Padre Fedele, il monaco-ultrà che sogna “il Cosenza in Serie A”

L'intervista a Padre Fedele, lo storico monaco-ultrà del Cosenza che non ha mai perso la sua passione per i rossoblu

StrettoWeb

Manca sempre meno alla festa dei 110 anni del Cosenza. Appuntamento questa sera alle ore 18.30: celebrazioni e poi partita contro la Sampdoria. Lo stadio “San Vito-Marulla” indosserà uno dei suoi vestiti migliori: al momento si contano quasi 14 mila spettatori, vicinissimi al record dell’anno passato, che di questo passo verrà superato (gli oltre 14 mila dello scorso maggio contro il Cagliari). C’è ancora tempo fino a pomeriggio per incrementarlo. Per l’occasione la squadra indosserà una maglia speciale dei 110 anni, con sfondo rosso e richiami blu con la scritta “110”.

Tra i presenti allo stadio potrebbe esserci un tifoso speciale, il monaco-ultrà dal cuore rossoblu Padre Fedele. Intervistato da Gazzetta del Sud, si è detto entusiasta del momento: “ultimamente comincio ad avvertire qualche acciacco, ma se la salute me lo permetterà presenzierò certamente da quella che considero la mia casa, ovvero la curva Sud ‘Bergamini'”.

Padre Fedele ha 86 anni e la data di oggi assume diversi significati: “come tifoso storico, mi provoca emozioni contrastanti. Da un lato riempie il mio cuore di infinita gioia, dall’altra però affiora un po’ di nostalgia. Alla mia età, sono giunto a fare un consuntivo sulla vita trascorsa in curva. Io mi sento un ultrà, da sempre. E sono tantissimi quelli che ho visto crescere in questi anni e ai quali mi legano ricordi meravigliosi, vissuti sia in casa sia in trasferta. La nostra azione sportiva è stata un motivo per far conoscere la nostra terra e la Calabria più in generale. Tutto ciò mi rende enormemente orgoglioso perché abbiamo portato ovunque i nostri colori, i colori di una città intera”.

Calcio come veicolo di aggregazione sociale: parola di Padre Fedele. “Nella mia mente restano marchiati a fuoco i due raduni nazionali del mondo ultrà, due incontri rimasti nella storia. Ho vissuto la mia vita insieme ai giovani. Tantissimi dei quali mi hanno seguito durante le mie missioni in Africa. Ecco, con me non hanno certamente vissuto ambienti nobili, hanno visto la povertà. Ho fatto vedere loro come si può essere ugualmente ricchi di gioia. Ho sempre visto il calcio come un interessante veicolo d’aggregazione e integrazione sociale. Lo sport è uno strumento potentissimo per trasmettere questi valori”.

Padre Fedele: “sulla morte di Bergamini non è stato detto tutto”

Parlando di Curva Sud Bergamini, il monaco torna su quell’episodio: “sono molto amareggiato perché sulla sua morte non è stato detto tutto. Quella tragica serata l’ho vissuta in prima persona. Sono stato il primo ad arrivare a Roseto Capo Spulico vivendo ore di grande sconforto e sgomento”.

In ultimo Padre Fedele chiude con due suoi sogni, desideri. “Ho ancora due aspirazioni nella vita. Voglio vivere ancora per vedere il Cosenza in Serie A e poi morire tra i lebbrosi. La seconda è fattibile, d’altronde dopo Pasqua tornerò in Madagascar per rifocillare di medicinali ed altre cose i poliambulatori che abbiamo creato. Tornerò più “agguerrito” che mai per dare il mio piccolo contributo. La prima dipende da tanti fattori. Io comunque ci spero perché non è né impossibile né troppo difficile”.

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