“Evviva Falcomatà, abbasso Ciccio Cozza”

Reggio Calabria, la città al contrario: si è persa la lucidità e non sappiamo più distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato

StrettoWeb

A Reggio Calabria non sappiamo più cosa è giusto e cosa è sbagliato, non sappiamo più distinguere tra verità e bugia. Anzi, precisiamo: c’è chi ha ancora la forza per non perdere lucidità e riesce a scindere i due opposti; tanti altri invece ci sono finiti dentro, mischiandoli. Ed è un casino. Un vortice. A Reggio Calabria praticamente siamo finiti dentro un mescolatore.

C’è un Sindaco, Falcomatà, che fa “auto-opposizione”, criticando un qualcosa progettato dalla sua stessa Amministrazione e su cui avrebbe dovuto vigilare. C’è una parte di città che lamenta la mancanza di turismo, ma che ha il coraggio di criticare il recente arrivo di Ryanair. E ancora c’è una parte di città, forse sempre la stessa, che lamenta l’isolamento di Reggio e il mancato sviluppo in termini di collegamenti e infrastrutture, ma che poi critica opere come il Ponte sullo Stretto, “legame” indissolubile per Alta Velocità e SS 106 (ce lo hanno spiegato in tutti i modi che sono complementari e che le ultime due non saranno realizzate senza la prima).

Pensavamo di averle viste tutte. E invece no. Perché a Reggio Calabria siamo anche bravi ad elogiare il primo che passa, sconosciuto, nonostante le scottanti esperienze precedenti, ma poi proviamo indifferenza verso chi Reggio e la Reggina la ama e l’ha amata veramente. E se poi lo fa notare ci arrabbiamo pure, insultandolo come se il passato non contasse.

Reggio Calabria, dove si ragiona “al contrario”

Ciccio Cozza si è sentito deluso. E non sentenziamo sulla sua scelta. Poteva evitare di esternarlo? E perché mai? Ferito, non si è nascosto. E chi lo conosce sa che non ha peli sulla lingua. Questa vicenda, tuttavia, non ci meraviglia. Avrebbe potuto meravigliarci qualche mese fa, qualche anno fa. Non oggi, periodo in cui ormai a Reggio Calabria si ragiona al contrario. Lo fa la città, lo fa una parte di tifoseria. Solo una cosa ha sbagliato, Ciccio: pensare che l’indifferenza sia dovuta al suo schieramento “pro-Fenice”. L’ha criticata, all’inizio, poi ha cambiato idea. Legittimo, democratico. Ma la Curva Sud non ha mostrato disinteresse nei suoi confronti per questo motivo, dal momento che il tifo organizzato la sua scelta l’ha presa – e anche nettamente – a settembre, il giorno prima della decisione di Brunetti. Poi qualcuno si è allontanato, qualcun altro si è distaccato, ma è finito tutto a tarallucci e vino.

Le giravolte intorno al povero Pippo Inzaghi

Si è persa la lucidità, dicevamo. Lo scorso anno è stata messa in dubbio l’onestà di un tizio, dalle parti dello Stretto. Si dice – e si scrive – abbia giocato da attaccante, abbia vinto delle Champions League (di cui una da protagonista, con una doppietta in finale) e un Mondiale; si vocifera abbia segnato qualche gol. A Reggio Calabria è stata messa in dubbio l’onestà di un mito: Pippo Inzaghi. A un certo punto il problema era lui, a dispetto di una proprietà che invece conoscevamo da pochi mesi. Poi il dietrofront. Ma era un segnale, lo dovevamo capire.

Oggi, circa un anno dopo, c’è una spaccatura all’interno della stessa tifoseria reggina. Roba mai vista, a nostra memoria. Ma è il risultato di una ferita sempre più profonda e che negli ultimi anni non si è ricomposta, ma solo rattoppata, così da provocare un’emorragia ancora più grande al nuovo allarme. L’esito di mesi logoranti in cui ormai va bene tutto e non va bene niente; in cui oggi va bene e domani no; in cui ci si esalta per le piccole cose e non si pretende un cambiamento, in ogni ambito.

Sguazzare nel dilettantismo e criticare chi ha reso grande la storia: fatto!

Da tempo scriviamo che Reggio Calabria sia una città da Serie D e che la gente sia ormai abituata ad assuefarsi a questa dimensione. Scriviamo anche che il calcio, di conseguenza, non possa offrire altro che la Serie D. Ma, in mezzo a chi sguazza nel dilettantismo, c’è anche chi prova ancora un sussulto d’orgoglio e vuole gridare al mondo la sua volontà di cambiamento. Non giustificando lo scempio di questi anni ed esaltando la grande mossa di un politico non reggino nel rilanciare quella che non è la sua città. Ma, soprattutto, non provando indifferenza verso chi ha contribuito a scrivere tante delle pagine più importanti della storia della Reggina, lontane dal dilettantismo e vicine alla massima ambizione di una città e una tifoseria di provincia che sognava in grande. Perché allora c’erano grandi uomini che il dilettantismo lo schifavano.

Comprendici, Ciccio. Speriamo solo che questo periodi duri il meno possibile. Viviamo talmente tanto “al contrario” che ormai ci manca solo di leggere lo slogan “Evviva Falcomatà, abbasso Ciccio Cozza”.

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