No, Reggio Calabria non è diventata all’improvviso più bella e accogliente. Non è diventata pulita e profumata, ricca di turisti, con una politica locale funzionale e con eventi internazionali un giorno sì e l’altro pure. No, niente di tutto questo, purtroppo. Certo, la speranza è che lo diventi, ma se qualcosa si muove non è per opera e virtù dello Spirito Santo, non è per chissà quale miracolo divino, ma semplicemente perché qualcuno si è mosso e ha alzato il fondoschiena dalla sedia, coi fatti, anziché lamentarsi e produrre inutili chiacchiere.
Il riferimento è all’arrivo di due colossi internazionali nella città dello Stretto come Ryainar e Ikea. La prima avrà una base all’Aeroporto “Tito Minniti”, nonché otto voli previsti (quattro nazionali e quattro internazionali); la seconda ha aperto ufficialmente ieri un piccolo punto vendita – un Plan & Order – all’interno del centro commerciale Porto Bolaro. Dunque, un grosso brand irlandese e uno svedese arrivano in città.
Bella notizia, senza dubbio. Anche entusiasmante. Ma non pensiamo che magicamente Reggio Calabria si sia svegliata e due grosse società abbiano deciso di investirci così, per ciò che offre il territorio. Se è accaduto – e cioè se Ryainar e Ikea hanno deciso di investire a Reggio Calabria – è esclusivamente per merito di (poche) persone di buona volontà. Sia chiaro: iniziative personali, di politici e privati, in contrasto con le idee di una città che va avanti anziché indietro.
Due situazioni ben distinte e separate, per i personaggi e il contesto, ma nella comune idea che in determinate circostanze le cose bisogna guadagnarsele. Non arrivano da sole, insomma. Proprio per questo, perché si tratta di due vicende differenti, bisogna fare degli importanti distinguo. Ad accomunarle il fatto che sia una casualità: Ryanair e Ikea non arrivano perché è la città ad attrarle, ma per alcune politiche aziendali di sviluppo che vanno a incrociarsi con l’impegno di alcuni singoli.
Di chi sono i meriti di Ryanair a Reggio Calabria
Analizziamo il primo caso: Ryanair. L’arrivo di Ryanair a Reggio Calabria ha un nome e un cognome: Roberto Occhiuto, con l’importante supporto di Francesco Cannizzaro. Occhiuto, un Presidente di Regione cosentino che ha compreso le grandi potenzialità dell’area dello Stretto e che con una mossa superlativa ha portato la compagnia al “Tito Minniti”. Lo ha fatto però dentro un contesto decisamente più ampio, che comprendesse tutta la Calabria e la presenza di Ryanair e EasyJet negli scali di Lamezia e Crotone. Anche perché è impossibile pensare (guardando i numeri degli Aeroporti nel 2023) che un colosso come quello irlandese potesse investire sul turismo a Reggio Calabria, se il turismo non c’è. E’ scomparso, non esiste. Dallo Stretto, negli ultimi dieci anni, i turisti non arrivano e anzi ad andare via sono pure i reggini.
L’Aeroporto “Tito Minniti”, dopo il grande incremento nei primi dieci anni del Duemila, con voli internazionali e record di passeggeri e turisti, nei successivi dieci ha avuto un’involuzione paurosa, rischiando anche di chiudere. Se dunque Ryanair è arrivata così, oggi, all’improvviso, è frutto dei contatti, dei rapporti, delle interlocuzioni di chi fa politica mettendoci la faccia, rischiando, parlando, rassicurando.
Il bello arriverà dopo. Proprio quella politica locale, fino ad oggi incapace di muoversi nei fronti più importanti, dovrà sfruttare il grande assist della Regione – più volte criticata – per avviare una sinergia che possa permettere a Ryanair di restare e non di andare via alla fine del contratto. Sempre con la consapevolezza che, se il colosso irlandese è arrivato, è stato perché qualcuno lo ha “tirato per la giacchetta”. Non il contrario. Ma per quello c’è ancora tempo. Dal Ponte sullo Stretto al Museo del Mare, da SS 106 e Alta Velocità, le infrastrutture sono il futuro e ciò che può permettere a Reggio Calabria di vivere di luce propria, nei prossimi anni, se solo quella stessa politica si muove come chi si è mosso per Ryanair. E per Ikea.
Perché Ikea è arrivata a Reggio Calabria
Sì, arriviamo a Ikea. In questo caso a muoversi non è stata la politica, ma l’imprenditoria. Porto Bolaro, Giuseppe Falduto, per intendersi. Giusta una precisazione, senza voler togliere dei meriti a chi di dovere: Ikea arriva a Reggio Calabria semplicemente per la sua nuova strategia di sviluppo, fondata sui piccoli punti vendita nelle città con bacini d’utenza minori rispetto a quelli delle grandi metropoli, in cui la società svedese ha investito con i veri e propri centri commerciali (i più vicini a Catania e a Baronissi, Salerno). In parole povere: Reggio e in generale la Calabria non hanno un bacino d’utenza tale da far pensare a Ikea l’idea di un investimento importante e con un grande centro commerciale.
Dunque, se Ikea arriva a Reggio Calabria, è innanzitutto perché vuole investire più “in profondità”, entrando nei territori più piccoli ma con dei semplici punti vendita “Plan & Order”. Certo, poi subentra l’impegno personale di un singolo, di un imprenditore, che ha approfittato di questa strategia per portare Ikea dentro il centro commerciale.
Reggio Calabria non è (ancora) attrattiva, però…
Questo cosa significa? Significa che Reggio Calabria non è attrattiva. Continua a non esserlo, ancora. Insomma, non è cambiato nulla, ahi noi, rispetto a prima. L’arrivo di questi due colossi è un caso. Isolato. Sparuto. Frutto dell’iniziativa di alcuni personaggi, singoli, che nulla hanno a che fare con l’idea politica condivisa di crescita della città. Né Occhiuto e né Falduto, in pratica, sono Sindaci, Assessori o personalità attive e importanti che si impegnano nell’ottica di crescita della città che avrebbe anche potuto portare, in futuro, importanti brand internazionali.
L’arrivo di Ryanair e di Ikea non è legato a una strategia di sviluppo portata avanti dalla politica locale. No, è un semplice caso. Reggio Calabria continua ad essere una città morente, spenta e rassegnata, ma non del tutto apatica, non nella volontà e nelle capacità di chi – in questa città – vuole ancora lasciare il segno. E’ il momento in cui le cose, per guadagnarle, si devono andare a prendere con la forza. E poi tutto vien da sé, se solo si volesse…