Caro Sindaco,
avrei voluto scriverle una lettera. Un’altra lettera. Uso il condizionale passato non per caso. Avevo in mente una missiva da giorni, ma il troppo lavoro me lo ha impedito. Avrei voluto chiederle tante belle cose. Ma, pensandoci bene, non lo faccio più. Neanche il tempo di formulare un pensiero che, ecco, succede quello che mai avrei pensato. Anzi, che speravo non accadesse. E’ stato capace di compiere un clamoroso autogol, spostando in negativo le attenzioni su di lei. Ora che si poteva davvero rinascere, mettere una riga, resettare. Ora che si poteva davvero parlare di terzo tempo. Perché, sa, è fortunato lei, caro Sindaco. Ha ricevuto un assist incredibile e invitante, pur senza il suo apporto. Così incredibile e invitante che non può lasciarselo sfuggire.
E lei che fa? Si inventa un video social dove si auto-critica, dove accusa persone che lei stesso ha scelto, dove si dice quasi all’oscuro di fatti e situazioni su cui avrebbe dovuto vigilare, che avrebbe dovuto conoscere. E allora sa che c’è? Che non mi va di approfondire. E, sinceramente, mi dispiace.
Avrei volentieri deposto, almeno questa volta, “l’ascia di guerra” di un giornalista che quotidianamente denuncia le malefatte di una città che è caduta più in basso di quanto non potesse. Di un giornalista che la critica spesso, quasi sempre, e anche in maniera secca e diretta. Ma lo fa per stimolare la comunità, e forse anche lei. Lo fa perché attraverso i fatti si può portare a conoscenza la città di quella che è la situazione, così che se ne possa avere contezza.
Lo sa cosa avrei voluto scrivere, caro Sindaco? Avrei voluto parlare di cose belle, finalmente. Non di buche, rifiuti, cantieri aperti da anni ecc. Avrei voluto dire la mia sulla situazione Ryanair. Mi sarebbe piaciuto “proporle” (parolone, io che non sono nessuno) qualche idea su come alimentare il turismo e non perdere questa grande opportunità.
Attraverso l’aiuto e il confronto con gli imprenditori, con i politici di Messina e della Sicilia orientale, coi Sindaci della provincia. Per far rinascere le strutture ricettive che da anni lavorano ormai solo due settimane ad agosto. Per far sì che i ristoratori siano costretti ad assumere personale che parli la lingua inglese, come si fa nelle grandi città (qui da noi, da anni, ormai non è neanche necessario l’italiano, basta il dialetto).
Per far di tutto affinché chi arrivi non veda, già prima dell’atterraggio, le orrende immagini dei chilometri di spazzatura di alcune aree di Reggio, da nord a sud. Per far sì che ci si potesse confrontare sul tema caro dei collegamenti, in attesa delle grandi infrastrutture nazionali, per far conoscere una città che non è solo Duomo, Bronzi e Lungomare, ma è tanto altro, nell’esteso Comune da Bocale e Catona e nell’estesa provincia. Per far sì, ancora, che i turisti si possano attrarre non solo per le bellezze da far conoscere, ma anche per grandi eventi, magari organizzati senza le figuracce commesse a Natale. Per far sì, insomma, che Ryanair rimanga colpita e da qui non se ne vada mai. Lo avrei fatto da amante della mia città, da cittadino, non da giornalista. Umilmente, senza pretese e senza preconcetti.
Ho deciso di non farlo, almeno per il momento. Mi sembra tutto fuori luogo. Parlare di un argomento così importante mentre è sommerso dalle critiche (giustamente) per un harakiri clamoroso. Ho un dubbio, che mi assale, una paura. Qualche giorno fa scrivevo che “Reggio Calabria ora non ha più alibi”, a partire da lei e finendo all’ultimo dei cittadini. Non vorrei che qualche alibi già si stia cominciando a costruire. Chiudo dunque chiedendole: lei è davvero pronto per questa sfida? E’ vero che la programmazione non è il suo forte, ma ci sono ancora due mesi di tempo per fare le cose per bene. E’ la sua ultima grande occasione. Sono due anni cruciali, questi, spartiacque. Non getti tutto alle ortiche. Non sprechi un’azione che – calcisticamente parlando – può valere il gol decisivo per la vittoria del campionato. E magari, se sarà bravo, la lettera che non ho mai scritto la scriverò davvero.