16 marzo 1990: la mafia uccide Emanuele Piazza. L’omicidio scoperto da Falcone

Emanuele Piazza è uno dei tanti nomi che ad oggi ricordiamo come “vittima della mafia”: il tema di una studentessa di Crotone

StrettoWeb

Il 16 marzo del 1990 scompare dalla propria abitazione di Palermo in località Sferracavallo il poliziotto Emanuele Piazza; il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani intende ricordarlo attraverso l’elaborato della studentessa Mariapia Costa della classe III sez. G del liceo scientifico Filolao di Crotone.

Emanuele Piazza è uno dei tanti nomi che ad oggi ricordiamo come “vittima della mafia”. Ci troviamo a Palermo, una città diversa da come siamo abituati a vederla oggi, fatta di corruzione, omertà e fuoco. Emanuele era figlio di un avvocato e collaboratore del Sisde, esperto nel suo lavoro.

Il 16 marzo 1990 di Emanuele si persero completamente le tracce, di lui non si seppe nulla per sette mesi fino a quando l’ex Giudice Falcone riuscì a ricavare qualche informazione. Solo dopo tanto tempo riuscì a ricostruire la vicenda: la mafia di San Lorenzo aveva scoperto il ruolo di Emanuele e decise di eliminarlo. Il “traditore” in questione era un amico di Emanuele che lo consegnò con l’inganno in mano alla mafia.

Emanuele fu prima strangolato e infine sciolto nell’acido. Ad oggi sono passati 34 anni, Emanuele sarebbe un signore di sessant’anni, con una moglie dei figli e magari anche dei nipoti, ma tutto ciò gli è stato negato da persone senza cuore che uccidono persone innocenti. È importante ricordare i nomi delle vittime della mafia come il suo per non scordarci mai dove la mafia può arrivare ossia uccidere persone oneste che cercano solo di fare il loro lavoro con onestà”.

Ricordiamo oggi la figura di Emanuele Piazza insieme a tutti coloro che credono nel valore della legalità, come presupposto fondamentale per la libertà; attraverso la sua storia e la sua vita spesa al servizio dello Stato, ci sentiamo di essere vicini a tutti coloro che oggi ancora lottano per gli ideali di giustizia e ancora portano avanti il suo sogno di coesione sociale e rispetto per la legge.

Il CNDDU invita nuovamente gli studenti e i docenti ad aderire al progetto #inostristudentiraccontanoimartiridellalegalità. Gli elaborati possono essere segnalati al CNDDU che li renderà visibili sui propri canali social (email: coordinamentodirittiumani@gmail.com)

Ogni volta che inizio il mio corso chiedo ai miei studenti di spiegare che cos’è la legalità e mi sono reso conto sempre di più che per loro la legalità è un modo di vivere, non è una somma di regole…” (Nando Dalla Chiesa)

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