal 4,7% a sfiorare il 14%. Mentre la Lega è crollata e Forza Italia si mantiene sui livelli di 5 anni fa. Insomma, non un grande trionfo per l’area che ha vinto le elezioni che si ritrova a governare una regione complessa, spaccata a metà nei consensi, con tante aspettative.

Il comunicato di Meloni, Salvini e Tajani

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