“Vi insegno come si uccide scansandosi il carcere”

Il titolo di un manuale tutto italiano che ha trovato il suo culmine nello youtuber che ha ucciso un bambino di 5 anni alla guida di un Suv Lamborghini a noleggio

StrettoWeb

In un periodo in cui si discute di Fleximan, e di limiti a 30 all’ora per evitare incidenti mortali, in Italia, in quella stessa Italia, un giovane youtuber, per fare i “big likes” (come piace dire a loro), affitta un Suv Lamborghini, uccide un bambino di 5 anni e se la cava con un patteggiamento di 4 anni e 4 mesi. Anzi, udite udite, non farà neanche il carcere! Avete capito bene. Matteo Di Pietro è il 20enne che lo scorso giugno si mise alla guida di un macchinone, a noleggio, guidandolo per ore e ore senza sosta insieme ai suoi amici del canale Theborderline.

L’obiettivo? Boh, ancora non si è capito. Però la genti li guardava, e più visualizzazioni fai e più guadagni. E allora a 20 anni siamo su un macchinone, riprendiamo tutto con lo smartphone e poi roviniamo la vita a una povera famiglia. Sì, perché a perderci le penne fu un bambino di 5 anni, che si trovava all’interno di una Smart a Casalpalocco con mamma e sorellina, entrambe ferite. Così se n’è andata una vita. Per un video su Youtube, per il puro gusto di fare i “likes”. E così, nell’Italia dei 30 all’ora (ma adesso), nell’Italia degli influencer indagati per truffa, si può anche scansare il carcere per un omicidio. Matteo Di Pietro non farà neanche un giorno di carcere.

Le parole del legale di Matteo Di Pietro

“Di Pietro non andrà in carcere. Credo che questa sia una condanna in linea che sono le finalità del nostro ordinamento, di rieducazione, di risocializzazione proprie della sanzione penale. Nessuna condanna può mitigare il grave lutto, la grave perdita”. E’ quanto afferma il suo legale difensore, l’Avvocato Antonella Benveduti. Matteo Di Pietro ha fatto dichiarazioni spontanee al gip ed ha “espresso le sue scuse, il suo dolore. Ha riconosciuto nuovamente la sua responsabilità, come aveva già fatto nell’interrogatorio e ha espresso anche il suo desiderio di impegnarsi in futuro in progetti che riguardano la sicurezza stradale. Quindi un suo impegno sociale che lui stesso ha definito come ‘obiettivo sociale”.

L’Italia dei poeti e degli scienziati è diventata l’Italia di influencer e youtuber: qualcosa si è inceppato

In poche parole, in poche righe, la sintesi del perfetto manuale italiano. Il titolo? “Vi insegno come si uccide scansandosi il carcere”. Bastano poche scuse, il pentimento, la volontà di impegnarsi nel sociale in futuro e il gioco è fatto. Questo è l’esempio perfetto che si può lanciare ai giovani. Perché l’Italia che oggi è dei Ferragni, degli influencer, degli youtuber, fino a un po’ di tempo fa era l’Italia dei poeti, degli scrittori, degli scienziati, era l’Italia dei geni con la mente e con la penna. Poi qualcosa si deve essere inceppato. E’ bastato un cellulare, i social network, le visualizzazioni e i “mi piace”.

La colpa non è di Matteo. No. La colpa è della società che ha eretto a miti quelli che in realtà erano falsi d’autore. Della società che ha inculcato l’idea che si possano fare soldi facili con due video sui social e solo qualche ora di lavoro. Della società che – Matteo non è il primo caso – ha perseguitato i deboli e ha faticato coi forti, in un corto circuito giudiziario sempre più ricco di falle, come la questione Olindo e Rosa insegna.

Ma ora cosa spiegheranno alla madre di quel bambino di 5 anni? Quali alibi, scuse, giustificazioni? Come farà, lei, a spiegare all’altra figlia che il mondo lì fuori è sudore, sacrificio, ambizione. E che l’Italia è e rimane quella di poeti, scrittori e scienziati. Non di certo di chi cerca di distogliere la realtà.

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